Verona è bella anche per gli Erasmus
L’esperienza di Elsa e Philipp, studenti stranieri nel nostro ateneo
Articolo comparso nella sezione “Ateneo” del nº 46 di Pass Magazine
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di Michele Calamaio
“Once Erasmus, forever Erasmus“. Il trentesimo anniversario del progetto europeo Erasmus+ è stato celebrato a giugno dalla Commissione Europea con il lancio di un’applicazione per smartphone e in tutta Europa con un ricco programma di incontri e conferenze. Pass Magazine vuole partecipare alle celebrazioni, avendo raccontato più volte, sia in passato che su questo numero, l’esperienza dei nostri colleghi oltre i confini nazionali. Tuttavia in queste pagine non parleremo di studenti veronesi in partenza, bensì della prospettiva opposta, quella dell’arrivo, della paura per il nuovo, della lingua straniera che non si conosce, delle crisi pre-partenza, quella che porta a dire prima o poi “L’Erasmus non lo puoi raccontare. Lo devi provare. Lo devi vivere”.
Per approfondire questa nuova “visuale culturale” abbiamo intervistato due ragazzi Erasmus che, rispettivamente dalla Germania e dal Messico, sono partiti alla scoperta della cultura italiana, del mondo veronese e della dimensione educativa dell’università: Philipp Zambelli e Elsa Angélica Canedo Valdés.
Com’è la vita universitaria nei vostri paesi d’origine?
P: «L’Universität Bayreuth, università della mia città natale, mi ha da sempre offerto tante garanzie nonostante le piccole dimensioni: è un campus a misura di studente, dove tutte le facoltà sono raggruppate in un unico grande ambiente circolare, facilitando le relazioni sociali tra gli studenti».
E: «La mia vita quotidiana nell’ambito universitario in Messico è fantastica: ci svegliamo presto (le lezioni iniziano alle 7:00, ndr) e ciò che mi invoglia tutti i giorni allo sforzo di alzarmi così presto è la vicinanza al mare, che rende il paesaggio ancora più suggestivo. La Universidad Veracruzana, nella città di Veracruz, infatti, può anche essere piccola, ma è circondata dal verde, dalla natura, cambiando totalmente la prospettiva di una piccola cittadina messicana».
Quali erano le vostre prospettive prima di arrivare a Verona? Come immaginavate questa esperienza?
P: «Devo ammettere che all’inizio avevo paura: una nuova lingua, nuove persone, nuove abitudini. Tuttavia ho iniziato a seguire i corsi al CLA che mi hanno permesso di migliorare, così come la conoscenza dei nuovi colleghi di università ha contribuito a rendere tutto più facile. Ora l’ambiente che si è creato è quello della solidarietà massima e non potevo augurarmi di meglio».
E: «Non avevo un’idea precisa all’inizio, ma ero sicura di una cosa: sarebbe stata l’esperienza più bella della mia vita. L’arte classica, unita all’architettura antica degli edifici, mi entusiasmava moltissimo e non vedevo l’ora di confrontarmi con i miei futuri colleghi per scoprire la bellezza della differenza culturale».
Pianificate di fare un altro Erasmus in futuro? Raccomandereste la città di Verona?
P: «La città di Verona è bellissima e non aspetterò altro che tornare a casa e ricordare ai miei amici tedeschi la sua bellezza. Magari in futuro ritornerò qui per fare il dottorato e un avvocato, anche se ci penserò su più di una volta prima di capire definitivamente se avrò voglia davvero di un altro Erasmus».
E: «Io inviterei tutti a fare un Erasmus a Verona perché è perfetta: è strategica per viaggiare, è piena di storia e di arte, puoi camminare a qualsiasi orario con tutta la sicurezza del mondo, e il melting pot che si viene a creare con altri studenti stranieri ti permette di imparare ulteriori culture, oltre a quella italiana. Infine si, rifarei decisamente un altro Erasmus se ci sarà la possibilità, perché…
“L’Erasmus non lo puoi raccontare. Lo devi provare. Lo devi vivere”.
Foto di Andrea Pistillo.
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