Verona 2022: una sfida a tre. Il prologo (parte 2)

Flavio Tosi, Damiano Tommasi, Federico Sboarina
Flavio Tosi, Damiano Tommasi, Federico Sboarina
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Verona 2022, un prologo complesso

Questa è la parte 2 del “prologo” verso Verona 2022, ovvero le prossime elezioni amministrative in città.

Nella parte 1 abbiamo ripercorso a grandi linee le amministrazioni che si sono succedute dagli anni Novanta a oggi, con il mandato in scadenza di Federico Sboarina.

«La situazione degli schieramenti politici scaligeri interni al centrodestra è oggi molto complessa, l’immagine di uno “stallo alla messicana” è forse riduttiva». Questa non è una citazione a qualcuno, ma l’attacco che avevo preparato per questo articolo. Che avevo preparato per tempo, ma ho dovuto riscrivere praticamente da capo vista la notizia arrivata proprio oggi: la Lega sosterrà Federico Sboarina anche alle prossime elezioni.

Il quadro della situazione a Palazzo Barbieri

Federico Sboarina è stato eletto nel 2017 come candidato civico della lista “Battiti per Verona Domani”, con il sostegno dei partiti nazionali Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia, insieme ad altre liste civiche.

Già Battiti per Verona Domani è un primo tetris: si tratta della fusione a livello consiliare di Battiti per Verona, il gruppo vicino al sindaco, e Verona Domani, potente movimento civico, con ramificazioni anche in provincia, capitanato dal presidente del Consorzio Zai Matteo Gasparato e da quello del gruppo Agsm Aim Stefano Casali.

Queste sono due fondamentali aziende partecipate dal Comune di Verona: le nomine dei presidenti sono una delle partite più importanti – e da sempre merce di scambio – per un sindaco. Quando si parla di “poltrone”, ecco, quelle sono poltrone molto significative.

Il gruppo consiliare Battiti per Verona Domani ha vissuto fasi alterne in questi cinque anni. Presentatosi unito alle elezioni del 2017, si è poi diviso in consiglio comunale, creando due gruppi autonomi, e nuovamente riunificato un anno fa.

Palazzo Barbieri, municipio del Comune di Verona
Palazzo Barbieri, municipio del Comune di Verona

Come già accennato nella parte 1, punto di svolta per l’amministrazione cittadina e il rapporto con i partiti è stata l’adesione del sindaco Sboarina a Fratelli d’Italia, in grande crescita a Verona.

Tutto ciò avveniva pochi giorni dopo il nemmeno troppo velato sostegno di Matteo Salvini in persona, arrivato in piazza Bra per un incontro con i militanti della Lega e una serata in Arena. Immaginate come si sono sentiti i leghisti guardando le foto di Giorgia Meloni con Federico Sboarina.

Il rapporto tra sindaco e alleati d’altro canto non è mai sembrato idilliaco. Figuriamoci nell’ultimo anno. Oltre alle prove di forza con la Lega, c’è il caso Forza Italia, uscita dalla maggioranza a metà mandato. I consiglieri che oggi siedono nel gruppo “Forza Italia” non sono in sintonia con la segreteria provinciale del partito, che ha rinnegato Sboarina e – pochi giorni fa – ha annunciato un avvicinamento a Flavio Tosi in vista delle elezioni. Per ora si parla di “dialogo”, ma la direzione sembra essere segnata.

Certo, era il segreto di Pulcinella. Il consigliere regionale di Forza Italia Alberto Bozza, sostenuto da Tosi in campagna elettorale, è un tosiano doc. Già suo assessore, e sempre rimasto al suo fianco in consiglio comunale.

Definiti (quasi) gli schieramenti

L’annuncio che si era fatto attendere, lanciato oggi sulla prima pagina dell’Arena, è il via libera della Lega alla ricandidatura di Sboarina. In cambio, sembra, sul piatto ci sarebbero vicesindaco e mezza giunta (come già è oggi), importanti poltrone nelle aziende partecipate e blindatura della Lega sul candidato del 2027.

Si profila quindi una partita a tre, seppure nulla sia scolpito nella roccia, e non mancheranno altri candidati espressi da gruppi civici o partiti “minori”. 

  • Il sindaco uscente Federico Sboarina, sostenuto da Fratelli d’Italia, Lega e le civiche Battiti per Verona e Verona Domani.
  • L’ex sindaco Flavio Tosi, sostenuto dai gruppi civici a lui fedeli e da Forza Italia.
  • Il candidato indipendente Damiano Tommasi, sostenuto da un centrosinistra ampio formato da Partito Democratico, Verona in Comune e Sinistra Italiana, Traguardi, Azione, Più Europa, Europa Verde, Volt, Psi, Demos.

Tre aspiranti per i due posti al ballottaggio, dove tutto può succedere. Sembra difficile che qualcuno del tre possa conquistare la vittoria al primo turno, considerando la minoranza del centrosinistra a Verona e la frammentazione del centrodestra fra Sboarina e Tosi.

Non abbiamo ancora parlato del centrosinistra

La singolarità risiede proprio nella compattezza del centrosinistra intorno alla figura di Damiano Tommasi. Amato come calciatore, stimato come presidente dell’Associazione italiana calciatori e ammirato come fondatore di una scuola innovativa, Tommasi sembra essere la figura esterna alla politica – ma nient’affatto populista – in grado di risollevare le sorti del centrosinistra scaligero.

La critica che arriva dagli avversari di solito ha questi toni: “Brava persona, ma inesperto di politica“. “Anima candida” era il suo soprannome da calciatore. Non gli si può certo obiettare, d’altro canto, che non sia una persona concreta e seria, seppure l’amministrazione di una città sia molto distante dalla presidenza del sindacato dei calciatori. Che però non è neanche la presidenza dell’FC Scapoli&Ammogliati.

Poco filtra, per ora, dei programmi di Tommasi. Che però sembra siano in fase di definizione avanzata, costruiti sulla base di undici tavoli di lavoro composti da esponenti delle diverse forze che lo sostengono.

Damiano Tommasi
Damiano Tommasi, foto dalla sua pagina Facebook

Flavio Tosi è stato il primo a esplicitare la propria candidatura e i cartelloni tappezzano la città almeno da Natale scorso. La sua campagna in breve: quello che ha fatto Sboarina è sbagliato, e se è giusto allora l’avevo preparato io durante il mio mandato e lui l’ha fatto in ritardo. Ah, Sboarina fu assessore di Tosi.

Per Sboarina la campagna parte dalla posizione di forza di essere sindaco, e quindi poter fare inaugurazioni, conferenze stampa e annunci dall’alto di Palazzo Barbieri. Sul piano morale pesano le stoccate periodiche di Paolo Berizzi e della sinistra sui legami con le destre estreme e l’ambiente della Curva dell’Hellas.

Il giornalista di La Repubblica ha da poco pubblicato il libro “È gradita la camicia nera”. Sottotitolo: “Verona, la città laboratorio dell’estrema destra tra l’Italia e l’Europa”. Nel quale tira in ballo anche l’attuale sindaco, oltre a esporre i legami della politica e delle istituzioni cittadine con gli ambienti estremisti.

Altri temi caldi della campagna elettorale, che colpiscono la pancia degli elettori, sono quello tradizionale della sicurezza e l’ambientalismo spesso incarnato dal “non tagliate quell’albero“.

Partite fondamentali per il futuro della città sono le scelte urbanistiche e le strategie da costruire su asset fondamentali quali aeroporto, fiera, aziende partecipate. Il rilancio turistico e culturale della città. E poi i temi legati alla viabilità e al trasporto pubblico: fare o non fare un traforo delle Torricelle, se sì come? E poi il padre di tutte le questioni viabilistiche di Verona: il filobus. Che è diventato una barzelletta, per come è stato gestito negli ultimi 30 anni. Il classico disastro all’italiana. Ma questa è un’altra storia.

LEGGI ANCHE: Verona 2022: verso le elezioni. Il prologo (parte 1)

Alessandro Bonfante

Direttore editoriale di Pass Magazine da ottobre 2017, in redazione dal 2014. Laureato in lingue per il commercio e laureando alla magistrale di editoria e giornalismo.

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