La terza giornata del Festival del giornalismo di Verona
Ieri, 7 maggio 2023, Pass Magazine ha partecipato alla terza giornata di questa edizione del Festival del giornalismo di Verona, organizzato dall’associazione culturale Heraldo. Gli appuntamenti si sono svolti presso la Dogana di Terra.
Nel corso della giornata si sono susseguiti vari incontri: il primo si è svolto alle 10:00 e ha visto la partecipazione di Alice Scaglioni, giornalista del Corriere della Sera, e di Marco Giani della Società italiana Storia dello Sport. L’incontro, intitolato “Sport e diritti civili. Quale rapporto?” è stato moderato dalla giornalista Francesca Castagna.
Alle ore 11:30 ha avuto luogo un incontro sempre riguardante il tema dello sport, ovvero “Calcio e diritti umani, un rapporto (im)possibile?”, moderato da Alessandro Bonfante, giornalista di Radio Adige Tv. Sono intervenuti Riccardo Cucchi, storico radiocronista di Tutto il calcio minuto per minuto e Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia.
Il terzo incontro della giornata, moderato dal giornalista Luca Perrino, si è svolto alle 17:00. Per l’occasione, hanno discusso del rapporto tra donne e politica Fabiana Martini, giornalista e portavoce di Articolo 21 Friuli Venezia Giulia, Nicoletta Apolito, media analyst del Centro Studi Interculturali di Univr, Veronica Atitsogbe, vicepresidente del Consiglio comunale di Verona e Francesca Toffali, ex assessore Giunta Sboarina.
“Vaticano, Annus Domini 2023” è stato il penultimo appuntamento del giorno, alle 18:30. Francesco Peloso, giornalista di Internazionale e Vaticaninsider, e Alessandro Zaccuri, giornalista di Avvenire, hanno discusso su questo tema mentre Francesca Martini, giornalista di Telepace, ha moderato.
La giornata si è conclusa con un incontro riguardante il tema delle donne in Iran, alle ore 21:00, moderato dalla giornalista Tiziana Cavallo. Durante questo dibattito hanno parlato Hana Namdari, giornalista iraniana di Indipendent Persia, Pegah Moshir Paor, attivista, ed Emanuela Gamberoni, professoressa associata di Geografia e referente di cooperazione internazionale Univr.
La professoressa Gamberoni è intervenuta per prima e ha descritto così l’Iran: «È un paese molto bello, articolato dal punto di vista ambientale, ha avuto una transizione demografica veloce. Le sue potenzialità si scontrano però con la mancanza di diritti, l’accesso alla libertà. È un paese che necessita di immaginare il suo territorio, la sua popolazione e i suoi luoghi.»
Successivamente ha preso parola Hana Namdari, la quale ha ripercorso brevemente la storia dei diritti delle donne in Iran, in particolare nel Novecento. La giornalista ha spiegato, anche tramite l’ausilio di fotografie sullo schermo, che le donne iraniane avevano molto più potere e libertà fino al 651, quando sono arrivati gli arabi che hanno tolto molti diritti alle donne, rinchiudendole in casa. Sono stati secoli di sofferenza per le donne iraniane, fino all’inizio del Novecento, quando si è instaurata la dinastia Pahlavi. Durante questo regno è stato tolto l’obbligo di indossare il velo per le donne (1935) ed è stato dato il diritto di voto alle donne (1961), tra le altre cose.
«Potete immaginare in questo contesto quanto è stato difficile ottenere qualsiasi diritto, ma in 50 anni, dal 1925 al 1979, sono cambiate tantissime cose.»
Con la fine della dinastia Pahlavi, nel 1979, tuttavia, sono venuti meno tutti quei diritti conquistati con fatica.
«Vengo da un paese dove la libertà di stampa è un termine che è un sogno», afferma Hana Namdari.
È il turno di Pegah Moshir Paor, la quale parla della situazione delle donne in Iran dal 1979 ad oggi. Nonostante le difficoltà e la mancanza di diritti, le donne, nel corso di tutti questi anni, si sono alfabetizzate e si sono laureate in grandi percentuali.
«L’istruzione c’è, il sapere c’è; quello che non c’è sono gli spazi in cui possono esprimersi. »
Le donne e altre minoranze ormai si sono stancate e, nonostante ci sia sempre stata disobbedienza civile, recentemente si è scatenata una vera e propria rivoluzione culturale. Molti più giovani, quelli della “Gen Z”, partecipano alle proteste oggigiorno e non si arrendono di fronte agli arresti o alle torture.
L’attivista racconta anche il potere dei social media, grazie ai quali si possono addirittura salvare le vite di giovani iraniani condannati a morte e in prigione. Se tutti ci avviciniamo alla causa e la sosteniamo, possiamo fare la differenza.
Per concludere l’incontro, Tiziana Cavallo ha chiesto a Hana Namdari e a Pegah Moshir Paor come vedono il futuro per le donne in Iran.
«Il nostro sogno è arrivare alla libertà. Che nessuna donna si senta sottomessa», risponde Hana.
«Nessuno tornerà indietro, non c’è paura di andare avanti. Il popolo sta imparando ad essere più compatto», replica Pegah.
Vi ricordiamo che oggi, 8 maggio, alle ore 21:00, avrà luogo l’ultimo appuntamento veronese del Festival del giornalismo di quest’anno, ovvero un incontro presso il Teatro Nuovo di Verona che riguarda “Il museo del futuro” con l’intervento di Eike Schmidt, direttore della Galleria degli Uffizi di Firenze.
Articolo a cura di Arianna Saikali