Raccontare la verità

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Pass Magazine ha seguito per voi la seconda giornata del Festival del Giornalismo 2023, un’iniziativa organizzata dalla testata giornalistica Heraldo Verona.

Oggi 6 maggio 2023 al Polo Santa Marta si è svolta la seconda giornata del Festival del Giornalismo, organizzato da Heraldo Verona.Raccontare la verità” questo il tema che è stato affrontato durante le conferenze di questa mattina.

Dopo una breve presentazione e i ringraziamenti ai partners che sostengono l’iniziativa del Festival, la parola passa a Marta Milani, docente di Pedagogia Generale e Interculturale dell’Università di Verona. Il suo intervento inizia con la proiezione di un estratto dell’episodio “Gomez ha gli occhi verdi” della serie della Famiglia Addams. «Questo filmato rappresenta uno spaccato esemplificativo, di ciò che accade ogni qual volta ci accingiamo a conoscere un frammento di realtà o una persona. Così come è capitato a Gomez, ci dimentichiamo di come la cultura influenzi il nostro condizionamento psichico e la nostra percezione del mondo, arrivando a culturalizzare la realtà che si ha di fronte, a partire dalle nostre chiavi di lettura, che offrono solo un’immagine parziale del mondo» spiega Marta Milani.

La docente ha poi proposto una riflessione sulla parola cultura, che secondo lei è definita da almeno quattro caratteristiche: la cultura è oggettiva ed è formata da tutte le cose positive che sono state prodotte dall’uomo. Ma la cultura è anche soggettiva, perché è liberamente reinterpretata da ciascun individuo. Inoltre è cangiante, in quanto non è qualcosa di rigido e immutabile nel tempo. Forse la caratteristica che sorprende di più è che la cultura è un’appartenenza spesso inconsapevole, per questo bisogna essere coscienti di quanto veniamo influenzati dal mondo circostante e su quali criteri si basa la nostra lettura del reale.

In seguito, l’incontro continua con Monica Andolfatto, del Sindacato dei Giornalisti del Veneto. La relatrice ha spiegato la storia e i principi del Manifesto di Venezia, un documento rivolto ai giornalisti e alle giornaliste per il rispetto e la parità di genere nell’informazione. L’obbiettivo è quello di contrastare ogni forma di violenza e discriminazione attraverso parole e immagini. «Fino al 2012 in Italia la parola femminicidio non era diffusa nei notiziari, nei titoli o negli articoli, per il principio secondo il quale ciò che non si dice, non esiste» ricorda Monica Andolfatto. Molto spesso quando si racconta un episodio di femminicidio, le testate giornalistiche tendono a assumere il punto di vista dell’aggressore e non quello della vittima. «Questa stessa prospettiva però, non viene adottata in tutti gli altri casi: per esempio, se si riporta la notizia di un furto, l’articolo si concentrerà sulla visione di chi ha subito il danno e non su quella del rapinatore» questa la riflessione della docente. Questo cambiamento di prospettiva è dovuto a una sostanziale discriminazione di genere, in cui spesso la parola donna viene connotata con accezioni che non le appartengono: amante, prostituta, sono solo due dei numerosi esempi di discriminazione e di vere e proprie ulteriori forme di violenza, nei confronti delle vittime di femminicidio.

Esempi di un linguaggio discriminatorio

È la volta poi di Laura Nota, professoressa ordinaria di Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione. La docente parla delle tecniche di apprendimento e di comprensione della realtà, al fine di utilizzare e conservare la propria conoscenza e quella altrui. Per un giornalista è fondamentale fare una scelta concettuale, ovvero decidere di quale aspetto della realtà ci si vuole occupare. Lo sviluppo di una coscienza critica permette di focalizzare l’attenzione sui temi significativi e di individuare le condizioni e i fattori contestuali che li caratterizzano. Tutto questo, al fine di attuare e produrre forme di cambiamento sociale. A tal proposito, Laura Nota ricorda l’importanza dell’inclusione, invitando a adottare un linguaggio che tenga conto delle complessità e delle analisi contestuali e che sia privo di discriminazioni.

Chiude l’incontro della mattinata Roberto Reale, giornalista e scrittore. «Mi viene in mente una frase di Platone: la conoscenza è come una fiamma che si accende da un fuoco che balza. Il fuoco è stato generato da un dialogare vissuto in comunità, da una dedizione costante a un esercizio che comporta fatica». La conoscenza è il pensiero che illumina, ma è anche lavoro e impegno, perché non esiste conoscenza senza lavoro. La conoscenza racchiude poi un elemento fondamentale della nostra esistenza, che è la creatività.

Il giornalista sottolinea poi l’importanza del linguaggio. Le parole devono essere scelte con cura, perché determinano il nostro modo di comunicare. Per esempio: «Intelligenza artificiale è una definizione scorretta: l’intelligenza è un meccanismo legato al funzionamento della nostra mente, è un insieme di sistemi con cui raccogliamo elementi dall’esperienza, con i quali proviamo a spiegare i nostri ragionamenti e con i quali riusciamo a leggerci dentro. Gli algoritmi invece, danno risposte senza comprendere ciò che stanno facendo, per questo sarebbe molto più corretto parlare di comunicazione artificiale» afferma Roberto Reale.

Questi codici di programmazione che si automodificano e autoapprendono, sfuggono al controllo persino dei programmatori. Inoltre gli strumenti del linguaggio artificiale possono causare il bias cognitivo (distorsione cognitiva).  Infatti quando si va a effettuare una ricerca,  la macchina artificiale produce un solo risultato, pertanto se si pone una domanda intrisa di pregiudizio, lo strumento artificiale offre una risposta che conferma e incentiva quella particolare visione. Questo meccanismo altera la conoscenza che invece nasce dal dialogo e dal confronto, suscitando anche elementi di preoccupazione democratica per il futuro della nostra comunità.

«Oggi il numero talmente elevato di comunicazioni, fa in modo che solo gli algoritmi riescano a orientarsi in questa realtà, a meno che ognuno di noi attivi quelli che ho definito: strumenti di difesa, anticorpi di verità» afferma il giornalista. Citando poi l’articolo 21 della Costituzione Italiana, Roberto Reale sottolinea la necessità di sviluppare un pensiero critico profondo, basato sulla libertà di espressione. Il pensiero critico infatti, è uno degli strumenti più efficaci per analizzare il mondo circostante.  

Il giornalista conclude poi il suo intervento, mostrando un grafico che riporta le preoccupazioni dei giornalisti sul loro lavoro. Al primo posto c’è il problema della disinformazione, seguita dalla mancanza di fondi e della riduzione della fiducia nei confronti del giornalismo e dei media, preoccupazioni che rispecchiano esattamente i problemi della società attuale.

Pass Magazine vi ricorda le altre iniziative della giornata di oggi: alle 17.00 a Dogana di Terra ci sarà l’incontro “Il futuro dell’informazione locale”, seguito alle 21.15 dall’evento “Il diritto di informare ed essere informati”. Rinnoviamo il nostro invito a partecipare agli appuntamenti delle prossimi giornate del Festival del Giornalismo 2023.

Articolo a cura di Annachiara Bartocci

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