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L’Ebola è apparsa la prima volta nel 1976 nella Repubblica Democratica del Congo e in una zona remota del Sudan. Questa colpisce gli uomini e i primati (scimmie, gorilla, scimpanzé). L’origine del virus non è nota, ma è spesso fatale, con un tasso di mortalità di circa il 50 %.
L’Ebola si trasmette nella popolazione umana attraverso lo stretto contatto con sangue, secrezioni, tessuti, organi o fluidi corporei di animali infetti. In Africa, l’infezione è avvenuta attraverso la manipolazione degli scimpanzé, di gorilla, di pipistrelli della frutta, di scimmie, di antilopi di foresta e istrici infetti trovati malati o morti o catturati nella foresta pluviale. Anche le cerimonie funebri possono svolgere un ampio ruolo nella trasmissione perché le persone hanno contatti diretti con il corpo del defunto.
Le persone sono contagiose fino a quando il sangue e le secrezioni contengono il virus. Per questo motivo, per evitare di infettare chiunque altro nella comunità, i pazienti infetti devono essere attentamente monitorati dai medici e sottoposti a test di laboratorio, per garantire che il virus non sia più in circolo, prima del loro ritorno a casa. Gli uomini, guariti dalla malattia, possono ancora trasmettere il virus a partner attraverso lo sperma, per un massimo di sette settimane dopo la guarigione.
I primi indizi della malattia sono la comparsa improvvisa di febbre, intensa debolezza, dolori muscolari, mal di testa e mal di gola che sono i segni e sintomi tipici, seguiti da vomito, diarrea, esantema, insufficienza renale ed epatica e, in alcuni casi, emorragia sia interna che esterna.
Il virus Ebola non è così resistente e può essere ucciso facilmente da sapone, candeggina, luce solare o asciugatura.
L’Ebola può spaventare, ma ci sono grandi differenze tra gli Stati Uniti e le zone dell’Africa, dove l’ebola si sta diffondendo. Gli Stati Uniti hanno un forte sistema sanitario e professionista della salute pubblica che si muoverà in modo tale da far sì che questo caso non minacci le comunità. Tutt’altra situazione vi è appunto in Africa, dove le morti sono più di 3mila, gli infettati oltre il doppio, e dove, oltre al dramma sanitario si aggiunge quello sociale, sempre più preoccupante. L’Unicef ha fatto sapere che a causa dell’epidemia sono almeno 3.700 i bambini rimasti orfani di uno o entrambi i genitori in Guinea, Liberia e Sierra Leone, e molti vengono respinti dalle comunità di cui fanno parte per paura di venir contagiati dal virus. Senza contare le numerose guerriglie presenti in 24 stati su 54.
Dunque forse dietro alla parola “Ebola” dovremmo ricercare, a monte, che cosa sta realmente accadendo e far conoscere in maniera corretta le varie situazioni che si presentano nel mondo, senza trarre conclusioni affrettate o sbagliate, le quali possono ovviamente portare in confusione.
Questo può essere un monito per chiunque: la saggezza deriva dalla ricerca, perciò per aiutare a risolvere tale problema che oggi spaventa chiunque, bisogna iniziare a guardare con occhio critico, ad ascoltare con orecchio attento e a parlare con intelligenza, perché il vero male può celarsi dietro qualcosa di ben più pericoloso di un’epidemia, poiché queste ultime hanno sempre fatto parte della storia dell’umanità, secondo la teoria della selezione e dell’evoluzione di Darwin.
di Irene Monge