“Noi”, di Jordan Peele. Una critica al benessere materiale
In vacanza con i propri genitori sulla spiaggia di Santa Cruz nel 1986 la piccola Adelaide vive un momento di trauma così profondo che si rinchiude nel mutismo. Oggi Adelaide ha superato il trauma e ha una famiglia.
Ritornata con suo marito e i suoi due figli nella stessa spiaggia delle vacanze dell’infanzia, Adelaide inizia ad avvertire che qualcosa non va. La sera stessa si accorge della presenza di quattro sagome davanti all’ingresso della loro casa, che si riveleranno persone fisicamente uguali a loro e dotate delle peggiori intenzioni.
Dopo lo straordinario “Scappa – Get out” Jordan Peele torna dietro la macchina da presa per un secondo horror, altrettanto sagace e inquietante.
Fin dai primi minuti s’intuisce che il film rientra nei canoni del genere horror, rivisitandone, tuttavia, il linguaggio (il tono ironico non è mai invasivo e raggiunge il giusto equilibrio) e ricercandone il senso più profondo e tradizionale. Non sono presenti, infatti, jump scares o elementi finalizzati a impressionare a livello visivo.
Grazie ad una regia ricercata, una fotografia sofisticata e una colonna sonora evocativa e a tratti angosciante, il film trasmette con efficacia un senso di inquietudine profonda, quasi atavica, che prescinde dallo spavento; un’angoscia che si protrae nello spettatore anche al termine della visione.
L’opera di Peele, infatti, si presta a molteplici letture, in cui significante e significato non sono mai scontati, ma sempre intrecciati tra loro e complementari. Numerosissime le allegorie, esplicitate sia nella sostanza sia nella forma, prendendo spunto dalla cultura pop (Micheal Jackson) a quella religiosa (Geremia 11.11).
Nel film di Peele non c’è spazio per la scienza o la razionalità, in quanto la bellezza ed il punto di forza del film stanno nei messaggi filosofico-sociali trasmessi. Nonostante la questione razziale e il divario di ricchezza tra bianchi e neri siano temi ricorrenti negli ultimi anni nel panorama cinematografico, in “Noi” il focus è sull’America, o più precisamente su quel ceto medio alto che incarna quel benessere materiale generato dalla ricchezza, privo di valori o di un’etica.
“Noi” ricorda proprio questo: in una società in cui il materialismo è dilagante e la spiritualità non costituisce ricchezza, ci si dimentica che l’uomo è formato da un corpo e da un’anima (psyche), due componenti che vanno ugualmente nutrite, perché entrambe fanno parte di noi.
La profonda inquietudine trasmessa dal film è come noi siamo potenzialmente tanto spaventosi e pericolosi verso noi stessi (Us è il titolo originale del film), qualora ci chiudiamo nel nostro egoismo e nel godimento solitario di piaceri superficiali. E siamo incapaci di riconoscerci.