Elezioni politiche 2022: cos’hanno pensato i partiti per i giovani universitari?
Le elezioni politiche che spalancano le porte della IXX Legislatura si sono concluse quasi un mese fa. È il momento di lasciarsi alle spalle numeri, statistiche, ipotesi riguardanti l’esito delle votazioni. Ora dobbiamo rivolgere il nostro sguardo verso il futuro, e capire cosa aspetta gli studenti delle università italiane.
Come di consueto, all’alba di un’elezione politica ci troviamo sommersi dai programmi che i partiti, da soli o come coalizione, promettono di portare avanti nel caso della loro vittoria. Sono le promesse che fanno agli italiani. Il programma elettorale è un’opportunità imprescindibile per poter sfoggiare l’arte demagogica dei leader di partito. Siamo sicuri però che quello che promettono poi venga effettivamente messo in pratica? Per rispondere a questo quesito dovremo aspettare cinque anni; quello che possiamo invece fare adesso è vedere cosa effettivamente ci è stato promesso.
Come c’è stato modo di vedere, i maggiori partiti di centrodestra si sono presentati come coalizione. Questo significa che le trame dei programmi politici dei singoli partiti hanno dovuto in qualche modo intrecciarsi. Troveremo, quindi, proposte comuni e proposte presentate singolarmente. Il testo “PER L’ITALIA Accordo quadri di programma per un Governo di centrodestra” ci dà l’opportunità di capire quali sono le idee portate avanti dalla coalizione vincitrice.
Dal punto di vista degli investimenti, il programma è piuttosto scarno. Include infatti solo un paio di punti relativi al miglioramento delle infrastrutture universitarie già esistenti.
È decisamente più densa la parte relativa agli studenti in prima persona. La coalizione propone (e promette) più meritocrazia all’interno del percorso didattico. Questo passa tramite iniziative che cercano di colmare la disparità economica derivante dalla situazione dei singoli allievi. Chiede quindi l’implementazione del sistema universitario con ulteriori strumenti utili all’individuazione di soggetti meritevoli e incapienti. Legato a ciò si intende migliorare l’istituto del cosiddetto prestito d’onore, quel contributo economico dedicato a giovani che intendano intraprendere un percorso universitario o avviare un’attività imprenditoriale o commerciale. Diventando quindi non solo utile a coloro che decidano di proseguire gli studi ma anche di sostengo all’imprenditoria giovanile.
Quest’ultimo tema, quello legato al lavoro, viene invece inserito nel programma solo incidentalmente, proponendo l’introduzione di esperienze formative all’estero per i diplomati, iscritti all’università e non, e laureati.
Una cosa che però non è stata tralasciata è il fortissimo interesse dei partiti di coalizione verso lo sport e coloro che lo praticano. Si intende, infatti, introdurre borse di studio per meriti sportivi e migliorare le strutture dedicate all’attività fisica delle università ed implementare il loro utilizzo all’interno della vita studentesca.
Ultimi punti trattati, ma non per importanza, sono l’incentivo all’iscrizione a corsi universitari del campo STEM, vista l’importanza che stanno acquisendo queste materie con il passare del tempo e l’abbreviazione del percorso degli studi superiori secondari a quattro anni per anticipare l’ingresso dei ragazzi nelle università già all’età di 18 anni.
Un programma decisamente variegato ma non per questo completo, basti pensare alle carenze in tema di ricerca. Però sicuramente che mira all’aumento della popolazione universitaria.
Questa decisione è figlia di una veloce analisi dei dati che ci pervengono dagli enti statistici: uno studio di Eurostat ha dimostrato che in Italia solo il 28% della popolazione ha completato un percorso di istruzione terziario, ponendola al penultimo posto in Europa.
Insomma le prerogative per aiutare il mondo dell’università ci sono, ora non resta altro che aspettare e vedere effettivamente se tutto questo è un vero investimento sul futuro del Paese o se è solo la buona e vecchia demagogia politica.
Articolo di Francesco Donà Piubelli