Una giornata a Univerò
Al polo di Santa Marta, tra il 15 e il 17 ottobre si è tenuto Univerò – il Festival del Placement. Ecco il racconto di una giornata passata tra conferenze e laboratori.
L’esperienza raccontata da Laura Chilla
Questa settimana a Santa Marta si è tenuto Univerò, il Festival del Placement organizzato dall’Esu e dall’Università di Verona. Visto il mio interesse per il settore editoriale e il fascino delle soft skills, nella giornata di mercoledì 16, ho deciso di assistere a due incontri sull’editoria nella mattina e a partecipare a due laboratori su due soft skills nel pomeriggio.
Il primo incontro che ho seguito è stato “Editoria e Digital Humanities: nuove prospettive“. Sono intervenuti dei professionisti per spiegare in quale misura il digitale sta cambiando l’editoria: Daniela Pagani, per Neri Pozza Editore; Andrea Moras, per lo studio editoriale Oltrepagina e Fabio Ferlin, per Marsilio Editori. C’è stato anche un intervento finale della professoressa Anna Bognolo per chiarire le novità del nuovo corso di laurea “Lingue e Culture per l’Editoria e i Media digitali”.
Ciò che è emerso dall’incontro rassicura tutti noi umanisti: nonostante avere delle conoscenze digitali sia fondamentale, è altrettanto importante avere delle solide basi in ambito umanistico. Questi due ambiti coesistonosenza la prevalenza dell’uno sull’altro.
L’altro incontro era invece “Le professioni del libro: distribuzione e promozione editoriale” con relatrici Angela Di Biaso, di Messaggerie, e Francesca Noia, di Edigita. In questo caso, si è vista la differenza tra un approccio più tradizionale, quello di Messaggerie, e uno più rivolto al mondo digitale, quello di Edigita. Al di là delle informazioni tecniche, entrambe le relatrici hanno sottolineato l’importanza del vivere il lavoro come una passione e non come un peso.
I due laboratori a cui ho partecipato erano organizzati invece dalla Cesop e riguardavano due soft skills: il primo sul problem solving e il secondo sulla capacità di collaborare in gruppo e appoggiare gli altri.
I workshop erano suddivisi in quattro momenti: prima una breve spiegazione delle soft skills in generale e di quella che si andava ad analizzare; un gioco in cui si era divisi in due gruppi per “mettere le mani in pasta”; un debriefing in ogni gruppo e, infine, una riflessione collettiva. Nell’ultima parte veniva rispiegata la soft skill in base alle osservazioni che erano scaturite dal gioco.
Nonostante la stanchezza a fine giornata, ritengo utili eventi simili. La possibilità di fare esperienze diverse tra di loro mi ha permesso di arricchirmi sotto diverse prospettive. È appunto questo il punto chiave di Festival come Univerò: la possibilità di scegliere in base ai propri interessi ed esigenze.