Vestiti all’opera: le creazioni di Matteo Corsi
Questa settimana la rubrica di moda di Pass Magazine ha intervistato per voi Matteo Corsi, un giovane veronese che si occupa di progettazione e realizzazione di costumi teatrali, con uno sguardo anche alla sostenibilità.
Com’è nato l’interesse per il costume e la scenografia?
Da piccolo la mia ricorrenza preferita era il Carnevale, perché rimanevo affascinato dai vari costumi. A un certo punto ho iniziato a crearmeli da solo. Da adolescente ho scoperto il mondo del teatro, che fin da subito mi ha appassionato e così ho deciso di intraprendere un percorso di studi in scenografia.
Come progetti le tue creazioni?
Alla base dei miei progetti c’è una lunga ricerca iconografica. L’ispirazione può arrivare anche dalle cose più comuni: i luoghi che frequento, le immagini sulle riviste o dallo stile delle persone che incontro. Poi arriva il momento di progettare i modelli: io sono molto legato al tradizionale disegno su carta, ma i modelli li riproduco lo stesso anche in digitale. Infine vado alla ricerca dei materiali e dei tessuti da utilizzare, anche in questo caso mi faccio ispirare dalle cose più banali.
Dal tuo profilo Instagram abbiamo visto che realizzi costumi molto particolari partendo anche da materiali non convenzionali e di riuso
Progetto i miei lavori utilizzando gli oggetti più svariati come: spugne, deragnatori, gomma piuma, colla, fascette da elettricista, strutture delle lampade. La mia ultima produzione è stato uno shooting a tema primitivo, in cui ho ideato costumi, accessori e parrucche impiegando tessuti naturali trattati con caffè, orzo, soia e bitume liquido. Per quanto riguarda le fascette elettriche, le ho incastrate tra di loro per formare delle gorgiere. Con le strutture delle lampade invece, ho creato dei cappelli.
Quali sono i modelli a cui ti ispiri?
Per quanto riguarda la moda e il design un mio modello di riferimento è sicuramente Vivienne Westwood. Inoltre mi affascina molto lo stile di Iris Apfel, estremamente teatrale, alla quale mi sono ispirato per creare anche un personaggio di una commedia, caratterizzato dalla presenza di molti accessori e colori sgargianti. Per il teatro invece mi piacciono molto Hugo De Ana, Stefano Poda e Gianluca Falaschi.
Come ti fa sentire realizzare i tuoi progetti?
In ogni mio progetto ci metto molta passione e dedizione. Ogni volta che creo qualcosa di nuovo mi sento veramente forte: percepisco un’adrenalina che mi spinge a dare sempre il meglio di me e che mi permette di non abbattermi di fronte alle difficoltà. Quando mi sento così, non mi accorgo nemmeno dello scorrere del tempo, in fin dei conti aspiro a diventare in futuro uno scenografo e costumista, in particolare per l’opera. Inoltre, ritengo che sia fondamentale avere una formazione il più completa possibile, a 360 gradi. Per questo oltre agli studi in scenografia, ho seguito un corso di trucco teatrale e attualmente frequento il conservatorio.
Articolo a cura di Annachiara Bartocci e Dumitru Ciutac