I volti di Pass: dieci anni di storia
La rubrica dedicata al “dietro le quinte” del nostro giornale
Articolo comparso nella sezione “Ateneo” del n°48 di Pass Magazine
di Irene Ferraro
Pass compie 10 anni e dalla sua fondazione molto è cambiato. Nuovi direttori e membri della redazione si sono susseguiti anno dopo anno, provenienti da diversi dipartimenti dell’Univr. La grafica si è evoluta e il giornale ha imparato a seguire il progresso social e web della comunicazione. Lo scopo, però, rimane immutato: dar voce a chiunque voglia dare la propria opinione su temi di interesse studentesco, come si legge nel primo editoriale del 2007, riportato in ogni numero di Pass. Per capire meglio da dove nasce il giornale, questo mese due vecchi volti della redazione, Miriam Romano e Juliette Ferdinand, ci raccontano il loro percorso. Si tratta di due storie molto diverse, ma con almeno un punto d’incontro: voler dimostrare, attraverso la passione per il giornalismo studentesco, che l’esperienza universitaria può spingersi ben al di fuori di un’aula.
Presentati ai lettori di Pass e parlaci del tuo percorso in Univr.
Juliette: Mi chiamo Juliette Ferdinand, sono francese e ho vissuto vicino a Parigi. Qui mi sono laureata alla triennale in storia dell’arte alla Sorbonne. Ho fatto l’Erasmus a Venezia e poi ho deciso di iscrivermi alla magistrale a Verona, dopo aver incontrato un veronese in Erasmus a Parigi. Infine ho conseguito il Dottorato in cotutela Parigi-Verona.
Miriam: Dopo aver frequentato il liceo classico Maffei a Verona, mi sono iscritta alla facoltà di Giurisprudenza. La scelta del mio percorso universitario è stata molto combattuta: mi sarebbe piaciuto studiare altro, lettere o filosofia, ma la “ragione” ha prevalso sul “sentimento”. Ho avuto paura di intraprendere un percorso che non mi desse opportunità lavorative, erroneamente convinta che studiare legge fosse un porto sicuro per il futuro. Dall’altro lato ho sempre avuto un’immagine chiara in testa di quello che volevo fare nella vita: la giornalista, per scrivere di politica e attualità. E dunque optai per Giurisprudenza anche per questo motivo. Quale altra laurea ti dà un bagaglio così tecnico di competenze? Quanti giornalisti in Italia scrivono di leggi, decreti o direttive senza sapere bene di cosa stanno parlando?
Come sei venuta a conoscenza di Pass e cosa ti ha spinto a farne parte?
J: Con Damiano Fermo, oggi mio marito, Tommaso Boscaini e altri amici abbiamo deciso di creare questo giornale, perché ci sembrava che l’università non avesse nessuna identità, nessuna personalità, che fosse solo un luogo di passaggio. All’epoca era anche un modo per dare una voce contrastante a Student Office, il movimento legato a Comunione e Liberazione. Poi c’era la voglia di completare l’aspetto mediatico per gli studenti di giornalismo: c’era già la radio con Fuori Aula, mancava il cartaceo.
M: Durante l’università ho scritto per diverse riviste e giornali online, alcuni studenteschi. Ho conosciuto Pass in questo modo, grazie al passaparola. Sono entrata in contatto con Marta Poli, la direttrice di allora. Lei si era appena laureata e cercava nuove reclute. Da qualche mese non riusciva più a gestire il giornale al meglio e i collaboratori ormai non scrivevano più, perché la maggior parte aveva “preso il largo” fuori dal mondo universitario. Così, molto semplicemente, ho preso in mano le redini e sono diventata direttrice.
Qual è stato il tuo percorso e i tuoi ruolo all’interno di Pass?
J: Ho cominciato come membro della redazione. In particolare, scrivevo articoli di cultura. Poi sono diventata caporedattrice e lo sono stata per circa 3 anni.
M: Sono stata la direttrice di Pass e poi la proprietaria. Attualmente sono ancora proprietaria e quindi ho in parte la responsabilità legale del giornale.
Cosa ti ha lasciato questa esperienza? Sei ancora in contatto con altri membri del giornale?
J: Siamo ancora amici con diverse persone, quasi tutti quelli che sono rimasti a Verona. Mi è servito come esperienza “a tutto tondo”: mi sono cimentata nel dirigere una squadra, ho imparato qualcosa di grafica e ho dovuto gestire i vari aspetti di un giornale come questo.
M: Con alcuni collaboratori è nato un rapporto di amicizia che continua anche adesso. L’esperienza in Pass mi ha lasciato molto dal punto di vista umano. Ci ho messo l’anima, ho dedicato tantissimo tempo al progetto. La cosa più bella è stata vedere un gruppo piccolo di persone crescere di giorno in giorno.
Cosa ne pensi di come è diventato il giornale oggi?
J: Molto bene, direi. Mi sembra ovviamente più “moderno”. Fa piacere vedere che la grafica comunque è rimasta, così come l’impostazione generale: c’è una continuità insomma.
M: Nell’ultimo periodo non ho seguito molto l’evoluzione del giornale, quindi non sono aggiornata sulle ultimissime novità. In ogni caso, sicuramente rispetto al passato Pass si è voluto dal punto di vista dei social e di internet.
Cosa fai ora nella vita?
J: Insegno storia dell’arte e francese e mi occupo di visite culturali a mostre e musei.
M: Vivo a Milano da un anno e faccio quello che ho sempre voluto fare: la giornalista. Scrivo per il quotidiano Libero, dove mi occupo di cronaca di Milano nell’inserto locale, mentre sulle pagine del nazionale scrivo di cultura e attualità.