L’ordine delle cose

L'ordine delle cose
L'ordine delle cose
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Tra silenzi e realtà, un film di grande attualità

di Martina Minoletti

Se vi siete mai chiesti che cosa sta succedendo ai migranti bloccati al nord dell’Africa è forse il caso di guardare questo film. Drammatico, forte ed efficace. L’ordine delle cose ci porta a osservare da vicino i drammi dei rifugiati e le speculazioni che ci sono dietro ai loro viaggi della speranza.

Corrado (Paolo Pierobon) è un alto funzionario del Ministero degli Interni con una specializzazione in missioni internazionali legate al tema dell’immigrazione irregolare. È un uomo con una vita perfettamente in ordine: sempre curato nell’aspetto, pacato nella gestione delle situazioni private e lavorative, assolutamente soddisfatto della propria carriera e della propria situazione familiare. Viene scelto per un compito arduo, trovare degli accordi in Libia che portino progressivamente a una diminuzione sostanziale degli sbarchi sulle coste italiane. Un compito difficilissimo e oggettivamente impossibile pensare di ridurre gli sbarchi rispettando i diritti umani degli africani intenzionati a raggiungere il nord. Ci sarà però una persona a metterlo in difficoltà: Swada, una semplice immigrata con il desiderio di raggiungere suo marito in Finlandia. La ragazza somala passa a Corrado una microsim pregandolo di recapitarla a uno zio che vive a Roma.

È qui che l’ordine del mondo di Corrado inizia a entrare in collisione e la sua anima è in conflitto. Andrea Segre, il regista (produttore di numerosissimi documentari, un dottorato di ricerca in Sociologia della comunicazione all’università di Bologna), mette in gioco anche lo spettatore, il quale viene invitato dal regista a svolgere un processo di mutazione e di elevazione per dare spazio all’approfondimento e al ragionamento.

Un film ordinato, preciso, lento, che si frantuma con il sentimento di pietà e l’ossessivo bisogno di avere ordine e tranquillità. Lo scenario completamente spaccato in due è forte, Segre ci racconta la crisi personale di un uomo di potere che si trova di fronte a un grandissimo bivio: mettere a repentaglio la propria posizione aiutando una donna a sfuggire ai lager dei campi profughi libici o preservare l’ordine delle cose.

È una pellicola riconosciuta di interesse culturale con contributo economico del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo – Direzione generale cinema. È realizzata con il sostegno della Regione del Veneto, della Regione Lazio, della Regione Siciliana, della Sicilia Film Commission, di Banca Popolare Etica, con il patrocinio di Amnesty International, Naga, Medici per i diritti umani e con la partecipazione di ZaLab e Medici senza frontiere.

Il film ha riscosso molto successo: più di 50 mila persone lo hanno visto. È stato presentato alla 74esima Mostra d’arte cinematografica di Venezia tra le proiezioni speciali per presentare le condizioni esistenziali di chi migra e di chi coinvolto dal fenomeno si trova a mettere in crisi l’ordine delle cose.

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