“Per non esser mai più sole!”, il convegno in ricordo delle lotte contro la violenza sessuale.
L’Università ha ospitato i protagonisti delle proteste degli anni ‘70 a Verona, che hanno portato al primo processo a porte aperte della storia italiana.
Venerdì 22 ottobre, nell’aula magna del Polo Zanotto, si è tenuto un incontro, in collaborazione con la Società Italiana delle Storiche, in memoria delle lotte contro la violenza sessuale e le carenze legislative a riguardo, portate avanti dal movimento delle donne di Verona durante gli anni settanta.
L’8 ottobre 1976 a Verona si è tenuto un processo che ha il merito di essere diventato il punto di svolta nella storia del movimento femminista in Italia. Dopo 45 anni, le donne protagoniste di quei giorni così significativi, si sono ritrovate per raccontare ciò che ha reso indimenticabile la storia di Alma, nome di fantasia di una ragazza veronese di 16 anni, che dopo aver subito uno stupro, ha deciso che non sarebbe stata in silenzio. Il coraggio delle donne di Verona, ‘una città delle donne’, come l’ha definita Marina Garbellotti, referente in Ateneo dell’evento, ha infatti permesso che da quel momento la storia dei processi di violenza di genere non fosse più la stessa.
Ci sono voluti vent’anni, racconta la ex parlamentare Tiziana Valpiana, per passare dal Codice Rocco, promulgato in regime fascista, che vedeva la violenza carnale come un reato contro la moralità pubblica e il buon costume, per arrivare alla legge 66/1996, che considera finalmente lo stupro come delitto contro la persona.
A raccontare la vicenda di Alma è stata Nadia Maria Filippini, coordinatrice scientifica dell’evento, socia fondatrice della Società Italiana delle Storiche e già docente dell’Università Ca’ Foscari di Venezia. Il suo intervento è stato scandito da fotografie e video che hanno aiutato a rendere l’atmosfera ancora più profonda e sentita e dalle canzoni femministe cantate da Grazia De Marchi e accompagnate alla chitarra da Deborah Kooperman e dagli slogan recitanti da Sara Bigardi e Laura Pece.
La vicenda comincia quando Alma, accompagnata dal padre, sporge denuncia e si rivolge all’avvocato Vincenzo Todesco, che decide poi di aggiungere alla squadra della difesa altre due donne, le avvocatesse Tina Lagostena Bassi e Maria Magnani Noya. Alma cerca e trova sostegno anche in altre donne, quelle dei gruppi femministi di Verona, che prendono a cuore la sua causa e, seguendo sempre i desideri della ragazza, cominciano una raccolta firme per fare in modo che il processo si svolga a porte aperte. Piazza dei Signori, sede del tribunale, diventa quindi teatro di canzoni femministe e slogan urlati dalle donne in difesa dei diritti delle donne di avere un processo dignitoso.
La mobilitazione delle donne di Verona fa in modo che il processo venga rimandato e la notizia diventa quindi di interesse nazionale. Alla seconda udienza la protesta delle donne si fa più consistente ma pur sempre pacifica e inspiegabilmente interviene la polizia, che risponde agli slogan e ai canti con la violenza. Le avvocatesse si uniscono alla protesta e, rinunciando all’arringa, in uno scritto chiedono per Alma il risarcimento simbolico di una lira e una cifra da destinare in beneficienza al movimento femminista, riuscendo poi a vincere il processo.
Dagli anni Settanta, grazie al coraggio di donne come Alma e alle lotte sostenute dalle donne di Verona, in tutta la Nazione sono nate nuove consapevolezze politiche e sociali e si sono diffusi in tutto il Paese i centri anti violenza. Nel territorio veronese si distringono le associazioni P.E.T.R.A. e Isolina e…, e lo sportello attivato dal movimento Non una di meno. Tutte queste associazioni e le loro rappresentanti hanno portato la propria testimonianza in merito a come quegli anni siano stati fondamentali per il futuro del femminismo in Italia, e si sono tristemente trovate d’accordo nel sostenere quanta strada ci sia ancora da compiere nella lotta contro la violenza di genere.
In particolare l’assessora alle Pari Opportunità del Comune di Verona, Francesca Briani, già responsabile del servizio comunale antiviolenza P.E.T.R.A – Pratiche Esperienze Teorie Relazioni Antiviolenza, ha voluto rimarcare come ‘siamo pronti a rispondere alla violenza’, attraverso servizi estesi in tutti i 98 comuni di Verona, ‘ma si deve agire prima che essa accada, nella cultura, nelle scuole e capirne i segnali. Serve un’azione comune che parta dalle scuole e dall’insegnamento che possono ricevere i giovani’. A un mese esatto dalla Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, il convegno di venerdì ha offerto molti spunti di riflessione sul tema.