Un bambino chiamato Natale: una commovente storia natalizia adatta a grandi e piccini.

Un bambino chiamato Natale
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La redazione di Pass Magazine spera che stiate passando delle buone vacanze e vi suggerisce per questi ultimi giorni di festa la visione di qualche film a tema natalizio diverso dal solito. La nostra prima proposta è un lungometraggio che nel 2021 ha scalato rapidamente la classifica di Netflix nel mese di dicembre. Vi parliamo di Un bambino chiamato Natale, diretto da Gil Kenan, che si ispira all’omonimo libro di Matt Haig.

Il film è strutturato come un racconto a cornice, con una storia dentro un’altra storia. La narrazione comincia il 24 dicembre, alla Vigilia di Natale, con la visita di zia Ruth (interpretata da Maggie Smith) ai suoi tre nipotini, da poco rimasti orfani di madre. L’atmosfera prende subito una piega abbastanza malinconica quando il padre dei tre bambini deve assentarsi per lavoro e li affida quindi alla supervisione della zia. Subito i bambini mettono in chiaro che non hanno alcuna voglia di festeggiare la Vigilia come facevano prima della scomparsa della loro mamma; ma la zia insiste per raccontare loro la storia della vera origine della festa di Natale.

Zia Ruth inizia a raccontare le vicende di un giovane ragazzo chiamato Nikolas, anch’egli rimasto senza madre, impegnato nell’aiutare il papà con le sue faccende da taglialegna, nella loro casetta situata tra le foreste finlandesi. Un giorno, il re di questo regno sperduto, ormai coperto da fredda povertà e malinconia, decide di convocare a corte tutti gli abitanti, compresi il piccolo Nikolas e il padre, per proporre una missione di vitale importanza a chiunque si voglia fare avanti: andare alla ricerca di qualcosa di magico che possa donare speranza ad un popolo triste ormai da troppo tempo. Subito il papà di Nikolas si rende disponibile e accetta la missione, fiducioso di poter riportare un po’ di luce nella loro vita.

Il piccolo Nikolas, però, non ne vuole sapere di rimanere ad aspettare preoccupato il ritorno del padre, quindi decide di partire a sua insaputa per aiutarlo, e per andare a cercare quel magico villaggio degli elfi di cui la mamma tanto gli raccontava, con l’intenzione di riportare un po’ di pace e speranza al regno.

Dopo un lungo viaggio pieno di ostacoli e difficoltà, Nikolas riesce a raggiungere il villaggio incantato di Elfhelm con l’aiuto della renna Blizzard, del suo amico parlante – il topolino Miika – e di una fatina pronta a dire sempre la verità in ogni occasione. Al suo arrivo, però, Nikolas non trova l’allegria e la festosità di cui la madre tanto gli parlava, poiché scopre che gli umani non sono più i benvenuti nel villaggio. Riuscirà il giovane ragazzo a riportare la luce e la speranza che tutti sembrano aver perduto? E soprattutto da dove deriva il soprannome, Natale, con cui sua mamma era abituata a chiamarlo?

Da segnalare è sicuramente la partecipazione di Maggie Smith, o meglio quella che tutti conosciamo come Professoressa McGranitt in Harry Potter. La sua presenza come voce narrante dà sicuramente un tocco favolistico in più a questa storia dai toni reali, ma allo stesso tempo ricca di descrizioni magiche.

Nikolas raggiunge il villaggio incantato di Elfhelm.

Non mancano alcune scene divertenti, come in ogni classico film per ragazzi, ma a dire il vero questo racconto si distingue più per i toni drammatici e profondi che per la sua comicità. I temi, infatti, si rivelano molto più intensi e complessi di quanto possano apparire. Seppur si tratti di un film natalizio, la profondità della tematica del lutto arriva nel cuore dello spettatore, non con oscurità e sofferenza, ma con tenerezza e intimità. Nikolas ha perso sua madre, e il ricordo di questo evento ritorna più volte nel corso del film, ma viene sempre usato, dal giovane ragazzo, come strumento per ricercare speranza e per donare qualcosa di bello ad adulti e bambini; e non è forse questo il significato del Natale?

“Nikolas dimostrò al re che ciò che conta non sono i regali, per quanto meravigliosi. Ciò che conta è quello che rappresentano. Doniamo quello che abbiamo per dimostrare il nostro affetto. E poi tutti insieme ne condividiamo la gioia. E questa gioia può trasformarsi in speranza, di casa in casa, e diffondersi ovunque.”

Articolo di Lucrezia Messina

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