L’Unione Europea che unisce anche i ragazzi
Abbiamo intervistato i due fondatori di Jack & (Eu)rope e il responsabile Ufficio Sviluppo sezioni e territorio di Gfe Italia
di Beatrice Castioni
Due associazioni per avvicinare i coetanei all’Unione Europea, alle sue leggi e ai sussidi per i giovani che propone. Per renderci più consapevoli sull’istituzione che ci riguarda da vicino. Abbiamo quindi chiesto il contributo di Jacopo, Eugenia e Gianluca, che raccontano il loro impegno e i progetti che stanno sviluppando in merito.
1. Com’è nata l’idea di parlare di Unione Europea ad un target giovanile e con una struttura piuttosto informale?
Jacopo e Eugenia: Inizialmente la nostra idea era quella di creare delle presentazioni sull’Unione Europea, accompagnate da slide (chiamate “euroboxes”). Lo scopo, proporle in giro per scuole, associazioni e istituti. Un progetto simile richiede un certo tipo di organizzazione e un coinvolgimento limitato di persone che si recano fisicamente nel luogo da te proposto.
Il nostro obbietivo era però raggiungere il maggior numero di persone possibili. Da qui l’idea di creare un canale Youtube dedicato alle tematiche europee. La sfida era presentare un argomento di nicchia e spesso di secondo piano (nonostante la sua importanza) attraverso una comunicazione diretta, chiara, semplice e anche divertente. Il nostro target? Vorremmo che fosse trasversale: utilizzando uno strumento come Youtube è ai giovani che si arriva prima, ma noi speriamo di raggiungere tutte le fasce d’età; pensiamo che l’Unione Europea debba entrare nella vita di tutti gli individui.
Gianluca: Tutte le persone che si occupano della pubblicazione di Eureka fanno parte della sezione di Verona della Gioventù federalista europea, associazione che si impegna a portare avanti l’idea della creazione degli Stati uniti d’Europa sia fra i giovani in generale, ma anche verso la classe politica.
Come sezione della Gfe, abbiamo quindi pensato a Eureka come a uno strumento da un lato per presentare queste idee, seguendo i fatti principali della politica europea in maniera non “pesante”. Dall’altro anche per promuovere più in generale il dibattito pubblico sull’Europa (tramite anche gli altri incontri che organizziamo in università con il nostro gruppo studentesco).
2. Come fare, a vostro parere, a trasformare l’europeismo in quotidianità e non in materia astrusa?
J/E: Uno, facendolo conoscere; due, facendolo nel modo giusto! Spesso l’UE è percepita come una sorta di mostro burocratico arroccato nella lontana Bruxelles che si manifesta a tutti solo una volta ogni cinque anni in occasione delle elezioni del Parlamento Europeo ( un po’ come i mondiali di calcio!) In realtà questa distanza è dovuta alla poca conoscenza ma anche al fatto che l’UE “si vede poco”.
Qui è dove noi vogliamo rimediare, cercando di far maturare una maggior consapevolezza e coscienza europea, ma è fondamentale la comunicazione. Saperla sfruttare è la “conditio sine qua non” per avere successo; ogni giorno ci confrontiamo e cerchiamo di utilizzarla al meglio, c’è molto da fare e da imparare (soprattutto dall’esperienza “sul campo”) ma è anche divertente cercare sempre dei modi e degli spunti diversi per raccontare e raccontarsi.
In questo i social sono “il nostro campo di battaglia” poiché ci permettono di arrivare a numerose persone ma anche di capire rapidamente cosa funziona di più e cosa meno. La sfida è avvicinare le persone a qualcosa di apparentemente astruso con un linguaggio comune (tanto che la location per i nostri video è il nostro letto di casa con noi due in pijama!).
G: Il sentimento di identità europea, non solo fra gli europeisti ma anche fra chi è meno favorevole al progetto di integrazione europea, è presente nei fatti. Più fra noi giovani che fra i nostri genitori: come i nostri coetanei francesi, tedeschi, spagnoli, andiamo in vacanza a Barcellona o in Grecia, guardiamo le partite di Champions League, seguiamo i nostri cantanti preferiti su Instagram… Manca un po’ invece la consapevolezza dell’identità europea, questo sì: per il contesto politico di oggi e tanti altri motivi.
3. Quali sono i progetti più degni di nota che secondo voi sono in atto adesso, riguardo all’Unione?
J/E: Strategia Europa 2020 sulla crescita sostenibile e Horizon 2020 per la ricerca e l’innovazione. Si parla di progetti ambiziosi, che mettono a nudo anche le mancanze oltre che i progressi dell’Unione Europea. Evidenziano le aree d’azione e di investimento e si pongono obbiettivi importanti all’insegna del progresso.
G: Un’iniziativa interessante penso sia quella per un bilancio dell’Eurozona, che permetta di stabilizzare l’area euro e di fare, a livello europeo, gli investimenti di cui c’è bisogno per sviluppare una green economy, adattarci alla rivoluzione tecnologica e a tutte le grandi trasformazioni in corso. Più in generale, credo non ci sia dubbio che la forma istituzionale dell’Ue vada rivista.
4. Scuola e politica: quanto è importante insegnare le basi di una consapevolezza politica ai ragazzi?
J/E: Estremamente importante, ora più che mai. Stiamo assistendo all’affermazione mondiale di realtà come la Cina e l’India, che insieme a colossi come Russia, Stati UnIti e Brasile si contendono le sorti del mondo. Nonostante la forza del nostro mercato, politicamente siamo ancora dei nani, e in tutti questo rappresentiamo il 7% della popolazione mondiale.
Bisogna ricercare la nostra forza e la nostra identità in un’ottica fortemente europeista. Sarebbe bello poter introdurre maggiormente nelle scuole progetti, orari e iniziative sull’Unione Europea (anche se già ci sono, andrebbero implementati sia per quantità di ore che per qualità di insegnamento).
G: Estremamente importante: purtroppo la politica è oggi molto spesso vista (in molti casi non a torto) come un qualcosa di corrotto, da cui è meglio stare alla larga. Recuperare il senso dell’importanza di interessarsi al bene comune pensiamo sia fondamentale.
5. Raccontateci quali sono le scadenze settimanali del vostro palinsesto (Facebook, Youtube, Instagram) e i vari formati.
J/E: Su Youtube ogni settimana esce un nostro video, e su Facebook ogni domenica alle 21.30 esce una #europill. Le #europills sono “pillole” di Unione Europea, ovvero in un minuto raccontiamo una curiosità, un evento, un portale utile. Inoltre su Facebook carichiamo articoli che riteniamo interessanti su vari aspetti dell’UE o contenuti storici/economici o di altro genere sempre inerenti. Su Instagram condividiamo ogni domenica alle 21.30 le #europills ma principalmente lo usiamo per le stories e per foto o post che abbiano un impatto visivo.
G: Ogni due mesi circa pubblichiamo un nuovo numero della rivista, con articoli sui fatti politici recenti, che poi condividiamo anche sul sito e sui social, e le rubriche fisse. Da quando abbiamo iniziato a pubblicare, abbiamo una rubrica Erasmus, con i racconti di ragazze e ragazzi che hanno passato un periodo all’estero, e poi solitamente ogni anno introduciamo una rubrica annuale. Sulle istituzioni europee, sui personaggi famosi che si sono spesi per l’unità dell’Europa, interviste speciali…
6. In una quotidianità nella quale Youtube è diventato prevalentemente luogo di video di poco spessore e di intrattenimento per adolescenti, e il giornale cartaceo è diventato prevalentemente di interesse per un pubblico “scelto”, cosa vi ha spinto ad usare ugualmente queste piattaforme, per un argomento così serio?
J/E: Ci siamo ispirati a Breaking Italy, canale d’informazione. Il pubblico va creato col tempo, ma l’idea di poter rendere interessante e seguito un canale Youtube che non si occupi di intrattenimento ma di informazione è per noi la vera sfida. Ci affascina l’idea di poter parlare di argomenti seri utilizzando il linguaggio di Youtube, cercando di rompere la barriera ex-cathedra che alcuni sarebbero tentati di alzare e stando sullo stesso piano dei nostri interlocutori.
Confrontandoci coi nostri amici e coetanei riscontriamo un’esigenza e un desiderio maggiori di saperne di più in merito all’UE, ma spesso è difficile trovare dei punti di riferimento per farlo. Informarsi tramite articoli e siti istituzionali richiede tempo e impegno, mentre un video ha una reperibilità e una fruibilità piu’ pratiche e immediate. Caratteristiche che, unite ad un linguaggio semplice ed informale, invogliano ad informarsi.
Per chiunque poi volesse approfondire le informazioni che diamo nei video, in descrizione lasciamo sempre dei link utili che rimandano alle pagine ufficiali degli argomenti trattati o degli eventi che proponiamo. All’inizio di ogni video parliamo di eventi o bandi di cui approfittare per dare anche delle opportunità pratiche in giro per l’Italia.
G: È vero che il cartaceo sta sempre più cedendo il passo al digitale, però crediamo che, nel contesto universitario, una rivista di carta, che si possa sfogliare, portare a casa, su cui magari passare un po’ più di tempo, possa ancora avere un senso. Mentre un articolo su internet spesso si perde nel mare di link e post e viene letto distrattamente, con molta fretta… Certo, la sfida è quella di raggiungere non solo i pochi già interessati alla politica europea, ma anche tutta la comunità studentesca in generale.
7. Progetti futuri per i vostri canali social?
J/E: Continuare e consolidare questa programmazione sperimentando (essendo ancora agli inizi) ed esplorando diversi linguaggi. Le idee poi vengono strada facendo, e, magari anche consultando il nostro pubblico, ci piacerebbe creare una campagna estiva. Molte persone sono ignare delle possibilità che può dare l’Unione Europea in più ambiti: progetti come la Garanzia giovani, lo Small business Act, il Fondo Sociale Europeo e molti altri spesso sono conosciuti da pochi.
I nostri ospiti sono persone che hanno usufruito di esperienze come queste, in prima persona. I nostri inviti durante i video sono indirizzati a tutti; chiunque abbia un esperienza “europea” (bella o brutta) da condividere con noi e col pubblico ha le porte aperte.
G: Fare in modo che il dibattito sull’Europa sia sempre più seguito da studenti e studentesse dell’Univr, cercando nuovi strumenti per promuoverlo!
Contatti di Jack & (Eu)rope e della pagina Youtube.
Contatti di Gfe Verona e della rivista Eureka.