“Il faro di Blackdale”: alla ricerca della creatività perduta, con un pizzico di magia

Tempo di lettura: 4 minuti

Intervista ad Alvise Brugnolo, giovane autore esordiente

All’età di venticinque anni e ancora studente, pubblica il suo primo romanzo: “Il faro di Blackdale”. Stiamo parlando di Alvise Brugnolo, prossimo al conseguimento della laurea magistrale in Editoria e giornalismo. Il romanzo, edito da Onda D’urto Edizioni, sarà presentato il 28 maggio alle 18 alla libreria Il Minotauro, in via Cappello a Verona.

Innanzitutto, quando hai iniziato a scrivere “Il faro di Blackdale” e come hai avuto l’ispirazione per questa storia?

Ho iniziato a scriverlo durante gli studi triennali all’Università Ca’ Foscari di Venezia. I tempi di scrittura non sono stati troppo lunghi, ma una volta terminato diciamo che l’ho lasciato nel cassetto per un po’. L’ispirazione mi è venuta dalla lettura del libro “Cose preziose” di Stephen King, di genere horror e quindi completamente diverso dal mio romanzo. Questa storia, però, mi ha suggerito l’idea di come la vita di un piccolo paese possa essere rivoluzionata, nel bene o nel male, dall’arrivo di un personaggio misterioso che porta con sé dei doni.

Mentre scrivevi il romanzo c’era già il progetto di una pubblicazione oppure ci hai pensato dopo?

No assolutamente, l’idea di proporlo alle case editrici è arrivata dopo, anche perché quando scrivo lo faccio semplicemente per il piacere di farlo.

13177974_1028527790555073_382564656931862209_nE’ stato difficile trovare una casa editrice ch pubblicasse il romanzo? L’hai proposto a diverse case editrici?

Direi di sì, all’inizio ho provato a mandarlo anche a case editrici piuttosto grosse, non avevo niente da perdere. Ovviamente non ho ricevuto risposta, ma questo è normale. Poi ho saputo che una persona che conoscevo aveva fondato una casa editrice, così gli ho proposto il mio romanzo. E’ stato esaminato dalla commissione dei soci fondatori e hanno deciso di pubblicarlo, chiedendomi però di riscrivere il finale, che non li aveva del tutto convinti. Così ho riscritto la conclusione e devo dire che la preferisco ora rispetto a prima.

Come definiresti il romanzo e in quale genere lo inquadri?

Direi che è un romanzo fantastico ma anche una sorta di fiaba moderna, però per adulti. Inizialmente assume un punto di vista da bambini, ma appositamente per sottolineare il divario generazionale e il fatto che gli adulti spesso hanno smesso di sognare e hanno accantonato la creatività

Incuriosiamo un po’ i lettori… ci racconti qualcosa della trama?

La storia è ambientata in una città immaginaria a sud-est dell’Inghilterra, Blackdale, che mi è stata suggerita dall’idea mentale di un posto grigio e nebbioso. La protagonista è una bambina, Nora, che vive circondata dall’individualismo e dalla chiusura di questa città, dove la nebbia è metafora proprio di questa chiusura. Un giorno Nora conosce un personaggio particolare: un troll che porta con sé dei doni. Questi oggetti permetteranno agli abitanti di Blackdale di ricordare l’infanzia perduta e di ritrovare la creatività, che caccerà via la nebbia dalle loro vite. Nel corso della storia poi si intrecciano le storie di altri personaggi del posto e ad un certo punto il romanzo diventa quasi corale. I temi principali sono l’infanzia, la maturità e la creatività, ma si presta a molte chiavi di lettura essendo una storia non surreale ma allegorica e abbastanza realistica.

Una curiosità: il faro del titolo cosa rappresenta?

Il faro è il simbolo della creatività che vedo come un modo di comunicare, quindi limitarla significa porre una barriera e non volersi aprire agli altri. Nel romanzo il faro è il luogo dove i bambini si trovano a suonare, disegnare, scrivere di nascosto dai genitori, che vorrebbero che i loro figli si dedicassero a lavori più remunerativi. Devo dire che questo mi è capitato di vederlo spesso, anche tra alcuni amici che magari non hanno seguito le proprie aspirazioni per assecondare le volontà dei genitori.

Indipendentemente dal riscontro del pubblico, a soli 25 anni e ancora studente hai pubblicato il tuo primo libro. Ti senti soddisfatto?

Sì, direi che è una soddisfazione e comunque è un’esperienza che arricchisce il mio curriculum e che mi sta permettendo di avere una consapevolezza come autore. Sto imparando ad esempio cosa significa il lavoro di promozione di un libro, anche attraverso i social network, che devo dire è abbastanza impegnativo.

Come sono stati i primi feedback da parte dei lettori

Finora chi l’ha letto mi ha dato dei feedback positivi e sono stato contento. L’hanno trovata una lettura profonda e ricca di spunti e in tanti sono rimasti commossi dal finale. Mi è stato detto che pur essendo un romanzo fantastico si tratta, in realtà, di una magia quasi realistica. In effetti, la vera magia sono i sogni e la creatività.

In futuro pensi e speri di proseguire con la scrittura? 

Sì assolutamente, anche perché per me la scrittura è un momento di relax, in cui mi isolo da tutto il resto. Per farlo però occorre tempo e non sempre ce n’è, adesso ad esempio i diversi impegni legati all’università, alla tesi, alla promozione del libro non mi permettono di scrivere molto.

Greta Maffei

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