Vita da studente fuori sede
L’esperienza di Michael M., al secondo anno di Scienze Giuridiche
Articolo comparso nella sezione “Backstage” del nº 46 di Pass Magazine
di Emanuela Raimondi e Carla Raso
Sempre più giovani decidono di abbandonare la comfort zone della casa natale per inseguire i propri sogni e realizzare i propri progetti. Carenza di sedi universitarie nelle proprie città, desiderio di frequentare corsi di studio specifici o semplice voglia di autonomia, molti sono i fattori che spingono i giovani allo status di studenti fuori sede.
Questo mese abbiamo chiesto a Michael M., studente alto-atesino di madre lingua tedesca al secondo anno di Scienze giuridiche, di raccontarci la sua esperienza.
Quando hai deciso di allontanarti dalla tua famiglia e cosa ti ha spinto a fare questa scelta?
Mi sono allontanato da casa già alle scuole medie e sono stato in collegio a Bressanone per 8 anni. Questo distacco mi ha reso più semplice il trasferirmi per l’università. A differenza dei miei amici che sono andati a studiare in Austria, io volevo rimanere in Italia per imparare meglio l’italiano. Dopo aver visitato altri atenei, anche molto prestigiosi, la mia scelta è ricaduta su Verona. Ho capito subito che l’ambiente universitario e la città in sé erano i più adatti alla mia personalità.
Pensi di tornare nel tuo paese di origine in futuro?
Adesso sono al secondo anno di Scienze giuridiche e sono molto soddisfatto della mia scelta. Spero di continuare gli studi in un paese anglofono, per avere una conoscenza completa di tre lingue e maggiori opportunità in futuro. Non so ancora se le mie scelte mi porteranno a lavorare nella mia città natale. La laurea in Italia mi servirà sicuramente nel caso dovessi trovare un’opportunità d’impiego nell’amministrazione pubblica.
Cosa hai imparato da studente fuori sede e quali difficoltà hai riscontrato?
Ho imparato ad organizzare la mia vita e il mio tempo da solo. Al primo anno non è stato semplice adattarmi. Sicuramente studiare in Austria o in Germania come i miei vecchi compagni sarebbe stata una scelta più facile, ma volevo essere indipendente e nonostante gli ostacoli non mi sono lasciato abbattere. In più, se avessi scelto un ateneo vicino a casa, non avrei vissuto la vita universitaria al 100% con i suoi pro e contro.
Pro e contro della vita dello studente fuori sede | |
3 ASPETTI POSITIVI | 3 ASPETTI NEGATIVI |
Essere indipendente. | Ha i suoi costi. |
Organizzare il tempo come si vuole. | È difficile restare in contatto con i vecchi amici, data la lontananza e gli impegni. |
Cucinare quando e quello che si vuole. | Tempi lunghi per raggiungere casa nel fine settimana con i mezzi pubblici. |
Abiti in una residenza universitaria o hai preso una stanza in affitto?
Vivo in un appartamento insieme ad altri studenti italiani e ho preferito scegliere una stanza singola. Spesso ho bisogno di studiare ad alta voce, per mettere in pratica la lingua e imparare i termini tecnici del mio settore. Anche se sono italiano, la mia cultura è tedesca e ho un modo di ragionare differente dai miei coetanei di madrelingua italiana. A volte a casa con i miei coinquilini non è stato facile abituarmi e adattarmi.
Cosa ti piace e cosa non ti piace dell’ateneo veronese?
È più organizzato di quanto pensassi, ma a volte le aule in cui abbiamo lezione sono troppo piccole. Penso che l’edificio del dipartimento di Scienze giuridiche di via Montanari sia pensato per un numero inferiore di studenti. Spesso siamo costretti a seguire le lezioni in piedi o seduti per terra, ma ne vale comunque la pena. Trovo che il sito web dell’università sia ben organizzato, anche per quanto riguarda la parte burocratica.
Hai qualche consiglio da dare ad uno studente fuori sede alle prime armi?
Consiglio di parlare con più gente possibile e raccogliere ogni tipo di informazione, anche dai social. I gruppi Facebook per me sono stati fondamentali. Suggerisco, inoltre, di abitare in zone centrali in modo da poter vivere la città al meglio.
Raccontaci un episodio particolare che hai vissuto da quando sei a Verona.
Lo scorso anno, appena arrivato a Verona, sono andato a mangiare fuori con dei compagni di corso e uno di loro ha tagliato gli spaghetti con il coltello. Gli italiani di solito sono dei cultori della pasta e vedere una cosa del genere mi ha stranito. Probabilmente se lo avessi fatto io mi avrebbero preso in giro.