La ricerca di un nuovo pianeta: Interstellar
Nelle ultime settimane sono molte le news sullo spazio che ci hanno tenuto con il naso all’insù: dal lancio del Dart, a Samantha Cristoforetti al comando della SSI, agli sfortunati tentativi di lancio di Artemis. Questo mese, quindi, la rubrica culturale di Pass vuole celebrare l’esplorazione spaziale con dei film e dei libri a tema. Apre le danze “Interstellar” di Christopher Nolan, in cui la ricerca di un nuovo pianeta abitabile diventa possibile solo grazie alla cooperazione tra le intransigenti forze della fisica e le caotiche relazioni umane.
C’è un intero filone di film che si occupa di fare ipotesi su come sarebbe la vita sulla terra in un futuro post-apocalittico. Molti sono abbastanza pessimisti e hanno l’obiettivo di fare da monito sui pericoli dei cambiamenti climatici o su quelli di una guerra nucleare: si interrogano su come sarebbe la gestione delle risorse, come si organizzerebbe la società, quanto resterebbe di umano in uomini e donne costretti a vivere in condizioni estreme. In uno dei suoi capolavori, Christopher Nolan prova ad alzare lo sguardo e si domanda se sia possibile la colonizzazione di altri pianeti. Ma forse, a dire il vero, è un pretesto per parlare d’altro.
Nel 2014 uscì al cinema “Interstellar”, scritto dal regista insieme al fratello Jonathan, basandosi sulle teorie del fisico Kip Thorne inerenti alla possibilità di viaggiare tra vari sistemi solari attraverso un wormhole, ossia un cunicolo spazio-temporale. Kip Thorne partecipò in prima persona alla produzione in veste di consulente scientifico per garantire la verosimiglianza del progetto, la colonna sonora venne affidata a Hans Zimmer e il cast, che a questo punto non poteva essere che “stellare”, garantì il successo di un’opera che da molti è considerata l’erede di “2001: Odissea nello spazio” di Kubrick.
Nel XXI secolo la vita sulla terra diventa insostenibile per le quotidiane tempeste di sabbia e le carestie dovute ad una piaga a cui poche colture riescono a sopravvivere. La società ha deciso di impiegare le risorse rimanenti nella produzione di cibo e gli insegnamenti nelle scuole negano l’esistenza delle missioni spaziali del secolo precedente quali l’allunaggio, classificandole come propaganda utilizzata durante la Guerra Fredda per mandare in bancarotta l’URSS. L’ingegnere ed ex pilota della NASA Joseph Cooper (Matthew McConaughey) vive nella fattoria del suocero con i figli Tom e Murphy. La moglie è morta anni prima e i due uomini si occupano di agricoltura. Tom è un adolescente distratto e già al primo anno di scuola superiore gli viene comunicato che a causa dei suoi voti non potrà accedere all’università, perché i posti disponibili sono pochi e c’è più bisogno di contadini che di ingegneri. Murphy è una bambina di 10 anni particolarmente brillante e con la passione per la matematica, ma ha qualche problema con gli insegnanti perché cerca di convincere i compagni della veridicità delle missioni spaziali del Novecento.
Murphy nota il verificarsi di strani fenomeni nella libreria della sua stanza: ci sono oggetti che cadono ed è convinta che ci sia un fantasma che le sta mandando dei messaggi in codice Morse. Un giorno, durante una tempesta di sabbia, sul pavimento della stanza si formano delle strisce di sabbia che Cooper riconosce essere un codice binario. Si tratta di coordinate geografiche. Murphy e Cooper partono quindi per scoprire cosa si nasconda dietro a quei messaggi e vi trovano il nascondiglio della NASA.
Cooper viene coinvolto nella missione segreta a cui la NASA lavora da anni: l’esplorazione di pianeti di un’altra galassia a cui si può accedere attraverso un wormhole creato da esseri sconosciuti vicino a Saturno. L’obiettivo è ovviamente quello di trovare un nuovo pianeta abitabile.
Cooper si trova a dover scegliere tra una rischiosa missione per la salvezza dell’umanità da cui non sa se e quando tornerà e veder crescere i suoi figli pur sapendo di andare incontro all’estinzione. Sceglie la missione, sapendo che i figli si trovano in buone mani con il nonno.
Cooper intraprende il lungo viaggio assieme ad altri tre astronauti, tra cui la biologa Amelia Brand interpretata da Anne Hathaway, e due robot programmati con una percentuale di senso dell’umorismo regolabile, ma costruiti con sembianze volutamente non umanoidi. Presto scoprirà che anche chi era stato selezionato per la missione grazie all’assenza di legami umani sulla terra in realtà non è esente da relazioni e che il legame con il nostro pianeta agisce anche a livello inconscio, tanto che ci basta ascoltare una registrazione del rumore della pioggia per calmare l’inquietudine del viaggio nello spazio profondo. Ciò che lo segnerà maggiormente sarà la sofferenza dovuta al fatto che dove si trova lui il tempo trascorre a una velocità diversa da quella della Terra, ma una serie di fortunate coincidenze lo porterà a sfruttare le grandezze fisiche in un modo nuovo per salvare l’intera umanità.
“Interstellar” non è solamente un film sullo spazio e sulla fisica, ma anche sugli uomini come esseri sociali. Il contrasto tra le leggi della fisica, tanto prevedibili quanto spietate, e il caos dei sentimenti umani, che per la riuscita della missione non sono meno pericolosi del buco nero Gargantua, pervade tutto il film. A questo proposito è particolarmente interessante il modo in cui i fratelli Nolan hanno deciso di esplorare il rapporto tra la genitorialità e la grandezza fisica più temuta: il tempo. Se per natura un genitore invecchia prima dei suoi figli e il rapporto tra genitore e figlio è soggetto a variazioni negli anni, la vicinanza al buco nero porta Cooper a vedere i suoi figli invecchiare più velocemente di lui e i rapporti mutano in senso unilaterale. I suoi figli, non avendo sue notizie per decenni, perdono gradualmente la speranza di rivederlo e, anche se in modo diverso per ciascun figlio, i loro sentimenti nei confronti del padre cambiano con gli anni. Dall’altro lato del wormhole per Cooper sono passati appena un paio d’anni e nonostante si renda conto che i suoi figli sono cresciuti, il suo modo di percepirli non è diverso da com’era pochi mesi prima. Ed è proprio il legame con i figli il tassello che permette la realizzazione dell’impresa: solo facendo cooperare scienza e umanità c’è una possibilità di salvezza.