ESU VERONA: DALLO SPORT AL MONDO DEL LAVORO

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Lo sport non è solo per gli sportivi. Questo il messaggio lanciato ieri durante il secondo incontro di “Sport&Job”, organizzato da ESU Verona, tenutosi alle ore 18 presso il complesso di Corte Maddalene. «Lo scopo di queste iniziative», spiega Gabriele Verza, Direttore dell’ESU Verona, «è dimostrare come esperienze di formazione, scaturite in ambito sportivo, possano avere conseguenze ed implicazioni legate al mondo del lavoro, alla vita di tutti i giorni e alla vita degli studenti».

Sono seguiti gli interventi del Professor Enrico Cremonesi, Amministratore Unico Sporting Club Verona, e di Piero Rebaudengo, Amministratore Delegato Bluvolley Verona. Ha contribuito al dibattito anche il Prof. Schena, Presidente del Collegio didattico di Scienze Motorie, che ha sfatato la comune credenza secondo la quale l’ambito dello sport è legato esclusivamente all’attività sportiva, sottolineando, invece, come l’attività organizzativa, che sta alla base di un evento sportivo, stia acquistando sempre più importanza.

Su questo filone si è inserito l’intervento del Prof. Cremonesi che ha sostenuto come “lo sport sia azienda”. «Le figure professionali sono fondamentali. Gli ambiti professionali più richiesti sono quello commerciale e quello del marketing. L’aspetto della comunicazione è importantissima oggi. Sempre di più infatti è necessario intercettare le esigenze dei clienti. Quello su cui noi puntiamo non è solo vendere dei prodotti, ma delle emozioni».12804685_528211347340747_7641782457807485337_n

Piero Rebaudengo, partendo dalla sua personale esperienza alle Paralimpiadi di Torino del 2006, ha illustrato la complessità di un mondo, quello degli eventi sportivi, che richiede figure professionali sempre più specifiche: designer, creativi, persone che si occupano di pubblicità, responsabili commerciali, legali, esperti nel marketing e nella comunicazione, settore della biglietteria, competenze informatiche, esperti di economia, giornalisti e molte altre competenze che nascono strada facendo.

«Per realizzare il progetto Torino 2006, abbiamo voluto creare un movimento sportivo per persone disabili ad altissimo livello. Siamo partiti dal presupposto che non era un evento per persone disabili, ma per persone con diverse abilità. Oggi questo movimento è riconosciuto parte integrante del movimento olimpico. L’organizzazione di questo evento si è basata sulla massima disattenzione per la disabilità di queste persone e dalla massima attenzione della loro abilità. È stata sdoganata l’idea che si tratti di un’attività assistita. Abbiamo dovuto creare una proposta commerciale per attirare sponsor che finanziassero l’evento. È stato realizzato un piano di marketing, per studiare la percezione del pubblico dello sport fatto da persone con disabilità. La parola chiave per rendere accattivante la proposta era integrazione. Abbiamo puntato sulla volontà delle aziende di incrementare la loro percezione come attori socialmente responsabili. Il nostro punto di forza era che a differenza delle Olimpiadi, non avevamo la protezione del marchio. Così i vari sponsor hanno potuto esibire il proprio marchio».

Miriam Romano

Miriam Romano

Direttrice e proprietaria di Pass da settembre 2013. Prossima alla laurea in Giurisprudenza. In passato ha collaborato con alcune riviste locali e preso parte al progetto del giornale online "Il Referendum". Si interessa di attualità e politica.

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