Pass Magazine meets The Gryphon
Giornali studenteschi a confronto
Di Carla Raso
Foto di Francesco De Vincenzo e Carla Raso
Articolo comparso nella sezione “Ateneo” del n°51 di Pass Magazine
Da poco più di un mese mi trovo in Erasmus e Leeds, città universitaria nella fredda Inghilterra settentrionale. Durante la Freshers’ week ho notato l’importanza delle associazioni studentesche e tra queste spicca quella del giornale universitario The Gryphon. Ho avuto modo di incontrare il caporedattore Robert Cairns, un giovane studente di 23 anni che mi ha raccontato tanti aneddoti in cambio di una copia di Pass Magazine.
Piacere di conoscerti. Ti andrebbe di presentarti ai nostri lettori?
Ciao, il piacere è mio. Chiamami Rob, Robbie o Robert! Ho studiato Letteratura inglese e Storia e a dicembre concluderò il mio Master in Letteratura Americana. Ho iniziato a scrivere per The Gryphon durante il primo anno, perché mi interessava il giornalismo. Al terzo anno sono diventato redattore della mia sezione preferita, “Musica”, e lo scorso anno sono diventato co-redattore del giornale. Adesso sono caporedattore. Il mio lavoro consiste nel coordinare 13 sezioni, ma abbiamo anche un team editoriale di supporto composto da 40 redattori.
Quando è nato The Gryphon?
La storia del nostro giornale ha inizio intorno al 1897. Il nome The Gryphon è stato cambiato nel 1940 in Union Leeds Students, negli anni ‘60 è diventato Union News e poi di nuovo Leeds Students. Nel 2014 è tornato ad essere The Gryphon, nome che terremo perché costa un sacco cambiarlo.
Quanti studenti scrivono per The Gryphon? Come vi organizzate?
Posso dirti che sono passati sotto i miei occhi circa 200 o 300 nomi diversi, ma ci sono 20 articolisti fissi per ogni sezione. Nella versione online si contano circa 100 persone in più. Ogni settimana ogni sezione organizza un incontro durante il quale vengono buttate giù idee e spunti. Quando tutto è stato definito, le proposte vengono postate su un gruppo Facebook apposito e valutiamo se possono andare bene.
Cosa interessa leggere agli studenti?
Gli studenti amano gli articoli divertenti, oserei dire sarcastici, ma penso che ci debba essere equilibrio tra le notizie. Nella prima pagina cerchiamo di mettere un fatto serio accaduto in università. Chi ci segue non vuole leggere cose del tipo “la mia università è perfetta”, ma vuole conoscere i problemi che la riguardano. Le sezioni Arte e Cultura sono le più apprezzate, perché almeno il 99% degli studenti ama la musica e i film.
Come organizzi il tuo tempo?
L’anno scorso, nonché durante il terzo anno quando ero a capo della sezione “Musica”, ero anche il presidente della English Society, oltre ad essere uno studente a tempo pieno. Ora che sono caporedattore è ancora più difficile. Riesco a portare avanti tutti gli impegni solo grazie all’aiuto degli altri redattori. Tutti insieme perseguiamo uno scopo comune: provare a dare agli studenti un giornale che si adatti alle loro esigenze.
Ci sono studenti Erasmus nel vostro team?
Gli studenti stranieri hanno poca fiducia in se stessi a causa della diversità linguistica. Non vogliono far leggere quello che scrivono per paura di sembrare inadeguati. “Io non voglio scrivere perché non sono inglese” non è, però, una scusa valida. Anche io, nonostante sia madre lingua, al primo anno ero spaventato.
Come gestite la vera e propria pubblicazione?
Di solito stampiamo settimanalmente circa 2000 copie, ma dipende dalle risorse pubblicitarie e dagli impegni. All’inizio dell’anno pubblichiamo la Fresher’s Guide, un vademecum per le matricole. Cerchiamo di fare uscire numeri speciali anche in occasione di eventi rilevanti. Mi piacerebbe ridurre il numero di giornali stampati, perché si consuma davvero troppa carta e il problema dell’inquinamento ci interessa molto. Meno copie stampi, però, più aumentano i costi: è un paradosso.
Cosa pensi dei social network?
Credo che la parte social sia la più importante: senza di essa nessuno conoscerebbe la versione online della testata. Per questo c’è una persona apposita che si occupa di coordinare tutti i contenuti online. Abbiamo notato che gli utenti entrano sul sito tramite Facebook, grazie alle condivisioni degli articolisti e agli hashtag. Dovremmo spingere i nostri contenuti anche verso Instagram, perché è il social più usato dalle nuove matricole.