“La crisi ucraina fra storia, diritto e politica”
Da quando è scoppiata la guerra in Ucraina, l’Università di Verona e le associazioni studentesche stanno organizzando numerosi convegni e incontri per cercare di comprendere come si è potuti arrivare allo scoppio di un altro conflitto in Europa nel XXI secolo. Professori esperti di storia, diritto e politica estera hanno cercato di raccontare la guerra in Ucraina agli studenti del nostro Ateneo.
Si è svolto martedì 22 marzo al Polo Santa Marta il convegno “La crisi Ucraina fra storia, diritto e politica”. All’incontro sono stati invitati diversi esperti per fare chiarezza sulla situazione storica, giuridica e politico culturale dell’Ucraina, il paese scenario di crimini e dolorose stragi dell’ultimo periodo.
Simone Bellezza, docente di storia contemporanea, ha fornito un quadro generale dell’evoluzione storica dell’Ucraina post Sovietica dal 1991. Particolare attenzione è stata data alla questione linguistica del paese. Il docente ha spiegato che attualmente in Ucraina la popolazione conosce e parla sia la lingua russa sia quella ucraina. C’è una vera e propria compenetrazione delle due lingue: anzi la più diffusa sembra essere quella russa, tanto che negli ultimi anni sono state emanate diverse leggi per incrementare lo studio della lingua ucraina nelle scuole e nelle università.
A differenza della maggior parte degli stati, dove la lingua è anche e soprattutto un segno della propria appartenenza nazionale, in Ucraina la conversazione quotidiana avviene di norma in due lingue. Allo stesso modo, sono frequenti matrimoni misti tra ucraini e i così detti russofoni, che il presidente Putin si è sentito in dovere di difendere da presunte discriminazioni di fatto totalmente inesistenti.
La discussione si è poi spostata sul piano giuridico con la professoressa Annalisa Ciampi. La docente di diritto internazionale ha spiegato dal punto di vista tecnico cosa è accaduto nell’ultimo mese: uno stato (la Russia) ha violato il divieto dell’uso della forza nei confronti di un altro stato (l’Ucraina). L’invasione russa ha provocato una reazione di legittima difesa sia da parte dello Stato aggredito, sia da parte di tutta la comunità internazionale.
Tuttavia la docente ha fatto riflettere sul perché, a un mese dall’inizio del conflitto, non si riesca a fermare l’uso delle armi da parte del presidente Putin. Il problema si pone poiché quest’ultimo ha attaccato l’Ucraina adducendo come giustificazione la tutela delle minoranze. La Corte di Giustizia non può intervenire contro la Russia per aver violato il divieto dell’uso della forza, in quanto questa potenza ha cercato di giustificare le sue azioni.
Inoltre, allo stato attuale, la Nato non è direttamente coinvolta nel conflitto, quindi non ha l’obbligo di intervenire, ma i singoli paesi che ne fanno parte possono decidere di avviare iniziative autonome.
Le organizzazioni internazionali e gli Stati hanno scelto di rispondere attraverso pesanti sanzioni economiche. Una reazione decisiva è arrivata soprattutto dal settore privato. Mai come in questo periodo storico, le imprese hanno assunto un ruolo così determinante all’interno dell’assetto geopolitico. Nelle ultime settimane abbiamo assistito alla fuga dei grandi brand (tra i più famosi Apple, Adidas, H&M …), ma anche alla scelta coraggiosa di molti esponenti del mondo dello sport e della cultura di chiudere i loro contratti con la Russia.
Tutti questi strumenti di “soft diplomacy” hanno contribuito a costruire un quadro giuridico rassicurante, tuttavia il conflitto continua. Quali sono quindi le strategie da adottare per uscire da tale situazione?
Secondo la professoressa Ciampi, il conflitto può essere risolto solo su terreno o sul tavolo della diplomazia. Il linguaggio adottato non sembra però essere conforme in toto a quello della diplomazia politica. È pertanto necessario instaurare un dialogo interdisciplinare, che possa far fronte alle varie dinamiche che caratterizzano il nuovo quadro geopolitico.
Ma noi studenti come possiamo reagire alle immagini strazianti che vediamo ogni giorno in tv o sui social? Secondo il professore Renato Ciamurri, docente di storia contemporanea, bisogna innanzitutto esercitare un giudizio morale basato sui principi della libertà, della dignità umana e della giustizia. Non si può essere imparziali, ma soltanto intellettualmente onesti. La resistenza dell’Ucraina è una lotta per la libertà e un tentativo di opporsi ad un modello antidemocratico e totalitario.
Importante è sicuramente la componente femminile, le donne ucraine che stanno partecipando in massa alla resistenza. A proposito di donne, il momento più toccante dell’evento è stato proprio l’intervento di Daryna Zarutska, studentessa Ucraina di Univr che si trova attualmente a Kherson, città occupata dall’esercito russo.
La ragazza si sarebbe dovuta laureare proprio nella giornata di martedì. Collegata in streaming, Daryna con gli occhi lucidi ha parlato delle difficoltà riguardo l’acquisto del cibo, dato che i prezzi si sono raddoppiati. «Il pane è molto raro da trovare – dice la studentessa -. Viviamo in uno stato di costante terrore».
La giovane donna ha rivolto numerosi ringraziamenti per il supporto e l’attenzione verso il suo Paese, in particolare al professore Bellezza che, grazie alla sua vasta conoscenza della storia ucraina, ha chiarito la natura democratica di questo Stato.
Il nostro augurio più sincero va a Daryna, che ha espresso il desiderio di poter partecipare almeno alla cerimonia di proclamazione qui a Verona. Con la speranza di rivederla al più presto in città, il nostro più caloroso abbraccio va a tutta la comunità studentesca ucraina, che da ormai un mese sta affrontando l’incubo della guerra. Forza ragazzi siete forti, ad maiora!
Articolo di Annachiara Bartocci