L’azzardo non è un gioco
Continua la collaborazione fra Tocatì, il Festival internazionale dei giochi in strada che sta per invadere Verona a suon di s-cianco, e Università di Verona. Continua, inoltre, la lotta per la consapevolezza sul tema dell’azzardo.
di Rossella Bartolucci
Anche quest’anno il Tocatì, Festival internazionale dei giochi in strada, mette il dito nella piaga dell’azzardo in collaborazione con l’Università di Verona. Il Dipartimento di Diagnostica e Sanità Pubblica riflette ad alta voce con un’ampia platea di ragazzi e ragazze delle scuole superiori di verona e provincia.
Il giorno dedicato sarà domani, giovedì 12 settembre, dalle 8.30 alle 12.30 al Polo Zanotto. Durante la conferenza “L’azzardo non è un gioco“, Cristiano Chiamulera, esperto docente farmacologo, analizzerà le conseguenze neurologiche dell’azzardo che viaggia sul web. Maurizio Fiasco, presidente di Alea (associazione per lo studio del gioco d’azzardo), presenterà i dati che vedono l’Italia primeggiare dove sarebbe bene arrivare ultimi. Infatti, sono stati più di 100 miliardi i soldi bruciati tramite l’azzardo nel 2018 e il 30% dei minorenni vi ha già messo piede. Gianfranco Preverino, prestigiatore professionista, concluderà la mattinata dipanando le trappole dell’azzardo dimostrando ludicamente che alla fine vince sempre il banco.
Noi di Pass, per prepararci a questo incontro, abbiamo deciso proporvi un approfondimento per fare chiarezza sul tema.
Una definizione
Alla voce gioco d’azzardo l’enciclopedia Treccani parla di «attività ludica in cui ricorre il fine di lucro e nella quale la vincita o la perdita è in prevalenza aleatoria, avendovi l’abilità un’importanza trascurabile».
Azzardo deriva dal greco az-zahr che significa dado. Uno dei giochi d’azzardo più antichi è proprio quello dei dadi, come testimonia anche la famosa frase “Alea iacta est”. Il gioco dei dadi era illegale a Roma durante l’impero, ma questo non fermò la passione degli abitanti. Lo stesso imperatore Augusto spesso nomina i dadi nelle sue lettere a Tacito e alla figlia.
Oggi il gioco d’azzardo interessa apparecchi automatici ed elettronici. Può inoltre dare vita a una condizione patologica. La dipendenza consiste nell’incapacità di resistere all’impulso al gioco. Questo porta conseguenze negative sull’individuo stesso, la sua famiglia e le sue attività professionali.
I dati sul gioco d’azzardo
I dati raccolti riportano che la spesa nel gioco è cresciuta da 25 miliardi all’anno nel 2014 a 95 nel 2017. La tabella evidenzia questa crescita esponenziale.
La percentuale di giocatori uomini tra i 15 e 64 anni almeno una volta in un anno sfiora quella di individui tra i 15 e i 19 anni. Molti giovani sono studenti che popolano le scuole e le università italiane.
L’azzardo fra i giovani
L’Ifc (Istituto di fisiologia clinica italiana) ha rilevato che il numero di adolescenti che giocano si può ridurre. Grazie a interventi di sensibilizzazione nelle scuole sono stati rilevati secondo un loro studio del 2014 dei miglioramenti. Il gioco on-line però continua a essere in crescita.
Uno dei problemi principali che anche l’Ifc rileva sono le possibilità di gioco sempre più a portata di mano, o meglio di click. Eroi sportivi nelle pubblicità, edicole sotto casa, calciomercato martellante ed esempi sbagliati di adulti che giocano inducono i giovani a pensare che non ci sia nulla di sbagliato nel tentare la fortuna. Diego Rizzuto, esperto dell’azzardo in Italia, che in passato aveva partecipato al Tocatì, ha dimostrato come l’azzardo sfrutti errori a livello cognitivo e quanto sia necessario capire che ci sono numerose variabili che rendono il gioco accattivante e inducono a pensare che convenga giocare.
Qui l’intervista a Diego Rizzuto al Tocatì 2017.
Le soluzioni
Le soluzioni al problema sono difficili da individuare. Una potrebbe essere informare e raccontare quali dinamiche dell’azzardo sono capaci di stregarci. Due laureati in matematica torinesi ci hanno provato attraverso una serie di conferenze. In queste occasioni dimostravano agli studenti piemontesi come attraverso la matematica si possa fare prevenzione. Sono stati inoltre in alcuni Sert della regione, dimostrando quanto spesso la lingua italiana ci impedisca di comprendere il calcolo delle probabilità.
Hanno messo infine l’accento sulla differenza tra le parole probabile, possibile e impossibile in una mostra sulla matematica del gioco. Il progetto del 2009 consisteva in una mostra-casinò nella quale i visitatori ricevevano delle fiches e con queste potevano giocare alla roulette o a poker con l’unica differenza di essere informati riguardo i rischi e le probabilità di vincita di ogni gioco. (Qui il sito del progetto).