Lauree abilitanti senza esame di stato: le opinioni dei professionisti

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Due punti di vista (contrastanti) sul disegno di legge che renderebbe abilitanti alcune lauree.

Negli scorsi giorni è stato discusso un disegno di legge che permetterebbe ai laureati in odontoiatria, farmacia, veterinaria e psicologia di esercitare la propria professione senza l’esame di stato, con il solo requisito di aver compiuto 30 ore di tirocinio nel corso degli studi.

I motivi, afferma il ministro dell’Università e della ricerca Gaetano Manfredi, sono avere «una più diretta, immediata ed efficace collocazione dei giovani nel mercato del lavoro» oltre a offrire «una risposta concreta alle esigenze sanitarie, culturali, economiche, produttive e sociali del Paese». Si tratta di problemi e necessità di cui si sente parlare da anni in Italia, ma che sono stati negli ultimi mesi aggravati dal disastroso impatto socioeconomico della pandemia.

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La laurea abilitante metterebbe odontoiatri, farmacisti, veterinari e psicologi neolaureati a pari livello, burocraticamente, rispetto a chi ha fatto l’esame di Stato prima dell’entrata in vigore della legge. Abbiamo intervistato due professionisti, laureati in psicologia e in farmacia, per sapere il loro punto di vista.

Ritiene che rendere professionalizzante una laurea sia utile ai fini citati dal ministro?

Farmacista- Penso di si. La laurea è quella che dà la preparazione, che la conferma. L’esame di stato è un passaggio in più che fa perdere molto tempo. Se fatto subito a mente fresca può avere un senso, altrimenti uno deve rimettersi a studiare, perdere ore mentre può avere un lavoro, magari familiare, ma non avere l’abilitazione che gli permette di esercitarlo.

Psicologa- Secondo me, anche se si abolisse l’esame di stato, il problema del posto di lavoro rimarrebbe, e anzi andrebbero a concorrere più persone, non avresti il minimo sbarramento che è l’esame di stato, che permette di avviarti alla professione e al mondo del lavoro. Porterebbe a più domanda con poca offerta. Lo vedo come un ragionamento controintuitivo. Per medicina o altre professioni ha senso perché non hanno un esame di stato pratico come può essere quello di psicologia.

Nella seconda fase del disegno di legge, il passaggio all’abilitazione diretta toccherà le tre nuove lauree professionalizzanti istituite ad agosto, che includono corsi per le professioni di agrotecnico, geometra, perito agrario e perito industriale. La terza coinvolgerà invece architetti, assistenti sociali, biologi, ingegneri, dottori commercialisti. Sembrerebbe che lo scopo del ministro Manfredi sia di eliminare lentamente la pratica dell’esame di stato. La ritiene una pratica corretta? Cosa si perderà facendone eventualmente a meno? Che funzione ha svolto avuto per Lei l’esame di Stato?

Farmacista- L’esame di stato è solo un passaggio in più. Il ragionamento fatto per farmacia può essere esteso ad altre facoltà. La vera pratica la dà il lavoro, in cui si parte dal basso per costruirsi l’esperienza man mano, ma la cultura di base c’è. La cultura chimica è data dall’Università. Se i nomi commerciali dei farmaci si imparano a lavoro, il principio attivo si conosce già.

Psicologa- La ritengo una pratica corretta. A me ha dato una preparazione in più. Essendoci molto materiale come in tutti gli esami di stato, non basta una preparazione da studio. Non è un esame universitario, devi aver fatto esperienza, aver fatto tirocini. Prima dell’esame di stato non avevo mai avuto tutta quella mole di studio, mi sono resa conto che non basta applicarsi, ma bisogna far tuo un certo tipo di ragionamento e conoscenza che servirà nel mondo del lavoro, dove non basta ripetere le cose che hai studiato. La modalità potrebbe essere rivista, essendo molto macchinosa e lunga, quindi sarei favorevole a renderlo più serio e veloce, ma non a toglierlo completamente dando l’abilitazione a tutti, anche ai meno adatti a fare questo lavoro.

Pensa che il percorso senza esame di stato porti a dei professionisti meno preparati in materia?

Farmacista- No, l’importante è il tirocinio: c’è chi fa finta di farlo, ma chi prende un tirocinante gli fa fare l’esperienza, con forse più serietà di una volta. È un aiuto giustamente previsto nel disegno di legge.

Psicologa- Una persona, nel mondo del lavoro, deve dimostrare le proprie capacità. L’esame di stato permette di testare queste capacità. Non tutti i professionisti saranno preparati in materia, ci sarebbe una selezione in meno.

Si ritiene “offesa” dal fatto che un neolaureato ora abbia il diritto ad esercitare mentre Lei ha dovuto svolgere un esame di stato che la inseriva in una serie di graduatorie?

Farmacista- Le cose cambiano, certo potrebbe dare fastidio a qualcuno che l’ha appena fatto, ma i cambiamenti sono cambiamenti. Sono cambiati spesso gli esami di stato, la maturità, cambiano tante cose con gli anni.

Psicologa- No, se togliessero l’esame andrebbero comunque avanti i meritevoli e tutto verrebbe a galla. Non mi sento personalmente offesa, ma sento una svalutazione nell’importanza di tenere un certo vigore, visto che già nel percorso di studi che precede l’esame di stato è vacillante. Siccome dovrebbero fare una selezione molto più stretta anche all’inizio, togliere anche questo significherebbe rendere troppo libera una professione che ha a che fare con il benessere della persona.

di Jacopo Diamond

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