La protesta degli studenti dell’Accademia (e non solo)

studenti per accademia
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I collettivi studenteschi “Studenti Per” e “Unione degli Universitari di Verona” non sono soddisfatti delle misure discusse in Parlamento in merito alle istituzioni Afam – Alta Formazione Artistica e Musicale, in cui rientrano le Accademie di Belle Arti (statali e non), i Conservatori, le Accademie di Danza e Arte Drammatica e gli Istituti Statali Superiori per le Industrie Artistiche.

I due gruppi studenteschi hanno espresso il proprio disappunto attraverso un comunicato: «Il 12 dicembre in Commissione Bilancio al Senato – si legge – sono stati approvati emendamenti che prevedono alcune misure a favore delle istituzioni Afam: 1,5 milioni per gli studenti disabili, 10 milioni al fine di consentire il rimborso del mancato introito derivante dalla NoTax Area e lo sblocco dei contratti Co.Co.Co. (il cui blocco nei mesi passati causò in molte realtà Afam un arresto della didattica, con gravi ricadute sul diritto allo studio)» .

«­­Come collettivo studentesco dell’accademia “Studenti Per” e come “Unione degli Universitari di Verona” riteniamo che questo altro non sia che un palliativo a una situazione da sempre immersa nella più grande precarietà».

Il manifesto

Insieme alla CPCSAI (Conferenza dei Presidenti delle Consulte Studenti ABA e ISIA) è stato steso un manifesto che raccoglie le istanze e le proposte dei gruppi studenteschi:

  1. Come studenti dell’universo Afam non conseguiamo una laurea ma un “diploma equipollente“, che ci discrimina dall’accesso a determinati sbocchi lavorativi/prospettive di formazione;
  2. Troppi docenti a contratto: chiediamo una forte manovra di assunzione del personale in organico per prevenire la precarietà dilagante alla base della didattica (come i contratti Co.Co.Co.);
  3. Da tempo si sta verificando una crescita costante di iscritti all’interno delle istituzioni Afam (dal 2010/11, in media, ogni anno del 7%): mancano sempre più investimenti in spazi nuovi, costringendo di conseguenza le singole istituzioni a scaldarsi con la legna che hanno;
  4. Mancanza di dottorati e master per la ricerca artistica: ulteriore discriminazione rispetto alle prospettive che offre il percorso universitario, e che incide fortemente sulla formazione di noi studenti;
  5. Il carovita studentesco è oneroso, specie dal momento che anche nell’universo Afam noi studenti siamo costretti in autonomia all’acquisto di costoso materiale artistico o più in generale didattico;
  6. Non possiamo disporre di più di tre appelli ufficiali per gli esami: uno a sessione;
  7. A differenza del mondo universitario, non disponiamo di un organo di rappresentanza riconosciuto a livello nazionale (come il Cnsu: Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari).

Per questi motivi mercoledì 18 dicembre, a pochi giorni dall’anniversario della legge 508 del 21 dicembre 1999 (che provò ad equiparare il sistema Afam a quello universitario), i gruppi studenteschi hanno srotolato dalla sede centrale dell’Accademia di Belle Arti di Verona uno striscione che recita “Stato – precario – dell’arte“, seguito dall’hashtag della campagna della CPCSAI #chiamataallearti.

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Deborah Fruner, coordinatrice dell’Unione degli Universitari Verona, dichiara: «La disparità che i nostri compagni che studiano nel mondo afam soffrono rispetto a noi universitari è drammatica, specie in Italia, dove non si investe coerentemente nell’istruzione. Ho la convinzione che nel passato e nel presente del nostro paese la formazione artistica soffra di un pregiudizio culturale che la relega spesso a mero hobby, e non a un dignitoso percorso didattico e di ricerca».

Conclude Anna Antonuzzi, rappresentante della consulta studentesca in accademia e membro del collettivo studentesco Studenti Per – Accademia di Belle Arti di Verona: «Come studentessa e artista non soffro unicamente del disinteresse finanziario ministeriale, ma anche di questo pregiudizio che calpesta il mio studio, il mio lavoro e la mia ricerca artistica. Il nostro diploma è un semplice contentino per anni passati sotto una didattica precaria, pretendiamo un titolo di laurea vero e proprio. L’arte crea comunità, aggregazione e coscienza, riflette sul nostro essere e anticipa l’avvenire. L’arte non è inutile, la ricerca artistica non lo è. Occorre urgentemente che il Ministero investa concretamente nell’alta formazione artistica, per darle la dignità che merita».

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