Thor: Ragnarok stravince al box office ma straperde in sala
Il Dio del Tuono torna con una nuova veste nel diciassettesimo film Marvel
di Francesco Martinuz
Thor: Ragnarok è una mezza delusione, se non qualcosa di peggio. Dopo l’apparizione in team in Avengers: Age of Ultron, il dio del tuono Thor (Chris Hemsworth) ritorna da protagonista assoluto nell’ultima pellicola Marvel a lui dedicata, in sala dal 25 ottobre. Tra i fan dell’Universo Marvel è stata attesa con trepidazione e i dati del botteghino lo dimostrano, visto che una delle Gemme dell’Infinito manca ancora all’appello e lo scontro con Thanos, il Titano Pazzo, si avvicina. Maggio 2018 è dietro l’angolo.
La pellicola diretta da Taika Waititi ammicca nel titolo all’evento catastrofico della mitologia norrena, il Ragnarok, ovvero il crepuscolo degli dei. Iniziamo il nostro viaggio con Thor che sulle note di Immigrant Song dei Led Zeppelin si sbarazza del demone Surtur sconfiggendo lui e le sue armate e ritornando poi su Asgard. Qui smaschera il subdolo Loki (Tom Hiddleston) che si era nel frattempo sostituito a Odino. Il dio cieco, dopo essere stato ipnotizzato dal figlio, è stato infatti spedito dallo stesso in un ospizio sulla Terra per finire poi in Norvegia.
Raggiunto dai due figli, il padre degli dei muore disperdendosi nell’aria e lasciando la scena a Hela (Cate Blanchett), sua figlia maggiore e villain a pieno titolo della pellicola. Thor, ancora scosso dalla morte del padre, scaglia il suo martello, Mjolnir, contro la dea della Morte che lo blocca a mezz’aria e lo riduce in mille pezzi. Dopo lo scudo spezzato di Captain America, è probabile che alla Marvel amino distruggere le armi dei propri eroi. Lo scontro prosegue nel tunnel interdimensionale tra la Terra e Asgard, dal quale vengono sbalzati fuori sia Thor che Loki mentre Hela prende possesso di Asgard al grido di “Make Asgard great again”. La pellicola procede tra battaglie gladiatorie, inseguimenti su astronavi e lupi giganti fino ad approdare alla resa dei conti e al compimento del Ragnarok.
Detto ciò, quante perplessità ha sollevato questo film! Il comparto sceneggiatura ha probabilmente esagerato, rispetto agli standard finora caratterizzanti l’universo Marvel, nel caricaturare i dialoghi e le situazioni narrative. Bisognerebbe erigere un monumento del disonore per gli sceneggiatori che sono riusciti nell’impresa “mitica” di ridicolizzare l’intera produzione. Per capirci: prendete il tono scanzonato e “cialtroneggiante” di Spiderman: Homecoming in cui l’ironia era dispensata con cognizione, elevatelo alla terza e inseritelo in Thor: Ragnarok. L’effetto è decisamente sconfortante e disturbante perché qualsiasi dialogo viene interrotto da una serie di battute che spezzano qualsiasi tensione drammatica, azzerandola. Il risultato è quello di un film in bilico tra una commedia e un action movie sui supereroi. A questa, che pare la tendenza confermata per il futuro, si aggiunge un buco di trama di proporzioni galattiche. I più allenati ricorderanno che Hulk (Mark Ruffalo) era scomparso sulla Terra insieme al Quinjet degli Avengers. Bene, in Thor: Ragnarok scopriamo che Hulk è atterrato su un pianeta ai confini del cosmo attraversando, senza sapere come, l’universo. Abracadabra.