La faccenda della Fiera al maschile è diventata grossa, e altre storie

Elena Bonetti
Elena Bonetti
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Mancano 17 giorni alla data delle elezioni amministrative, il 12 giugno. L’aggiornamento settimanale sulla campagna elettorale a Verona: la storia delle nomine solo maschili nel cda di Veronafiere è arrivata al Governo, mentre Tommasi deve far tacere i propri alleati.

Qui su Pass raccontiamo con cadenza settimanale l’avvicinamento al voto. Le puntate precedenti:

Le nomine di Veronafiere fanno discutere anche a Roma

Nell’ultima uscita di questa rubrica sulla campagna elettorale a Verona, abbiamo dato ampio spazio alle polemiche nate dalle nomine tutte maschili nel consiglio di amministrazione di Veronafiere Spa, l’azienda – di cui il Comune di Verona è primo azionista con quasi il 40 per cento delle quote – che gestisce la fiera di Verona.

La vicenda rientra nella campagna elettorale perché i legami fra gestione amministrativa e aziende partecipate sono strettissimi. Ancor prima dell’ufficializzazione dei nomi, la critica principale delle opposizioni fu la decisione stessa di procedere con il rinnovo del cda come da programma, invece di attendere le elezioni e quindi dare al nuovo sindaco la facoltà di indicare i nomi per quanto compete al Comune.

Il presidente eletto è Federico Bricolo, già parlamentare, oggi commissario elettorale della Lega. Uno dei due vicepresidenti è Matteo Gelmetti, oggi candidato al consiglio comunale con Fratelli d’Italia.

Il dibattito intorno all’assenza di donne era poi stato sollevato soprattutto da esponenti del Partito Democratico, ma anche di Traguardi e Più Europa, tutti membri della coalizione che sostiene Damiano Tommasi.

«C’è del furore maschilista nell’osservare la voluta e ripetuta discriminazione nei confronti delle donne che caratterizza l’attuale assetto di Veronafiere» aveva dichiarato il deputato e candidato al consiglio comunale del Pd Gianni Dal Moro.

Il sindaco Federico Sboarina (FdI) si era difeso così: «La parità di genere è buona solo quando serve a fare polemica, non quando va applicata. La professionalità delle donne è una cosa seria, che esiste e non va strumentalizzata. Invece la sinistra ci costruisce una speculazione priva di fondamento».

Ieri sono arrivate anche le dichiarazioni della Ministra per le pari opportunità Elena Bonetti: «L’aver proceduto a nomine di soli uomini nel cda di Veronafiere ritengo sia un fatto grave che colpisce ed è in contrasto con la scelta chiara che come Governo stiamo portando avanti per promuovere pari opportunità e leadership femminile».

Bonetti è di Italia Viva, partito che a Verona sostiene l’altro candidato, Flavio Tosi. Sempre la ministra: «È un fatto grave in sé e per gli effetti che ha sulla comunità di Verona, dandole un volto parziale che non merita».

Annunciata dalla deputata Pd Alessia Rotta (candidata anche per il consiglio comunale) un’interrogazione parlamentare: «Sulle nomine tutte al maschile ai vertici di Veronafiere ho depositato in Parlamento un’interrogazione alla ministra Bonetti, perché si attivi velocemente per chiarire se è stata aggirata la legge che prevede il rispetto della parità di genere nella composizione dei CdA delle aziende pubbliche».

Litigi nella coalizione di Tommasi

Al di là delle presentazioni di liste e candidati, con cui procedono a ritmo serrato tutte le coalizioni, Damiano Tommasi si è dovuto occupare di una spaccatura all’interno della sua ampia coalizione di centro-sinistra. Carlo Calenda, leader di Azione, è impegnato in una lotta senza quartiere al Movimento Cinque Stelle: a Verona però sostengono entrambi Tommasi.

Il M5S non presenta una lista propria, ma ha due candidati all’interno della lista “Damiano Tommasi Sindaco”, mentre Azione è federata con Più Europa.

Il ministro pentastellato Federico D’Incà è stato a Verona per incontrare i candidati e Tommasi, provando a conciliare con un «perdono Carlo Calenda» per le precedenti esternazioni. Calenda ha risposto così:

Prima che il tutto scivolasse su un piano inclinato insidiosissimo, Damiano Tommasi è dovuto intervenire con delle dichiarazioni piuttosto dure, per i suoi toni generalmente molto molto pacati: «Basta bisticci dialettici. Siate responsabili. Non ci piace emulare le destre nelle schermaglie».

E ancora: «Il progetto di Rete! è nato a Verona con la voglia di andare oltre i simboli, perché siamo consapevoli che sono le persone a fare la differenza e ciò è stato dimostrato in tutti questi mesi attraverso un poderoso lavoro di squadra, dove le diversità stanno rappresentando una risorsa in presenza di valori e obiettivi condivisi . L’ho detto più volte, la partita nazionale deve rimanere fuori dal perimetro del nostro progetto». Finisce qui? Vedremo.

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L’appuntamento settimanale qui su Pass prosegue mercoledì prossimo. L’autore di questa rubrica di Pass, dedicata alla campagna elettorale a Verona, ha anche una newsletter bisettimanale sul tema, si chiama Sasso d’Adige e ci si iscrive qui.

Alessandro Bonfante

Direttore editoriale di Pass Magazine da ottobre 2017, in redazione dal 2014. Laureato in lingue per il commercio e laureando alla magistrale di editoria e giornalismo.

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