Libertà è partecipazione
Editoriale | Febbraio 2015
Sulle pagine dell’ultimo numero di PASS, avevamo dedicato ampio spazio alle elezioni studentesche nel nostro Ateneo, per sottolineare l’importanza del meccanismo democratico ed il valore della partecipazione degli studenti nella scelta dei propri rappresentanti.
Chiunque abbia prestato attenzione all’esito delle votazioni, avrà certamente notato la scarsa affluenza alle urne: la fazione dell’astensionismo si è dimostrata – ancora una volta – dominante. La percentuale media dei votanti, sul totale degli aventi diritto, è stata del 12,92%. Poco più di uno studente su dieci.
“J’accuse…!”, titolava il quotidiano L’Auroreil 13 Gennaio 1898: era la celebre lettera aperta di Émile Zola, che denunciava una macchiasulla guanciadella Repubblica francese. Lo scrittore definiva l’affaireDreyfus – un ufficiale dell’esercito condannato ingiustamente – un “crimine sociale”.
Sembrerà un’esagerazione o un paragone estremo, ma anche l’astensionismo potrebbe essere definito “crimine sociale”. In questo caso il delitto è stato perpetrato dagli stessi studenti, vittime e oppressori. Svariati i moventi: scarsa conoscenza del sistema di rappresentanza, disaffezione verso le istituzioni, qualunquismo. Molti studenti sono anche lavoratori, hanno altri interessi e non si sentono coinvolti nella vita universitaria. Il rischio, da questo punto di vista, è che siamo proprio noi a svalutare il luogo del Sapere per eccellenza, rendendolo un mero “diplomificio”. Mi iscrivo, seguo le lezioni, registro gli esami sul libretto e ritiro il pezzo di carta. Solamente un servizio da sfruttare.
Si rischia però di perdere un’opportunità enorme. Lo studente è allo stesso tempo cittadino: anche l’università è una res publica, fulcro dell’educazione di uno stato e presupposto per il benessere futuro. L’università è parte integrante della vita pubblica di un cittadino, ed in quanto tale richiede interesse e partecipazione. “Tanto non cambia niente”, “Tanto fanno quello che vogliono loro” sono luoghi comuni da bar di paese. Il laissez-faire– per citare un altro francesismo – è una dottrina economica, che non può essere applicata in ambito civico. La storia lo testimonia.
L’inversione di rotta non è impossibile: la percentuale di affluenza alle urne di Informatica e Biotecnologie – tripla e quadrupla rispetto agli altri dipartimenti – è un dato che infonde speranza.
Se mancano interesse e partecipazione attiva alla vita pubblica (universitaria), rinunciamo ai nostri diritti e doveri fondamentali; eppure la possibilità di contribuire è lì ad un passo. Uno Zola dei giorni nostri avrebbe già lanciato le proprie accuse al torpore degli studenti.
Giorgio Gaber – per concludere con un ultima citazione – in una celebre canzone offriva invece un consiglio: “Libertà è partecipazione“.
Alessandro Bonfante
Una risposta
[…] universitari. Basta. Da quando sono entrato nella redazione di Pass mi sarà capitato di scriverne almeno una decina di volte, di parlarne molte di […]