Voci dal Jeiom 2021: a Verona i milanesi di Jemp
Le tre giornate del Jeiom 2021, a Verona dall’8 al 10 ottobre, sono state occasione di incontro fra le Junior Enterprise italiane e di crescita per gli oltre 200 associati presenti. Abbiamo raccolto le voci dei ragazzi di Jemp, Junior Enterprise Milano Politecnico.
Partecipare al Jeiom di Verona è un’esperienza che permette agli studenti di conoscersi tra loro e interagire con le aziende partner. «È stata un’occasione per assistere a workshop interessanti, capire come le altre JE si organizzano internamente, fare networking e trovare così nuovi contatti utili per il futuro» ci raccontano gli studenti del JEMP, la Junior Enterprise del Politecnico di Milano. Abbiamo intercettato Tecla Filippi, Alessia Marchesi, Andrea Terlizzi, Lorenzo Mainetti e Giuseppe Fazio negli spazi del Silos di Ponente, fra una conferenza e l’altra.
“Branding Yourself“, il tema di quest’anno, ha fatto discutere circa il suo significato. Per Alessia Marchesi «”brandizzare” te stesso significa valorizzarsi offrendo la tua versione migliore al pubblico». Ha inoltre spiegato che non è qualcosa di immediato da acquisire, bensì qualcosa che si sviluppa con il tempo lavorando sulle proprie qualità, poiché «quando progetti qualcosa, è importante avere uno stile personale per essere riconoscibili e unici, tanto nel prodotto che offri quanto nell’immagine che ti rappresenta».
Il Jeiom però non è soltanto un luogo di incontro e scambio, ma anche una palestra di vita in cui crescere e migliorarsi. «Rispetto alla me di 3 anni fa, sono cambiata totalmente» racconta Tecla Filippi, «non solo la mia autostima è aumentata, ma dal punto di vista professionale essere parte di una Junior Enterprise mi sta aiutando a capire cosa mi piacerebbe fare in futuro e quale direzione prendere. In una parola: conoscermi».
Inoltre, gli studenti concordano nell’affermare che l’essere circondati per tre giorni consecutivi da persone nuove è molto stimolante sia a livello creativo, sia a livello professionale. «In poco tempo si imparano tantissime soft skill che in università non si hanno la possibilità di sviluppare» spiega Lorenzo Mainetti. «Apprendere queste nuove competenze trasversali» aggiunge, «è molto importante per essere più competitivi nel mondo del lavoro».
Far parte di una Junior Enterprise dà inoltre la possibilità di mettersi in gioco e cimentarsi continuamente in cose nuove spingendosi sempre di più oltre i propri limiti crescendo e diventando persone migliori. Andrea Terlizzi, studente di ingegneria meccanica, commenta che «nonostante il background e le aspirazioni di ognuno, c’è sempre da imparare qualcosa di nuovo che possa servire per il futuro: chi studia ingegneria, informatica o design ad esempio, all’interno della JE ha la possibilità di approcciarsi per la prima volta ad ambiti lontani dal proprio percorso di studi come può esserlo il mondo delle HR, o quello del marketing».