Studenti di russo in ospedale con i bambini
L’iniziativa è di Stefano Aloe. Faranno compagnia ai pazienti stranieri
Di Irene Ferraro
«L’arricchimento umano è di per sé anche uno stimolo linguistico, sono due cose che vanno in parallelo». Con queste parole Stefano Aloe, docente del Dipartimento di lingue e letterature straniere, vuole trasmetterci lo spirito del progetto che in questi mesi sta coinvolgendo gli studenti di lingue del nostro ateneo. A settembre, infatti, è stato stipulato un accordo tra il Dipartimento e l’Azienda ospedaliera veronese che prevede l’inserimento di studenti di russo nel reparto di oncoematologia pediatrica di Borgo Trento. L’obiettivo è fornire un supporto linguistico ai bambini stranieri ricoverati e alle loro famiglie.
Grazie a una convenzione tra ospedale e associazioni italiane e non, sono numerosi i pazienti provenienti da Paesi dell’ex Unione Sovietica che si affidano ai medici veronesi per la cura di gravi patologie. Si tratta di terapie lunghe e complesse, che costringono le famiglie ad allontanarsi dalle proprie case anche per più di un anno. «Al dramma della malattia si aggiunge il disagio linguistico e culturale», spiega il professor Aloe. «Si tratta di persone provenienti perlopiù da piccole cittadine di campagna, che non parlano altre lingue se non la propria. I genitori hanno molta fiducia nei medici, ma vivono in mezzo a dubbi e paure».
Il professor Aloe si è messo in contatto con lo psicologo del reparto, il dottor Pauciullo, su suggerimento di una madre che ha vissuto in prima persona l’esperienza di avere un figlio ricoverato in oncoematologia. Ne è nata una collaborazione che presto porterà in corsia gli studenti univr interessati. Il loro compito sarà quello di intrattenere i giovanissimi pazienti nell’ambiente di gioco messo a disposizione dall’ospedale per le ore in cui non devono affrontare trattamenti medici. In questo modo, i bambini e le famiglie potranno entrare in contatto con persone che parlano la loro lingua e sentirsi più vicini a casa.
La selezione dei partecipanti, in corso questo semestre, è aperta a tutti gli studenti di russo e si basa, oltre che su criteri linguistici, su una valutazione psicologica dello psicologo del reparto. Come sottolinea il professor Aloe «il rischio è di sottovalutare l’impatto emotivo. Si ha a che fare con bimbi sorridenti che in realtà stanno vivendo una fase drammatica della loro esistenza e, purtroppo, non tutti escono da quel reparto per fare ritorno nei propri Paesi». Per questo motivo verranno formati in maniera adeguata dai responsabili del progetto. L’attività degli studenti, inoltre, sarà limitata al tempo libero dei pazienti: non si richiederà loro di affiancare il personale medico nelle stanze.