La Carmen, al 96° Opera Festival 2018 dell’Arena di Verona
L’amore è un piccolo zingaro, non ha mai, mai conosciuto legge, se tu non mi ami, io ti amo, se io ti amo, attento a te!
Sapete a chi appartengono queste parole così suadenti e provocatorie?
A Carmen, una delle donne più fatali che la letteratura e il melodramma abbiano conosciuto sino ad ora. Una zingara gitana che, col suo animo ribelle e la sua seduzione demoniaca, riusciva a stravolgere la vita e i sentimenti d’ogni uomo. Un felino insaziabile, vorace che sceglieva le prede più difficili da conquistare, per poi farle innamorare perdutamente di sé e lasciarle poco dopo in preda al dolore. Una figura maledetta che pagherà il suo fascino dannato col suo stesso sangue.
Questo personaggio così oscuro, quanto terreno, venne concepito per la prima volta da Prosper Mérimée attorno agli anni ’40 dell’800, per il capolavoro letterario intitolatasi “Carmen”, che in seguito, grazie al celebre compositore e melomane Georges Bizet e ai librettisti H. Meilhac e L. Halévy, divenne una nota opera lirica. Sfortunatamente il giovane e talentuoso Bizet conobbe solo aspre critiche rivolte al suo capolavoro, presentato per la prima volta all’Operà-comique di Parigi nel 1785. Un anno dopo la morte del compositore, con la rilettura di Ernest Guiraud, la pièce riscosse successo alla corte di Vienna che le permise di divenire uno dei capisaldi delle Opere in musica dell’800.
Non si può dunque negare che Bizet sia stato uno di quei poveri geni che in vita non abbia potuto godere dei frutti della sua genialità. Ebbene, per ribadire la grandezza di questo compositore, Fondazione Arena di Verona ha voluto inserire all’interno del suo 96° Opera Festival 2018 la bella e indimenticabile Carmen.
L’opera inscena la storia di una zingara di nome Carmen, un’ammaliante donna di Siviglia dedita alla delinquenza e al libertinaggio, che riesce a far impazzire il sergente Don José, un uomo corretto che aspirava alla carriera militare e a un matrimonio sereno. Don José per evitarle la condanna si fa arrestare e in un secondo momento abbandona l’esercito, sua madre e la sua futura moglie Micaela per seguire l’amata. In seguito, dopo varie peripezie, nel covo dei contrabbandieri Don Josè incontra il nuovo amante di Carmen, il torero Escamillo, che la invita a vedere il suo spettacolo all’arena di Siviglia. Don José sfida Escamillo a duello, ma entrambi vengono fermati da Carmen e dall’arrivo di Micaela che avvisa José delle condizioni precarie della madre. Alla fine Don José, recatosi ubriaco all’arena e preso da un attacco d’irrefrenabile gelosia, ammazza Carmen per aver rifiutato il suo amore e si consegna ai gendarmi spagnoli.
Una storia amara ma che indubbiamente riesce sempre a regalare una ventata di sfrenata passione. Un racconto che abbatte l’immagine rinascimentale di donna angelo e che riporta una figura femminile nuda e cruda, nelle sue bellezze e nelle sue meschinità. In questa narrazione la classe nobiliare scompare lasciando il posto al quarto stato del Pellizza e anche a un ipotetico quinto. Gli zingari, i soldati semplici, le sigaraie, i contrabbandieri sono all’ordine del giorno come la violenza fortuita da semplici litigi. Un’opera che non parla solo di un amore esasperato e logorante ma anche di una quotidianità sconosciuta all’alta borghesia e di un erotismo animalesco che solo chi ne era a diretto contatto poteva conoscere.
Un dramma musicale che presenta una drammaturgia “senza età” e che, in quanto tale, non ci stupirebbe se venisse trasposto nel ‘900 e più di preciso ai tempi della seconda guerra mondiale, come è avvenuto nel nuovo allestimento, dell’Arena di Verona, ideato dal regista argentino Hugo de Ana. Scenografia e costumi sono riusciti a ricreare l’atmosfera ideale per la totale immersione dello spettatore nell’epoca storica. I performer, compresa l’interprete della Carmen, calzavano perfettamente nel loro ruolo sia a livello vocale che recitativo. Da non dimenticare il direttore d’orchestra e l’orchestra stessa, che hanno saputo ricreare musicalmente il virtuosismo che traspare dagli spartiti di Bizet.
Il corpo di ballo assieme, alle comparse, è riuscito a ricoprire lo spazio scenico donando allo spettacolo quel senso di completezza ed armonia, utile e necessario per una pièce di questo spessore.
Spettacolo del 28 Agosto 2018, Arena di Verona
Direttore Francesco Ivan Ciampa
Regia Scene e Costumi Hugo de Ana
Coreografo Leda Lojodice
Light desing Paolo Mazzon
Projector desing Sergio Metalli
CAST
Carmen Carmen Topciu
Micaela Eleonora Buratto
Frasquita Barbara Massaro
Mercédès Clarissa Leonardi
Don José Brian Jagde
Escamillo Alberto Gazale
Dancario Biagio Pizzuti
Remenando Enrico Casari
Zuniga Luca Dall’Amico
Moralès Gocha Abuladze
Valérie Blueor (Valeria Pegoraro)