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“Le persone che sono folli abbastanza da credere di poter cambiare il mondo, sono le uniche a farlo”. Cosi mi risuona alla mente una frase tratta dallo spot di APPLE lanciato nel 1997 , di grandissima e lucidissima ispirazione: Think Different. Ad onor del vero, ho ripensato a questa campagna pubblicitaria dopo aver visto il candidato come miglior film agli Oscar 2015 “Selma, la strada per la libertà”.
La regia di Ava DuVernay ci racconta le marce da Selma a Montgomery condotte spiritualmente ed attivamente da Martin Luther King, pastore protestante afroamericano, che a partire dagli anni 50 del novecento, scosse la politica e la società degli Stati Uniti di quegli anni.
Il 25 Marzo 1965, l’attivista, già premio Nobel per la pace nell’ottobre del 1964, e reso celebre dall’indimenticabile discorso tenuto presso Washington “I have a dream”, condusse migliaia di dimostranti a Montgomery in Alabama dopo 54 km e 5 giorni, partendo da Selma, abbracciando la filosofia della “non violenza”. L’obiettivo: ottenere il riconoscimento dei diritti civili delle popolazioni Afroamericane e conquistare l’imprescindibile diritto al voto, poi, ottenuto grazie alla legge del Presidente degli Stati Uniti Johnson , la cosidetta Voting Rights Act. Le marce di protesta non cominciarono né si conclusero qui.
Nel 1966 partirono ulteriori campagne a Chicago contro la discriminazione dei neri nei quartieri della città dell’Illinois, osteggiata tuttavia dal sindaco della città. Ma la fiamma ormai accesa e divampante nell’animo di King e di tutte le migliaia di dimostranti attivisti non si spegne, non si affievolisce, anzi sempre più si accende e travolge tutti, tra momenti di sgomento, tensioni e violenza e aspettative deluse, ma il legno brucia, arde di un fuoco inconsumabile. Nell’aprile del 1968, King venne ucciso con un colpo di fucile alla testa, sportosi dalla finestra della sua camera del Motel a Memphis, ultima città inondata personalmente dalla sua campagna.
Questi, in estrema sintesi, i punti salienti della lotta condotta da quest’uomo (illuminato?) a favore dei suoi concittadini afroamericani; un uomo che mise a disposizione dell’umanità la sua vita, la sua forza, il suo coraggio, le sue abilità oratorie di pastore usate per scuotere gli animi con energia positiva e vigore di chi in lui vedeva un faro luminoso di speranza.
Un uomo che impiegò la sua fede per cambiare la situazione, per innescare un cambiamento, per ESSERE il cambiamento in quel mondo in cui viveva. Un uomo che si sacrificò e che, nel suo intimo intimorito e dubbioso dei risultati grandiosi da egli stesso ottenuti, lottò a testa alta mosso da una luce e da una verità interiore che gli sussurrava di continuare e non demordere. Possiamo affermare che King operò nel Kairos . Parola che nell’antica Grecia rappresentava “il momento giusto”, “il tempo di Dio” indeterminato all’interno del quale qualcosa di speciale accade. L’attimo in cui qualcosa di diverso e mitico accade! E ripreso nel Nuovo Testamento, Kairos è il tempo designato nello scopo di Dio, il tempo in cui Dio agisce e si rivela nella sua potenza.
Questo film mi ha concesso grandi momenti di riflessione attorno a questa figura di uomo-ispirato; mi ha fatto invidiare la sua forza, la sua volontà d’animo inesauribile per portare a termine tutti i propositi in cui, fermamente e con tutto il suo spirito vitale, credeva ciecamente, coinvolgendo, entusiasmando, esaltando e infuocando migliaia di dimostranti. Un film che ha dimostrato e portato alla luce una figura di uomo esemplare, che si fa forte delle capacità per portare il mondo ad uno step successivo di cambiamento.
Quanti sono stati gli uomini guerrieri e insaziabili di combattere una battaglia in nome dell’umanità tutta? In nome di un ideale infuocante? Quanta energia, quanta elettricità scorre in questi uomini e che vitalità indicibile, la quale poi cambia i poli del mondo.
Possiamo approvarli, essere in disaccordo con loro, citarli, non credergli, glorificarli o svilirli. Ma, l’unica cosa che non possiamo fare, è ignorarli.
di Diana Gualtiero