E.T Telefono-Mondo: Nel mare ci sono i coccodrilli
Un viaggio nell’attualità di questi ultimi 30 anni, dal Medio Oriente attraverso il Mediterraneo fino qui in Europa, spiaggia dove respirare le prime boccate di libertà. Questo è stato il viaggio di Enaiatollah Akbari e di molti migranti, che come lui hanno dovuto affrontare ostacoli come ‘i coccodrilli nel mare’ assieme alle loro più grandi paure, per vivere in una normalità senza terrore.
Nel mare ci sono i coccodrilli è un libro pubblicato nel 2010 da Fabio Geda, che ha voluto condividere con noi la vera storia di Enaiatollah Akbari, giovane afgano emigrato in Italia nei primi anni 2000. L’autore con i suoi interventi risulta invisibile: a parlare nel libro con un lungo monologo è Enaiatollah. Gli unici momenti in cui Geda si permette di aprir bocca è in occasione di alcuni scambi di battute, per riportarci all’attualità della Torino in cui il ventunenne Akbari studia ed è affidato presso una famiglia italiana.
Il giovane ripercorre ogni tappa del suo viaggio da Nava, il villaggio in cui è nato, fino in Italia. Sei sono i paesi che attraversa: Afghanistan, Pakistan, Iran, Turchia, Grecia e Italia. Tre le regole dettategli dalla madre prima di abbandonarlo: non usare le droghe, non usare le armi, non rubare. In poche parole una sfida, considerando che al tempo Akbari è un bambino di 9 anni ingenuo contro un mondo fatto di paura, in cui “la paura è attraente, quando non sai riconoscerla”.
Il giovane con la sua storia ci insegna come molte volte sia le cose belle che brutte arrivino senza un motivo, per salvarci o allontanarci dalla nostra meta. Cruciale è la tappa in Iran, dove verrà rimpatriato due volte e da dove partirà per raggiungere la Turchia, in un lungo viaggio che non si sa se definirlo una disgrazia o una maledizione. Sono ventisei i giorni di cammino per raggiungere il mare, che Enaiat non aveva neanche mai visto, chissà se è vero che ci sono i coccodrilli?
Definire il racconto di Akbari solo realistico sarebbe limitativo. Le vicende sono sì vere, ma fra noi lettori e gli eventi raccontati è come se ci fosse uno strato di gommapiuma, che attutisce i colpi. Questo filtro consiste proprio negli occhi di Enaiatollah, quelli di un bambino, che molte volte non riesce neanche a comprendere tutta la violenza che ha davanti. L’aggressività di un mondo in cui i talebani prendono il potere, le ore di lavoro nel cantiere per pagare il proprio riscatto non finiscono mai, il viaggio estenuante a piedi attraverso le montagne della Turchia si tinge di rosso e di cadaveri congelati. Una descrizione dettagliata di cosa significhi vivere in Medio Oriente ancora tutt’oggi.