Oggi la Giornata Nazionale contro i disturbi alimentari
In occasione della Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla, Pass Magazine affronta il tema dei disturbi del comportamento alimentare con un’intervista alla tiktoker Meghy Bosio.
Non si può pensare bene, amare bene, dormire bene, se non si ha mangiato bene. Questo è il messaggio della Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla, dedicata ai disturbi del comportamento alimentare e celebrata ormai da dieci anni il 15 marzo. La proposta arriva dall’associazione Mi Nutro di Vita, fondata da Stefano Tavilla, un padre che nel 2011 ha perso sua figlia Giulia a causa della bulimia nervosa.
Il lilla nasce dall’unione di rosso, blu e bianco. Secondo la psicologia il lilla rappresenta la fusione del corpo e della mente. Queste due entità si influenzano a vicenda. Quando la testa si convince di dover rispondere a standard e canoni di bellezza imposti da una società corrotta dall’amore per l’apparenza, per la bellezza dei corpi e non dei cuori, il fisico diventa schiavo della mente. Ma il lilla rimanda anche alla primavera, stagione di rinascita e speranza.
La Pandemia e i disturbi alimentari nei giovani
Dopo anni di pandemia devastanti soprattutto dal punto di vista psicologico, secondo i dati rilasciati dal Ministero della Salute, i casi di disturbi alimentari sono incrementati del 30% e hanno colpito maggiormente la fascia dei giovani tra i 12-25 anni. Sebbene la malattia più diffusa sembri essere l’anoressia nervosa, sono state riscontrate nuove patologie oltre alla bulimia nervosa e all’obesità, come il Binge Eating, l’ortoressia e la vigoressia. Il primo disturbo riguarda abbuffate simili a quelle della bulimia, che non vengono seguite da meccanismi di eliminazione o compensazione. L’ortoressia invece consiste nello sviluppo di un’ossessione per l’attività fisica e la ricerca di cibi sani, con l’esclusione drastica di tutto ciò che non viene considerato salutare. La vigoressia riguarda la compulsiva preoccupazione verso lo sviluppo di massa muscolare, data dalla paura di sembrare troppo esili e minuti. Questi ultimi due disturbi non sono però ancora riconosciuti a livello diagnostico.
L’intervista a Meghy Bosio
Ma cosa succede quando le patologie si sovrappongono e sembra di essere in un vortice in cui si passa da un disturbo alimentare a un altro, senza vedere mai una via di uscita? Ce lo racconta Meghy Bosio, una ragazza di 19 anni che ha deciso di condividere la sua storia su Tik Tok, creando una community che ha oggi più di 135mila followers. Nei suoi video Meghy con grande forza d’animo e coraggio ha spiegato di aver sofferto di bulimia e Binge Eating, fino all’iperattività e all’anoressia. Attraverso le sue live ha creato una catena di solidarietà, che ha confortato e ha acceso una speranza in tutti coloro che soffrono di disturbi del comportamento alimentare (Dca), mostrando loro che c’è sempre una via di uscita, il primo passo è amare sé stessi per trovare il coraggio di affrontare il problema e curarlo.
In un video in cui hai presentato la tua storia, hai detto di aver iniziato a soffrire di disturbi alimentari fin da molto piccola, ma qual è stato invece il momento in cui ti sei effettivamente resa conto di soffrire di un Dca?
«Me ne sono resa conto subito. Ho iniziato a soffrire di bulimia provocandomi vomito autoindotto e sapevo che non era normale. Inizialmente non ho chiesto aiuto, ma sono stata costretta dai miei genitori a rivolgermi ad un centro per la cura dei disturbi alimentari. Per l’anoressia contro cui sto ancora combattendo, ho deciso di chiedere aiuto dal momento in cui il ciclo mestruale si è interrotto».
Cosa ti ha spinto a parlare dei tuoi disturbi alimentari sui social? E perché hai deciso di farlo principalmente tramite la piattaforma di Tik Tok?
«Tik Tok è una delle piattaforme più diffuse tra gli adolescenti, per questo l’ho scelta. Ho deciso di parlare del mio Dca per aiutare e supportare tutti i ragazzi che combattono contro questi disturbi. Avrei voluto che qualcuno lo avesse fatto per me quando ero nel pieno della malattia».
Spesso purtroppo tali disturbi vengono sottovalutati e si è portati a credere che solamente chi si trova in sovrappeso o sottopeso ne soffra. Quali sono i comportamenti in apparenza comuni e usuali, che sono invece spia di un disturbo alimentare?
«L’umore cambia a dismisura. Ricordo che ero capace di ridere e un’ora dopo di spaccare piatti e lanciare cose. Ero triste e non riuscivo a concentrarmi».
Nei tuoi video parli anche di fear food e safe food, potresti spiegarci cosa sono?
«I fear food sono cibi che ti creano timore ed ansia. Non sono gli stessi per tutti, c’è chi ha paura della pizza e mangia la pasta tranquillamente e chi invece fa fatica anche a bere un bicchiere di acqua. Si crede sempre che questa paura derivi soltanto dal numero delle calorie, ma non è così. Può nascere anche dal senso di pienezza che ti dà quel cibo. I safe food sono invece il tuo “porto sicuro”, gli alimenti che ti fanno sentire tranquillo e senza sensi di colpa».
Come hai ritrovato la serenità e sei riuscita a ristabilire un corretto rapporto con il cibo? Ritieni fondamentale rivolgersi a persone specializzate nella cura dei disturbi alimentari?
«Può sembrare che io abbia ritrovato la serenità, ma non è del tutto vero. A volte faccio ancora fatica a concedermi e a godermi alcune cose. Ci vuole tempo per ritrovare un equilibrio. Per la mia esperienza ritengo fondamentale rivolgersi a persone specializzate, mi hanno e mi stanno salvando la vita».
Più volte hai ribadito che il tuo fidanzato Enea ti ha aiutato e supportato molto durante questo percorso di “rinascita”. In che modo ti è stato accanto e cosa credi che si possa fare concretamente per aiutare chi soffre di un Dca?
«Non è scappato! Quando ci siamo conosciuti soffrivo di Binge Eating, ero in leggero sovrappeso e non mi sentivo bene con me stessa. Lui non ha mai voluto che il mio corpo cambiasse, aveva occhi soltanto per me e le altre non le avrebbe guardate nemmeno con la coda dell’occhio! Mi ascolta e mi supporta, senza giudicarmi. Mi ama per quello che sono, a prescindere dal fisico e questo per me è vero amore!».
Articolo di Annachiara Bartocci