Nonno Erasmus, innamorato della vita (e della Storia)
L’intervista a Miguel Castillo, l’ottantenne valenciano in Erasmus a Verona. Che si rivela un festaiolo
di Silvia Pegurri e Alessia Silvestrin
Non è mai troppo tardi per smettere di imparare, sembra essere questo il motto del nuovo studente dell’università di Verona: l’ottantenne Miguel Castillo. L’ex notaio, iscritto all’università di Valencia, ha deciso di tornare a Verona dopo molti anni grazie al progetto Erasmus e di vivere appieno la sua nuova vita universitaria.
Perché ha deciso di tornare a studiare?
Ho avuto un infarto nel ‘75. Fino a quel momento avevo vissuto la vita tipica di un anziano, badando ai miei nipoti, giocando a golf, aiutando le mie figlie e facendo lunghe passeggiate. Ma quell’esperienza mi ha fatto capire che bisogna davvero “vivere”, così decisi di tornare dove avevo cominciato la mia vita professionale, all’università, e mi sono immatricolato al corso di Geografia e Storia alla facoltà di Valencia, dato che ho sempre avuto un grande interesse per la storia. Mi trovo molto bene e ormai mi sono integrato, i ragazzi mi chiamano nonno, e per me è una soddisfazione perché mi chiedono consigli grazie alla mia esperienza, non solo di tipo professionale dal punto di vista giuridico, ma a volte anche per questioni d’amore.
Quindi si trova bene anche tra i più giovani. Di che cosa pensa abbiano bisogno i suoi colleghi al momento?
I giovani hanno bisogno di maggiori aiuti da parte dei politici, dato che molti abbandonano gli studi a causa di un’assenza di sostegni economici. Oggi la situazione sociale è molto difficile e bisognerebbe quindi aumentare gli aiuti e le borse di studio per poter dare a tutti la possibilità di studiare.
Perché ha scelto proprio l’università di Verona tra tutte le altre?
Molti anni fa passai due giorni a Verona come turista, e mi impressionò molto. Poi venni anche con la mia prima moglie, che morì dopo quindici anni, e andammo all’Arena, dato che sono un grande amante della musica; o almeno così mi piace considerarmi.
Quindi oltre alla storia la sua grande passione è la musica?
Vengo da un paese molto piccolo vicino a Valencia, Llìria, la città della musica: da piccoli ci insegnano a solfeggiare prima ancora che imparare a dire l’alfabeto. La musica per me è sempre stata un modo per rilassarmi.
Oltre a Verona ha visitato anche altre città italiane, non è così?
Sì, sono venuto in Italia tante volte, alcune per guardare partite di calcio, come Valencia – Bayern Monaco, anche se abbiamo perso. Altre volte sono andato a congressi a Bologna, Bari, Palermo, Napoli, Roma. Il ricordo di Verona però è stato sempre più forte. A parte la città, che è meravigliosa, le donne sono davvero bellissime.
Ha intenzione di vivere appieno la vita universitaria? O rinuncerà alle feste?
Sì, a Valencia partecipo alle feste, vado in discoteca con i miei colleghi, alcune volte mi riportano a casa non ubriaco, ma un po’ brillo sì. Questo perché mi sento molto a mio agio con i giovani e voglio continuare anche qui. La mia seconda moglie mi ha detto di partecipare alle feste, ma anche di cercare un appartamento a parte per noi due, e non in uno studentato, dato che lei preferisce così.