King Karl
Questa settimana la rubrica di moda di Pass Magazine vi parla di Karl Lagerfeld, stilista, ma anche tanto altro, che ha segnato la fashion industry grazie alle sue idee e alla sua eccentrica personalità.
Karl Otto Lagerfeld, nasce nel 1933, almeno secondo un certificato di battesimo trovato agli inizi degli anni duemila, questa informazione da lui fu però smentita di continuo. Figlio di Otto Lagerfeld, produttore di latte condensato e Elisabeth Bahlmann, discendente di una famiglia di politici cattolici, visse un’agiata vita borghese. Per un periodo della sua infanzia si dedicò allo studio della musica, suonava in particolare il pianoforte, ma un giorno sua madre stanca del fatto che lui non fosse molto capace a suonare gli chiuse le dita in esso, perciò non gli rimase altro da fare se non disegnare. Il momento decisivo, quello in cui capì che voleva fare lo stilista, arrivò nel 1947, quando Dior organizzò una sfilata a Amburgo, la sua città natale.
Nel 1954, quando viveva già a Parigi, partecipò a un concorso per il quale gli fu chiesto di immaginare e disegnare un cappotto. Il concorso lo vinse e poco dopo venne assunto da Pierré Balmain come assistente, ma insieme a lui nella categoria vestiti vinse anche Yves Saint Laurent, un amico e nemico, un rivale sulle passerelle ma anche in amore. Parlando proprio della sua vita amorosa, possiamo dire che il suo unico partner per 20 anni fu un dandy francese di nome Jacques. I due non ebbero un rapporto convenzionale, Karl stesso affermò che non dormirono mai insieme, ma nonostante il suo Jacques cambiasse costantemente frequentazioni, Lagerfeld lo sostenette economicamente fino alla sua morte, anche quando di lui si innamorò Yves.
Il suo vero e grande amore però fu sicuramente quello per la sua gattina Birmana, Choupette. Più volte affermò di odiare la vita coniugale e che quindi la compagnia di questa delicata e elegante compagna di vita, fino ai suoi ultimi giorni, fosse perfetta per potersi dedicare a quelli che erano i suoi molteplici interessi. Lo possiamo infatti definire come un artista eclettico: ha diretto un film, letto centinaia di libri, collezionato vari elementi d’arredo, realizzato fotografie e tanto altro.
Tornando al suo lavoro, Karl, si è sempre definito un freelance, uno spirito libero ma allo stesso tempo un mercenario. Tra i vari incarichi della sua carriera, lavorò per Patou, assumendone la direzione, disegnò poi per brands come Chloé, Krizia, Valentino e Fendi, lanciando poi negli anni 80 il suo brand omonimo. Sicuramente però il suo incarico più celebre fu quello svolto per circa trent’anni da Chanel. Fu grazie a lui che la griffe si risollevò dopo un periodo di declino. Riuscì a coniugare le linee guida della maison, quelle che ne componevano la storia, con il futuro, senza avere quindi uno sguardo nostalgico.
Fece il suo debutto creando il “Little black dress”, nel quale unì elementi caratteristici come la giacca di tweed o l’intramontabile filo di perle, dando loro una silhouette che si adattasse al corpo. O ancora nell’autunno/inverno 92-93 accostò alla giacca da motociclista di pelle nera, con grossi bottoni, una leggiadra gonna da ballerina color pastello.
Lagerfeld è morto il 19 febbraio del 2019, lasciando però impressa la sua memoria nel mondo. Nel luglio dello stesso anno è stata realizzata una mostra in suo onore a Parigi, al Grand Palais, intitolata “Karl Forever”. Un ulteriore tributo è quello che è sfociato nel “The White Shirt Project”, in cui è stato chiesto a suoi amici, artisti e modelle, di reinventare uno dei suoi capi iconici: la camicia bianca. Importante è stata anche l’ultima sfilata da lui realizzata, a tema alpino, con una collezione di vestiti da apres-ski, a cui hanno partecipato tra le tante all’interno del cast, alcune delle sue muse come: Cara Delevigne e Kaia Gerber, che insieme alle altre si sono commosse nel momento della chiusura.
Nell’ultimo anno poi troviamo altri tributi in suo onore come l’intero numero di maggio della copertina di Vogue US, su cui spiccano: Anok Yai, Shalom Harlow, Kendall Jenner, Liu Wen, Adut Akech, Natalia Vodianova, Naomi Campbell, Amber Valletta, Gigi Hadid, e Devon Aoki, tutte vestite da stilisti diversi che si sono ispirati però a Karl e al suo lavoro, per creare delle vere e proprie opere d’arte. Inoltre il Met Gala di quest’anno sarà dedicato a colui che è stato definito dalla testa giornalistica “Indipendent”: “L’uomo più potente nella moda“. Il tema della serata sarà: “Karl Lagerfeld: A Line of Beauty”, a cui seguirà una mostra a lui dedicata al Metropolitan Museum.
Nonostante quindi le varie controversie sulla sua figura, legati a commenti taglienti su vari temi, a giudizi ogni tanto un po’ troppo spietati, al non voler rinunciare all’uso di pelli e pellicce, rimane certo il fatto che Karl sia riuscito a lasciare un impronta indelebile del suo passaggio sia nei cuori delle persone, sia nell’industria della moda tramite il suo lavoro.
Articolo a cura di Dumitru Ciutac