Università, rappresentanza, Verona: intervista a Marta Rostello
Marta Rostello è una rappresentante degli studenti dell’Università di Verona, eletta alle ultime votazioni nel Cda dell’ateneo con la lista Oltre. L’abbiamo intervistata per fare il punto della situazione. In fondo alla pagina c’è anche l’intervista in versione video.
Come è iniziato il tuo percorso nella rappresentanza?
Un’amica all’università aveva iniziato a guardarsi attorno e mi ha presentato Elena Zumerle. Era il 2018, il mio primo anno di università, e ho iniziato anch’io a interessarmi. Studio giurisprudenza, il mio primo mandato è stato nel Collegio didattico di Scienze giuridiche, con la lista Oltre. Poi nel 2020 sono stata eletta nel Consiglio di amministrazione, e di conseguenza nel Consiglio degli studenti.
Com’è stata l’esperienza da rappresentante fin qui?
Secondo me è fondamentale partire “dal basso”, cioè dal collegio didattico o dal consiglio di dipartimento. Non è facile, perché ti trovi a trattare tutti temi che ti toccano da vicino. È stato molto formativo e utile anche per l’attuale mandato. Ti fa capire i meccanismi che ci sono alla base delle decisioni che poi arrivano negli organi più alti. Sono stata molto contenta del mio primo mandato, e c’è stata grande collaborazione fra rappresentanti.
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Le ultime elezioni sono state molto partecipate, con uno scontro acceso fra Udu e Oltre, sia in campagna elettorale, sia all’inizio del mandato. Come sono oggi i rapporti? C’è ancora un muro contro muro?
Premesso che i consigli fatti a distanza non aiuta a creare legami e conoscersi meglio, rispetto a quanto immaginavo stiamo collaborando di più. Ci sono chiaramente con Udu visioni diverse e conflitti, ma adesso i toni in consiglio sono tranquilli. Non ci siamo dimenticati quello che è successo in passato, ma è meglio lavorare per il bene degli studenti. Sinceramente mi aspettavo di più da Asver [la lista degli specializzandi, ndr]. Non so se abbiano risolto tutti i loro problemi, ma il loro contributo ai consigli è praticamente assente. I rapporti con Asver non sono cattivi, semplicemente non ce ne sono.
La pandemia ha aperto tantissimi temi. Dai problemi con gli alloggi, alla didattica a distanza. Cosa resterà di questo anno all’università?
Penso che la dad debba essere integrativa, pur auspicando un rientro nelle aule. La pandemia, nonostante le difficoltà che ha portato, ha costretto l’università a un salto in avanti dal punto di vista tecnologico. La dad dovrà essere un’opportunità in più per gli studenti che abitano distanti o per gli studenti-lavoratori. Per altri aspetti invece è indispensabile il ritorno alla normalità, per esempio laboratori e tirocini.
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È mancata inoltre la socialità tipica della vita universitaria.
L’università non è solo dare esami e andare a lezione, ma molto di più. E la didattica a distanza questi aspetti li ha completamente annullati.
Quali sono le priorità da affrontare per la componente studentesca?
La pandemia ha portato a una crisi, per cui saranno necessarie molte più borse di studio. Ci sono tantissimi idonei non beneficiari, che aumenteranno nei prossimi anni, bisogna fare fronte a questo problema. Deve essere rafforzato il rapporto fra università e lavoro, potenziando il placement e magari attivando corsi funzionali all’entrata nel mondo del lavoro. Per le sedi in centro, come Scienze giuridiche, c’è un grande problema con i posti auto, servirebbero nuove convenzioni con parcheggi, per esempio.
Poi il tema dell’inclusività. Ci sono ancora molte barriere architettoniche, dalla mancanza di rampe, a porte troppo pesanti, o pulsanti degli ascensori troppo alti per chi si trova in sedia a rotelle. Poi ci sarebbe anche il tema delle persone che si sono laureate a distanza.
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Una tua visione dell’università. Funzionale al mondo del lavoro o più autonoma?
Sicuramente dovrebbe essere più funzionale al mondo del lavoro. Non dico che la teoria vada soppressa, però l’università dovrebbe avvicinarsi di più al mondo del lavoro. Più tirocini e stage.
Cosa diresti a uno studente o una studentessa che si sta per iscrivere all’Università di Verona? Che consiglio daresti per vivere al meglio gli anni che sta per affrontare?
Direi di guardarsi intorno, perché l’università offre molte opportunità. Potrebbero essere di più, potrebbero essere pubblicizzate meglio, ma ce ne sono. Direi di non concentrarsi solo sullo studio, perché l’università è anche molto altro. E di approcciarsi al mondo della rappresentanza.
Per chiudere, cosa pensi di Verona? È una città a misura di giovane, di studente?
Sì. Io sono di Vicenza, che un po’ mi sta stretta. Verona secondo me è la giusta via di mezzo fra città piccola e grande, a misura d’uomo. Offre tante possibilità, ma non è troppo dispersiva. È bellissima.