Studenti-atleti in Univr con Academic Coach
Intervista a Rossella Callovi, responsabile del progetto Academic Coach
Abbiamo intervistato Rossella Callovi, responsabile di Academic Coach. Questo progetto mira a permettere agli studenti-atleti di alto livello di poter proseguire sia il percorso accademico sia quello sportivo. Il progetto è attualmente finalista in una delle tre categorie del premio Madella del Coni.
Rossella, prima di tutto, ci piacerebbe sapere qualcosa in più su di te.
Sono un’ex-studentessa di Verona dove ho conseguito sia il titolo triennale sia quello magistrale in Scienze Motorie. A partire in particolare dall’ultimo anno mi sono interessata al programma di dual degree per studenti-atleti. Questa possibilità di una doppia carriera è stata anche oggetto della mia tesi magistrale, in cui sono partita da una prospettiva europea per arrivare al progetto pilota dell’Università di Verona. Ciò è stato possibile anche alla partecipazione al progetto Erasmus+ for traineeship che si è svolto in parte al CAR di Barcellona e in parte a Londra.
Durante parte della tua carriera accademica, sei stata anche tu una studentessa-atleta. Hai incontrato difficoltà?
Ho dovuto smettere a causa di un infortunio e, quindi, non ho mai partecipato al programma in qualità di studentessa-atleta. Tuttavia, sia io sia alcuni colleghi avevamo notato che qualche volta si era costretti a fare una scelta tra la carriera accademica e quella sportiva. Ciò può essere però una limitazione per chi, una volta finita la carriera sportiva, vuole intraprendere professioni esterne all’ambito sportivo.
La tua esperienza personale ha influito sulla tua scelta di partecipare al progetto Academic Coach?
Anche per via di ciò che avevamo notato io e i miei colleghi, è nata la voglia di riuscire a far sfruttare agli studenti-atleti tutte le loro potenzialità. Alcuni di questi studenti sono, per esempio, inclini all’ambito della ricerca.
Puoi raccontarci com’è nato questo progetto?
È nato grazie alla collaborazione tra tre enti: il Cus, l’Esu e il Comitato Sportivo d’Ateneo. È stato fortemente voluto inoltre dal professor Schena e dalla professoressa Vitali, i fondatori e il cuore scientifico del progetto.
È iniziato con una fase pilota tra aprile e settembre 2017, con due studenti-atleti e due peer tutor. C’è stata poi la partenza del progetto vero e proprio che ha visto un’evoluzione in positivo. Per questa edizione, sono stati scelti infatti 40 studenti-atleti e 40 tutor.
Quali ostacoli sono stati incontrati nello sviluppo del progetto?
La difficoltà principale incontrata all’inizio del progetto è stato far capire che questo programma non mira ad agevolare gli studenti-atleti, ma a permettere loro di usufruire del loro diritto allo studio e di avere una prospettiva e un futuro parallelo al percorso sportivo.
Parliamo del lato pratico. Come si organizza e struttura un progetto che ingloba realtà diverse tra loro (studenti-atleti, studenti tutor, docenti, staff sportivo…)?
C’è prima una selezione dei tutor e degli studenti-atleti. Dopo, si tiene una giornata di formazione in cui si danno delle linee guida ai tutor su come approcciarsi con lo studente-atleta e con le varie figure che gli ruotano intorno. Successivamente, si interfacciano in modo singolo con lo studente-atleta cui sono stati assegnati per stabilire un piano di studi e un programma, anche in base al programma gare. Mantenere un legame con l’università anche quando si è lontani, per lo studente-atleta serve inoltre anche come stimolo psicologico.
Tu e gli altri responsabili avete mai riscontrato dello scetticismo o dei dubbi nei confronti del progetto?
Sì, come dicevo prima, ci sono stati casi simili. È anche vero però che sono stati casi abbastanza rari e che sono serviti anche a noi come possibilità di dialogo per capire le esigenze di tutti.
Obiettivi futuri?
Il primo obiettivo è di riuscire a richiedere il cambio di una data d’esame se lo studente è fisicamente lontano per motivi sportivi. Ovviamente, la data sarebbe concordata anche in base alle esigenze del docente.
Stiamo provando inoltre a introdurre la figura di un fisioterapista che segua questi studenti anche qui a Verona. Altro obiettivo è normare queste pratiche nel regolamento d’Ateneo affinché ci sia maggior chiarezza.
Infine, si stanno stringendo delle partnership con aziende esterne per dare delle borse di studio agli studenti che hanno avuto risultati migliori in entrambi gli ambiti.
Come avete diffuso la conoscenza di questo progetto all’interno dell’ateneo?
L’anno scorso abbiamo registrato un video di un minuto pubblicato su Facebook in cui i migliori dieci in entrambi i campi si raccontavano e il pubblico di Facebook ha votato il suo studente preferito. C’è stata una partecipazione abbastanza ampia ed è stato anche un modo per dare risalto a questi studenti che possono essere un esempio sia per gli altri studenti sia per gli altri atleti.