Otto studenti in cerca di aule studio
Si discute in questi giorni a Verona di accesso a postazioni di aule studio dedicate a studenti e studentesse non necessariamente dell’Università di Verona.
Con la pandemia, molti iscritti ad altri atenei si sono ritrovati a proseguire gli studi in città, ma non sempre hanno a disposizione luoghi adatti: le abitazioni possono essere “strette”, le biblioteche dell’Univr sono aperte solo per i propri utenti e anche la Civica ha ovviamente limitato gli accessi.
Ieri, durante la commissione consiliare sesta del Comune di Verona, si è discusso di aprire gradualmente gli spazi della biblioteca Civica di via Cappello, per ora otto postazioni (vedere dal minuto 14.25 del video).
«Ci stiamo muovendo gradualmente» ha spiegato il nuovo dirigente delle biblioteche di Verona, Antonello De Berardinis.
La protesta in piazza Bra
Solo qualche giorno fa, sabato 6 febbraio, il movimento civico Traguardi aveva organizzato un sit-in in piazza Bra per portare l’attenzione sull’argomento.
Ne avevamo parlato venerdì sera durante una diretta Instagram inaugurando il format “20 minuti con…”. Ospite Beatrice Verzè, consigliera di Quinta circoscrizione.
Anche Udu sull’argomento
Ieri Udu Verona ha rilasciato questo comunicato: «Agli studenti veronesi servono spazi per lo studio – dichiara la coordinatrice di Udu Verona Deborah Fruner – le biblioteche universitarie non bastano: a differenza di altre città universitarie mancano aule studio al di fuori delle tre grandi biblioteche universitarie. Con l’arrivo del Covid e il dimezzamento dei posti agli studenti servono nuovi spazi perché possano dedicarsi allo studio senza distrazioni».
«Se da un lato crediamo importante la riapertura delle biblioteche civiche, dall’altro crediamo si possano sfruttare spazi che in questo momento sono chiusi o sottoutilizzati – prosegue Fruner – come il Camploy (a poca distanza dal Polo Zanotto o Santa Marta) o il loggiato della Gran Guardia e tutti quei luoghi che da un anno ormai hanno smesso di funzionare a causa della pandemia».
«Si tratta di un’esigenza viva – conclude Fruner – che molti studenti veronesi lamentano e che dimostra come la città stia sottovalutando le esigenze di migliaia di suoi cittadini, residenti e acquisiti. Crediamo infatti che solo con la capacità di darsi risposte innovative potremo superare la pandemia e i problemi nuovi (e non solo) che questa ci pone».
Il commento del Pd
«In tanti altri comuni vicini a noi e in Università le aule studio sono state riaperte in sicurezza con i nuovi presidi sanitari» ha detto Elisa La Paglia, consigliera comunale del Pd e componente della commissione consiliare sesta.
«A Verona stanno lavorando per aprire 8 postazioni, un numero irrisorio rispetto alle 765 posti ante Covid e dei 259 previsti con la pandemia in corso come da piano sicurezza redatto per la riapertura delle biblioteche di luglio 2020».
«Oggi in commissione consiliare cultura, con il collega Vallani, oltre alla riattivazione dei posti in Civica e sue sedi periferiche, abbiamo proposto di mettere a disposizione anche altri spazi comunali per la grande esigenza dei luoghi dello studio: il Camploy, la Gran Guardia, le sale pubbliche inutilizzate delle circoscrizioni e altre, parzialmente e temporaneamente riconvertiti in aule studio con poca spesa (luce, banchi, sedie, eventuale wifi)».
«Chiediamo inoltre di intervenire presso l’ateneo scaligero affinché esso valuti la possibilità, una volta terminata la sessione d’esame in corso, di ammettere nelle proprie aule studio la generalità degli studenti universitari veronesi e non solo quelli iscritti ai propri corsi di laurea».