Due parole con i Pinguini Tattici Nucleari
Abbiamo intercettato la band bergamasca al Sound Vito di Legnago
Belli gli appunti scritti a mano! Vecchia scuola!
Sono le prime parole che mi rivolge Elio Biffi, il tastierista dei Pinguini Tattici Nucleari. Prima di iniziare l’intervista è colpito dai foglietti scritti a penna ed estratti con poca grazia da una tasca sudata dei miei shorts. Siamo a San Vito di Legnago, nelle basse della provincia di Verona, con la band bergamasca pronta a salire sul palco per chiudere il main stage nella terza e ultima giornata dell’edizione 2018 del festival Sound Vito.
I Pinguini Tattici Nucleari (il nome del gruppo deriva da una birra, ora fuori produzione, la Tactical Nuclear Penguin) hanno all’attivo tre dischi: Il re è nudo (2014), Diamo un calcio all’aldilà (2015) e Gioventù brucata (2017). Per i giochi di parole e l’ironia onnipresenti nei loro testi, oltre che per la qualità degli arrangiamenti, sono spesso stati additati come eredi di Elio e le storie tese. Parlano con disinvoltura di Pokémon (in Sudowoodo e in Tetris), come di storie d’amore ambientate su un barcone (in Bagatelle). Si possono considerare “indie”, ma musicalmente sanno spaziare dal rock duro e puro alle ninne nanne. Sfuggono, però, agli incasellamenti. Le risposte, come i loro testi, oscillano fra l’ironia e uno sguardo critico sulla società.
Se doveste presentarvi a qualcuno che non vi conosce, cosa gli direste per convincerlo ad ascoltare la vostra musica?
Riccardo Zanotti: Siamo un insieme di baldi giovani tracotanti, pieni di voglia di vivere e relativamente calvi. Elio tu che dici?
Elio Biffi: A volte anche sovrappeso. Diciamo che rappresentiamo le minoranze che in genere vengono discriminate. Tipo i pelati, i grassi, quelli con difetti di pronuncia (non velati riferimenti rispettivamente a chitarrista, tastierista e cantante, ndr).
Visto che l’intervista è per un magazine universitario… Che rapporto avete con l’università?
Molti di noi sono laureati, qualcuno sta finendo. Lingue, musica, scienze dell’educazione…
Simone Pagani: Eh lo so, scusatemi. Per Scienze dell’educazione.
In una canzone dite «La paura ti definisce, le aspirazioni no». La nostra è una generazione di paurosi o di sognatori?
Riccardo Zanotti: Siamo una generazione di sconvolti, senza più sogni né eroi.
È una citazione che non ho colto?
Riccardo Zanotti: Sì, è una citazione.
Ok, andrò a cercarla!
(Zanotti sogghigna sotto i baffi. La citazione poi l’ho trovata, ma non ho avuto la prontezza di ribattere con una citazione loro: «Vorrei vedere più gente al concerto di Vasco Brondi / E magari qualcuno di meno al concerto di Vasco Rossi», ndr).
L’ultimo disco e la relativa title track si chiamano Gioventù brucata. Cos’è questa “gioventù brucata”?
Elio Biffi: Tutti noi. Perché tutti siamo stati pecore qualche volta.
Lorenzo Pasini: Siamo noi che ci crogioliamo nell’incertezza più totale di tutti i giorni.
Riccardo Zanotti: Il nostro è un mondo di pecore nere.
Nelle vostre canzoni ci sono molti riferimenti culturali, anche di cultura cosiddetta “alta”. Su Pass abbiamo una sezione “Cultura” dove mettiamo un po’ di tutto, dalle recensioni di film alle presentazioni di libri, da spettacoli teatrali a eventi di vario genere. Cos’è, per voi, cultura? I P.T.N. fanno cultura?
Riccardo Zanotti: La nostra musica ogni tanto è cultura, ma generalmente è un invito a non prendersi sul serio.
Elio Biffi: Cultura è tramandare le cose divertenti che quelli del passato hanno fatto e detto, quindi anche trasportarle in un prodotto e in un contesto diverso da quello in cui sono nate. È bello raccontare la storia di un astronomo del Settecento a persone che mai hanno sentito parlare di astronomia o di Settecento… Come noi, tra l’altro. (La canzone è Le Gentil e l’astronomo è Guillaume Le Gentil, ndr). E poi serve anche per darci un tono. Così se andiamo alle cene con le persone serie, possiamo dire «Guarda che siamo anche seri, eh!».
In molti pezzi si trovano elementi di “meta-canzone”, dove esplicitate l’inizio del ritornello oppure parlate di “terze calanti” e ritmi dispari…
Lorenzo Pasini: Beh, diciamo che se alla fine di Gigi cinque ottavi non avessimo detto che c’era un tempo in diciassette sedicesimi, forse nessuno si sarebbe fatto grandissime domande, ecco.
Forse c’è bisogno di spiegare meglio quello che si fa, in un’epoca in cui – specialmente sui social – i confini fra serietà e ironia sono sempre meno marcati e non si distingue più il vero dalla finzione?
Elio Biffi: Mah, diciamo che non si è mai capito cosa sia vero e cosa sia finto. Non sono i social che ci hanno creato i dubbi, c’erano anche prima. Spiegare le cose, ogni tanto, fa bene. Se invece mi avessi chiesto «Vi chiedono spesso di spiegare le cose strane nelle vostre canzoni?», la risposta sarebbe stata «No!».
Quindi siete già abbastanza chiari!
Elio Biffi: Sì, forse è per quello.
Abbiamo inserito i brani dei Pinguini Tattici Nucleari citati nell’intervista (più altri) nella playlist Spotify “PASS MAGAZINE – la playlist degli studenti Univr“. Si tratta di una playlist partecipativa, aggiungete le vostre canzoni preferite!