“Star Wars: Gli ultimi Jedi”, un “Guerre stellari” in stile Marvel

Tempo di lettura: 3 minuti

di Gianmaria Busatta

Trama e Recensione

Tanto tempo fa in una galassia lontana lontana la Resistenza combatte strenuamente contro le forze del Primo Ordine, che tenta di annientarla con ogni mezzo. Nel frattempo Rey giunge da Luke Skywalker, rintanato presso un’isola di un pianeta sperduto nella galassia, e gli consegna la spada laser che gli appartenne.

Rey cerca di persuaderlo a tornare all’azione e riaccendere così la speranza contro il Lato Oscuro della Forza. Tuttavia Luke è riottoso e recalcitrante, convinto che di questa speranza, in fondo, non ci sia bisogno.

Gli ultimi Jedi è l’ottavo capitolo della saga di Guerre Stellari creata da George Lucas e successore di Il risveglio della Forza, che abbiamo visto al cinema due anni fa.

Mentre l’episodio precedente aveva uno scheletro narrativo pressoché identico al primo capitolo, Una nuova speranza, questo Episodio VIII non cerca come modello le opere precedenti, ma propone nuove letture e si apre a scenari che verranno approfonditi in futuro.

I richiami ai capitoli precedenti non mancano e sono riportati in modo mai troppo eccessivo e sempre contestualizzato. Così, da una parte si fa leva sull’effetto nostalgia, riproponendo temi e personaggi già visti ed amati nella trilogia originale, dall’altra si cerca un’innovazione di linguaggio, che si avvicina maggiormente a quello dei cinecomics marvelliani (che, ricordiamo, sono di proprietà della Disney), in cui la narrazione è accompagnata da gag e toni ironici, che qui possono risultare, talvolta, forzati.

La gravitas dei temi della narrazione, che ha da sempre caratterizzato la saga di Star Wars, è assecondata all’intrattenimento. Questo nuovo linguaggio ha la finalità di modernizzare e rivisitare la saga di Star Wars, ma non riesce a non smorzare e, talvolta, dissacrare l’epica e i dogmi della primissima trilogia (sono almeno due i passaggi che faranno storcere il naso agli amanti delle Guerre stellari originali).

Ciò si riscontra soprattutto nei Porg, pennuti dall’espressione infantile, un incrocio tra gabbiani, pinguini e polli, nati più per finalità di marketing che di trama (contesto simile, ma sostanzialmente diverso in Il ritorno dello Jedi per gli orsacchiotti Ewok, che hanno sì un aspetto simpatico, ma almeno svolgono una funzione all’interno della storia).

L’obiettivo di Johnson (che è il regista, ma anche lo sceneggiatore della pellicola) non è quello di rottamare il passato, ma costruire le basi per sviluppi futuri. Scelta che si traduce sia nella forma (cioè, un linguaggio innovativo per la saga) sia nella sostanza: si esplora, infatti, l’essenza della Forza, intesa come dialettica tra bene e male, luce ed ombra, ed equilibrio.

Basta riguardare La vendetta dei Sith (il capitolo III della trilogia prequel) per notare subito un cambio di prospettiva: prima avevamo Anakin (ovvero Darth Vader, ovvero il nonno di Kylo Ren), che dal lato Chiaro passa al lato Oscuro della Forza; poi Kylo, già schierato nel lato Oscuro, e il primo a dover resistere al lato Chiaro. Situazione ben espressa anche grazie alla recitazione di Adam Driver, in grado di rendere il massimo nei momenti più complessi e di maggiore tensione. Funzionano bene anche i nuovi personaggi (intepretati da Benicio del Toro e Kelly Marie Tran).

Nel complesso Gli ultimi Jedi raggiunge livelli visivi spettacolari e mette in scena sequenze d’azione davvero coinvolgenti e dal ritmo incalzante. Peccato che nei 152 minuti di durata il film riesca a decollare solamente dopo la seconda metà.

L’universo di Star Wars ha fatto irruzione nell’immaginario collettivo 40 anni fa e si conferma una saga in grado di giocare nuove carte e di sfruttare ancora il fascino del suo dinamismo. Per il successivo capitolo riponiamo la fiducia in J.J. Abrams affinché conferisca maggior equilibrio tra pathos e intrattenimento, senza correre il rischio di omogeneizzare la sceneggiatura con i blockbuster dei supereroi dei fumetti.

La Valutazione

3,5 stelle di 5

 

Il trailer

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