GILLES VILLENEUVE: QUANDO IL LIMITE NON ESISTE PIÙ
Nell’ultimo appuntamento del festival “Storie da ascoltare”, il protagonista è Gilles Villeneuve, pilota divenuto leggenda nel mondo della Formula Uno. Completa la serata il giornalista Mario Donnini.
Si è tenuta il 5 maggio l’ultima delle tre serate di “Storie da ascoltare”, il festival di podcast dal vivo, che ha presentato tre nuove produzioni della factory veronese “Storie avvolgibili”. “Gilles Villeneuve: oltre il limite” ci racconta la storia di una leggenda, fino agli ultimi istanti che hanno segnato per sempre il suo destino.
È la voce di Diego Alverà, scrittore e storyteller, a raccontare la storia del canadese volante. Se nel primo episodio ci viene dato un assaggio di ciò che Gilles rappresentava, con quel suo sfidare sempre il limite, il quinto ci fa rivivere quelle ultime due settimane che ne hanno segnato per sempre il destino. Diego Alverà ci riporta a quel sabato di Zolder del 1982, a pochi minuti dalla fine delle qualifiche della quinta gara stagionale, ma ancora prima a Imola, dove era nata per Gilles quella necessità di dimostrare il suo valore. «In Ferrari si devono cercare un nuovo pilota» aveva detto dopo quel secondo posto che non gli apparteneva, simbolo di un tradimento che non aveva previsto. Zolder avrebbe dovuto essere il suo riscatto.
Tra un episodio e l’altro però, impariamo qualcosa in più su chi è stato Gilles Villeneuve. «Perché siamo qui stasera a parlare ancora di Villeneuve?» è la domanda con cui ha inizio l’intervento di Mario Donnini, scrittore e giornalista di Autosprint, che non esita a rispondere ricordando un altro nome indimenticabile: Ayrton Senna. «Senna e Villeneuve non sono solo quello che hanno fatto, ma sono quello che ci piace immaginare avrebbero fatto se fossero stati vivi» ed è vero. Forse, se non ci avessero lasciato, non li avremmo portati con noi così a lungo, e Donnini ci mostra come, andandosene, siano diventati parte dei propri tifosi, di quelle persone che li fanno rivivere ogni giorno nei propri ricordi.
Donnini ci rammenta però, anche quello che Villeneuve era in vita. Bisogna tenere a mente che Gilles non era ricco, ma un uomo povero che è stato in grado di cogliere l’occasione di guidare la monoposto di Enzo Ferrari, pilota e fondatore della omonima casa automobilistica, che in lui aveva visto il potenziale del campione. «L’essenza di Villeneuve non è l’incidente, l’essenza di Villeneuve è il continuo superamento del limite, del quale l’incidente è soltanto il momento di caduta momentanea» e Enzo Ferrari l’aveva capito. Spesso ci si dimentica che per il pilota ogni millimetro può fare la differenza e che la velocità dipende anche da questo. Il limite per Villeneuve era qualcosa che doveva essere superato, ogni volta, fino alla fine. «Dava valore all’attimo, al rischio» aggiunge Diego Alverà, e lo faceva ricercando il pericolo.
In molti si chiedono ogni giorno se esistono oggi figure che ce lo ricordino. Il punto è che è impossibile, «Uno così non esiste, se esistesse non saremmo qui stasera a parlarne» , spiega Donnini e non si poteva riassumere meglio l’essenza di una leggenda come Villeneuve, se non così.