Siz, tipografia e arte: un’esperienza di stage
Quando la stampa diventa più che un semplice processo tecnico.
di Jessica Turato
Articolo comparso nella sezione “Ateneo” del n°51 di Pass Magazine
Questa pagina fa il paio con questa, l’esperienza di stage alla Siz
L’arte della stampa tipografica può sembrare un metodo sorpassato, ma a Verona l’attenzione alla tipografia è ancora alta. Sono molte, infatti, le aziende che cercano di tenere vivo e costante l’interesse per queste tecniche da molti dimenticate.
Tra queste, l’industria grafica SiZ, nata nel 1963 grazie a Domenico Simioni a Campagnola di Zevio, in provincia di Verona. SiZ opera nel settore della stampa offset, sia a livello locale che europeo. Dal 2007, inoltre, ha acquistato la storica stamperia Valdonega di Martino Margenstein, nel tentativo di ampliare il mercato. SiZ è titolare dei font digitali FontVal e di una monotype, a sua volta composta da una fonditrice, da tastiere e una macchina da stampa Heidelberg Stella.
Abbiamo parlato dell’azienda SiZ con Erica Apolloni, addetta all’ufficio prestampa e laureata all’Università degli studi di Verona in Editoria e Giornalismo.
Come è cominciata la tua esperienza alle industrie grafiche SiZ?
Lavoro qui dal giugno del 2017: ho sostituito un collega che avrebbe lasciato di lì a poco il lavoro. Venivo dall’esperienza del Vivaio dell’arte tipografica, che gestivo all’università di Verona. Si tratta di uno stage che permette agli studenti di avvicinarsi a questo mondo. Nell’estate del 2017 mi hanno comunicato che non avrebbero più avuto bisogno di me, così ho cominciato a guardarmi in giro. Un mio conoscente mi ha detto che alle industrie grafiche SiZ cercavano qualcuno nel reparto prestampa.
Deve essere stato un bel salto.
Non lo nego, passare dall’ambiente universitario a un’industria grafica vera è propria è stato impegnativo. Il mondo universitario è come una nuvola in cui si studia e si fa ricerca. Alla SiZ vige la logica aziendale: non sei più un ricercatore, un universitario. Sei un “ingranaggio”, per così dire, che fa parte di qualcosa di più grande, il mondo del lavoro vero.
Come ti sei inserita in un ambiente così diverso?
Alla SiZ, dopo l’acquisto della stamperia Valdonega, vi era il grande desiderio di utilizzare le mie conoscenze tipografiche per stampare a mano e ritrovare l’arte della tipografia. Così ho cercato di convergere le mie abilità con tutto ciò che di nuovo potevo imparare, per adattarmi a tecniche di stampa più moderne.
La tua passione per la tipografia va avanti da diverso tempo.
Ho sviluppato la mia tesi magistrale sulle stamperie tipografiche private di Verona del novecento. In pochissimi sanno che Verona è considerata una vera e propria capitale tipografica, ricca di botteghe e aziende private in cui si stampavano libri composti a mano con le tecniche più disparate, dalla xilografia alla calcografia. Parlando con i proprietari delle botteghe in città, ho scoperto tantissime storie che non si trovano sui libri.
Puoi raccontarmene una?
Ad esempio, la storia dei bambini tipografi di Sant’Andrea di Badia Calavena, in provincia di Verona. Negli anni ‘50 del novecento questi bambini e il loro maestro componevano a mano riviste da vendere in paese. Furono anche contattati da Franco Riva, che chiese loro di illustrare una raccolta di poesie: “Cinque poeti e i bambini”. Il volume conteneva poesie di Sinisgalli, Saba, Ungaretti, Quasimodo e Montale.
Decisamente, qualcosa che non si legge sui libri!
All’università in pochi fanno ricerche per divulgare qualcosa di nuovo, che non sia già stato detto. Con la mia tesi ho cercato di fare qualcosa di diverso, di parlare del metodo di stampa tipografica non solo come un mezzo, ma COME una vera e propria arte.