Prima Loro e poi Lui, Silvio Berlusconi. Tra finzione e realtà

Tempo di lettura: 3 minuti

di Gianmaria Busatta

Durante una bellissima giornata di sole una pecora entra in una lussuosa villa in Sardegna e fissa lo schermo di una televisione accesa in cui è trasmesso un programma di Mike Bongiorno. Questi i primissimi minuti di Loro 1, prima parte del dittico Lorol’ultima fatica di Paolo Sorrentino dopo l’emozionante Youth – La giovinezza.

Poi seguono le vicende di imprenditori arrivisti, politici corrotti, veline sensuali, giullari. E altri animali. Si dovranno aspettare circa 50 minuti prima di vedere il Berlusconi di Toni Servillo entrare in scena, e da quel momento il film cambia ritmo e registro.

La sensazione che si prova durante la visione del film e che si concretizza definitivamente nel finale è che Loro 1 rappresenta solamente il primo tempo di un’opera ben più complessa e di spessore sostanziale: è arduo, pertanto, porre un giudizio esaustivo e completo su Loro 1, poiché equivale ad esprimersi solo su mezzo film. Tuttavia, nulla toglie all’analisi di questi primi 100 minuti, senza esprimere aspettative o previsioni sul secondo capitolo.

Sorrentino racconta nella prima parte di Loro 1 le vicende di Sergio Morra (Riccardo Scamarcio è un Gianpaolo Tarantini molto credibile) e della sua scalata nella società, avvicinandosi a “loro”, cioè “quelli che contano”. E i mezzi che Sergio sfrutta per raggiungere il potente di turno, sono tutt’altro che meritocratici: dalla gestione di appalti truccati a regalare cocaina alle donne più belle (“Le puttane migliori”, le chiama lui), il personaggio di Scamarcio parte dalla Puglia, diretto a Roma, passando per la Sardegna, ovvero accanto a Villa Certosa.

Sul grande schermo assistiamo quindi a circa un’ora di un Sorrentino non distante dai contenuti del suo capolavoro “La Grande Bellezza”, ma vicinissimo allo sballo e alla sensualità che Martin Scorsese racconta in The Wolf of Wall Street.

In questa prima metà (che, alla fine di tutto, è il primo quarto) si riconosce poco lo stile che Sorrentino ha adottato da La Grande Bellezza in avanti: un po’ come in L’uomo in più qui è tutto più veloce ed eclettico, poco contemplativo. Il montaggio è repentino ed unito ad una colonna sonora martellante, il tutto finalizzato ad avere un ritmo sostenuto.

Se riscontriamo una velocità nella forma, non si può asserire idem nei termini della fabula: la trama è (volutamente) stiracchiata, grazie anche ad una sceneggiatura composta da aforismi (talvolta contraddittori) pronunciati dai personaggi e qualche dialogo botta e risposta. La grammatica del film, tuttavia, è e rimane complessa: ad una trama piatta fa da contraltare una sostanza tutt’altro che scontata, generata soprattutto da fattori estetici.

E così, il ratto, il rinoceronte, la capra, la pioggia di rifiuti e di MDMA sono tutte metafore della nostra società, interpretata dal regista come decadente e svuotata di valori e riempita di frivolo piacere, sullo sfondo di un’Italia perennemente incantevole.

Ma nel momento in cui aumenta la nostra curiosità sull’esito che possono avere le azioni di Morra, ecco che compare Lui, Berlusconi, in un modo che solo Sorrentino sa fare.

Toni Servillo interpreta Berlusconi in modo impeccabile: tutto tirato dal make-up, gli occhi ridotti a due fessure, l’accento milanese, il sorriso smagliante. Dopo qualche battuta sulla politica (tema davvero liquidato in poco tempo), capiamo che il film è ambientato nel 2006, quando l’ex premier era all’opposizione durante il governo Prodi.

Sorrentino porta sul grande schermo un Berlusconi spossato e tediato, disinteressato della politica, intenzionato a riconquistare l’attenzione e l’affetto della “sua” Veronica Lario. Anche qui gli accorgimenti estetici sono veicolo di innumerevoli metafore e messaggi relativi ad un momento della vita di un uomo (eccentrico e singolare, indubbiamente), non ad un politico. Ed è qui che gli anti-berlusconiani più accaniti rimarranno a bocca asciutta, perché la sceneggiatura non è mai – almeno per ora – graffiante verso la figura dell’ex premier né allude ai fatti di cronaca più taglienti e discussi.

In questo Loro 1 il genere biografico viene meno e lascia il posto alla commedia grottesca, in cui tutto e tutti ruotano intorno a Loro, “quelli che contano”, quelli che possono ottenere il massimo dalla vita. Quelli che detengono il potere. Accettando il prezzo di squallore, immoralità e ridicolo che questo comporta.

Aspettiamo con curiosità Loro 2.

 

La Valutazione

3,5 stelle di 5

Il trailer


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