Il fotografo di Mauthausen: le foto che cambiarono la storia
Continua su Pass la rubrica culturale dedicata alla Giornata della Memoria, che si celebrerà questo giovedì 27 gennaio. Oggi la redazione vi propone la produzione spagnola Netflix de “Il fotografo di Mauthausen”, che racconta la storia dello spagnolo Francisco Boix, che con le sue fotografie è riuscito a mostrarci la verità che si nascondeva dietro il filo spinato del campo di concentramento austriaco di Mauthausen.
Il recente film Il fotografo di Mauthausen narra in maniera semplice ma efficacie la storia di una delle figure più importanti, ma al tempo stesso meno conosciute, della realtà dei campi di concentramento nazisti: la storia del catalano Francisco Boix.
Il veterano della Guerra Civile spagnola Francisco Boix, fuggito in esilio in Francia dopo la vittoria franchista, si ritrova prigioniero dei tedeschi in seguito all’occupazione nazista della Francia, venendo poi internato nel campo di concentramento austriaco di Mauthausen, dove viene identificato con un triangolo blu, simbolo dei prigionieri politici spagnoli.
Arrivato a Mauthausen nel 1941, Boix viene inizialmente impiegato nella cava di granito, più tristemente nota come “Scale della Morte” o “Muro dei Paracadutisti“. Grazie all’aiuto dei suoi compatrioti del blocco 2 del campo, viene presto assegnato al servizio di identificazione dei prigionieri, che, gestito dalla Gestapo e specificatamente nella persona di Paul Ricken, si occupa di identificare e fotografare i prigionieri al loro arrivo al campo. Boix, lavorando lì, si accorge che molte foto vengono usate come propaganda, idealizzando il campo di Mauthausen come un luogo “normale”. L’uomo scopre inoltre che una sezione dell’archivio fotografico era formata da un considerevole numero di foto di internati morti “accidentalmente”, in realtà illegalmente uccisi, ragion per cui a Mauthausen tutto veniva fotografato.
Poco tempo dopo il suo internamento, Boix prende la pericolosa decisione di rubare i negativi delle foto che dimostrano le stragi di massa e la ferocia dei nazisti sugli internati. Comunica la sua idea ai componenti principali del partito comunista nel lager che approvano il suo piano. Vengono compiuti quindi 30 furti usando vari nascondigli. Una delle occasioni più importanti che poteva dimostrare fotograficamente che i vertici delle SS e del partito conoscevano quanto accadeva a Mauthausen si presenta quando il campo viene visitato dal Reichführer delle SS Heinrich Himmler. L’uomo viene accompagnato anche da Ernst Kaltenbrunner, successore di Heydrich a capo del RSHA, ovvero il responsabile di tutte le deportazioni nei campi di concentramento, da diversi membri del partito e da impiegati delle industrie che sfruttavano la cava di Mauthausen. In quell’occasione Ricken documenta tutto l’evento. Boix, con uno stratagemma, riesce a mandare fuori dal campo il materiale raccolto, riuscendo a recuperalo dopo la liberazione di Mauthausen da parte degli americani.
La testimonianza di Boix con parte delle foto e dei negativi trafugati da Mauthausen vennero usati sia nel processo internazionale di Norimberga che in quello americano di Dachau per i crimini commessi a Mauthausen.
Con la magistrale interpretazione di Mario Casas, che per girare il film ha perso ben 12 chili e che con la sua espressività enfatizza i momenti più importanti della pellicola, la regista Mar Targarona riesce nel suo intento: far conoscere la storia di Francisco Boix, “un vero supereroe, senza maschera, senza mantello e senza superpoteri” (Mario Casas, per ‘El País’, 2017, ndr).
Articolo di Martina Passanante