Erasmus Experience | What’s Different?

Leeds at Night
Credits to: www.hotelmetleeds.co.uk
Tempo di lettura: 3 minuti

È il mio quarto giorno a Leeds. Sono seduta in una comodissima poltrona in pelle nera e al mio fianco ne ho un’altra, bordeaux e poco più piccola, e sto scrivendo su di un pezzo di carta in penna nera sopra un tavolino in legno chiaro quadrato che da seduta mi tocca le ginocchia, forse dimensione 50×50. E di questi tavolini, più grandi, più piccoli, rettangolari, rotondi, di legno scuro o marroncino in questa stanza sono pieni. 

Mi trovo nella “Unions” della Leeds University, una struttura che rappresenta i più dei 30.000 studenti della University of Leeds, struttura in cui vengono promosse opportunità di tutti i tipi per gli studenti, dagli aiuti su come muoversi entro l’organizzazione universitaria alle attività extra. In questa grande struttura ci sono caffetterie, bar, mense, club a cui potersi iscrivere e svolgere svariate attività dall’arrampicata ai corsi di cucina e cucito, dai corsi di danza del ventre alla danza hip-hop, facendo parte di un gruppo circondati da persone accomunate dalla stessa passione e interesse. 

Precisamente, ora, mentre scrivo, mi trovo in un’area di questa Unions in cui è possibile rilassarsi, parlare, studiare da soli o in compagnia, sorseggiare tea o caffè, in tutta spensieratezza e tranqullità e di fronte a me un disegno a nuvoletta sulla parete bianca che cito e dice: 

“SPACE TO THINK. Use this space to aid your study, work together and share ideas”.

Sento un ragazzo italiano che sta avendo una telefonata su Skype, probabilmente con una sua amica o compagna di corso e le sta chiedendo informazioni su degli esercizi di statistica. Un’altra ragazza inglese è seduta su uno di questi tavolini rotondi ed è al pc, ogni tanto chiama al telefono. L’atmosfera è molto stimolante.

Sono a Leeds in UK perchè sono venuta a trovare un’amica che si trova qui per motivi di studio; è una studentessa Erasmus ed entusiasmata mi ha raccontato la vita qui, come si svolgono le giornate tipiche di uno studente universitario inglese, mi ha parlato dell’organizzazione dell’Università e il modo in cui uno studente si senta qui valorizzato, apprezzato e seguito.

E.R.A.S.M.U.S è un acronimo che sta per European Region Action Scheme for the Mobility of University Students ed è un programma di mobilità studentesca creato dalla Commissione europea nel 1987. Ma il nome è stato scelto proprio in onore di quell’umanista, filosofo e teologo olandese del XV secolo, Erasmo da Rotterdam, il quale girò per tutta l’Europa del tempo per la sua smaniosa curiosità di conoscere le differenti culture dell’epoca. Andò a Parigi e Orleans,a Cambridge in Inghilterra, arrivò in Italia fra Roma, Torino e Venezia e proseguì a Lovanio in Belgio e a Basilea in Svizzera. Fu insomma il primo vero umanista Europeista e quella sua dedizione al viaggio, all’interesse per l’altro, per il “diverso”, e soprattutto l’interesse per lo studio approfondito e mai banale delle cose, lo spinsero da una parte all’altra dell’Europa e questa sua inclinazione è diventata oggi per noi luce e stimolo per avere la possibilità di fare lo stesso e aprire la nostra visione del mondo, con la positiva opportunità che è ai nostri tempi l’Erasmus. 

Opportunità per conoscere una nuova città straniera, mettersi in discussione con gli studenti locali e scoprire una nuova realtà universitaria, diversi modi di essere e vivere; più nel personale conoscere i propri limiti, le proprie debolezze e i punti di forza su cui lavorare per migliorarsi fintanto che saremo ancora studenti, opportunità per approfondire una lingua ed essere più flessibili all’internazionalità verso cui la nostra società si sta spingendo sempre più, opportunità per innamorarsi di quella diversità oppure (e perché no?) anche diventare consapevoli che quella realtà non ci ha attratto come pensavamo; sviluppare dunque una capacità critica. Insomma un tuffo nella conoscenza e nell’esperienza totale della novità per un bagaglio culturale pieno.

Diana Gualtiero

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