UniCares: come stanno gli studenti italiani?

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Un’indagine su quanto gli studi universitari incidono sulla salute

Articolo in anteprima del n°46 di Pass Magazine

di Irene Ferraro

Vi siete mai chiesti quale rapporto esista tra l’essere studente e la vostra salute? È proprio su questo che indaga “UniCares”, progetto volto a misurare il benessere degli universitari. Possono partecipare alla prima fase gli studenti iscritti a corsi triennali, magistrali o specialistici di ogni ateneo italiano, compilando un questionario anonimo che impegna meno di cinque minuti. Circa in 5.000 hanno già risposto a domande riguardanti, tra le altre, il loro approccio all’impegno dello studio e il clima che si respira nelle aule ogni giorno. Tra le dieci università da cui finora sono arrivate il maggior numero di risposte troviamo anche l’Univr. Ne parla a Pass Magazine Fabio Porru, l’ideatore del progetto.

Fabio, presentati ai tuoi colleghi veronesi.

Mi chiamo Fabio Porru e studio medicina all’università di Cagliari. Il mio percorso universitario è stato fortemente influenzato da diverse esperienze all’estero. Durante una di queste, all’Erasmus MC di Rotterdam, son entrato in contatto con il mondo della ricerca e me ne sono innamorato.

In cosa consiste il progetto “UniCares”? Come è nato?   

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Fabio Porru e il prof. Alex Burdorf dell’Erasmus MC di Rotterdam giocano a biliardino durante una pausa, al motto di “Work hard, play hard(er)”

Il progetto nasce dal mio interesse per la sanità pubblica, l’epidemiologia e tutto ciò che riguarda la qualità della vita. A Rotterdam ho studiato il rapporto tra ambiente lavorativo e benessere e come questo incide sulla performance. Una volta tornato a Cagliari, il mio entusiasmo per il tema è stato accolto e indirizzato dal prof. Marcello Campagna, dal dott. Igor Portoghese e dalla dott.ssa Maura Galletta. Hanno inoltre messo a disposizione la loro esperienza anche il prof. Alex Burdorf dell’Erasmus MC di Rotterdam, la prof.sa Ute Bultmann dell’UMCG, e prof. Nico Dragano dell’università di Dusseldorf.

 

Qual è il vostro l’obiettivo?

“UniCares” vuole studiare il benessere psicofisico della popolazione studentesca universitaria. Gli studenti trascorrono un’importante parte della loro vita nell’ambiente accademico, dove crescono dal punto di vista personale e sociale, oltre che professionale. La loro salute, presente e futura, è influenzata da questo ambiente e da questa crescita.

Quanto questo progetto ha a che fare con le tue esperienze all’estero?

I periodi passati in mobilità mi hanno consentito di entrare in contatto con studenti di tutto il mondo e confrontarmi con realtà molto diverse da quella italiana. Ho ottenuto così uno spaccato della situazione in altre università, in particolare sui servizi offerti agli studenti e le strategie realizzate per il loro benessere, il tutto supportato da evidenze scientifiche. Il tema, infatti, non è nuovo nella letteratura scientifica internazionale.

Quanto durerà “UniCares”? Quali sono le prospettive future?

Lavoriamo a questo studio da qualche mese e siamo ad oggi impegnati nella fase 1, necessaria per stabilire degli indicatori relativi agli strumenti adottati anche all’estero. Speriamo di dare il via alla fase 2 a gennaio. Il coinvolgimento di ulteriori università è l’obiettivo futuro primario. In base ai risultati, svilupperemo delle proposte per l’adozione di programmi di promozione della salute psicofisica tra gli studenti universitari.

 

Per domande e curiosità e per restare aggiornati sugli sviluppi del progetto:

 

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Una risposta

  1. 4 Gennaio 2018

    […] #10 – UniCares: come stanno gli studenti italiani? […]

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