Dieci consigli per informarsi sul web
Elicotteri disinfettanti, guerre batteriologiche e ciondoli antivirus, sembra proprio che la capacità proliferativa delle fake news durante la pandemia Covid-19 sia elevata almeno quanto quella del virus.
Divulgate sul web senza verificarne la veridicità, da queste notizie nasce disinformazione, da cui panico e teorie complottiste, con risultati ben visibili sulle piazze. Non c’è limite a ciò che entra in rete e ci vuole poco per i non addetti ai lavori a finire per pigliare i pesci sbagliati.
Non serve un manuale per informarsi su internet, sono necessarie però alcune accortezze. Ecco quindi 10 buoni accorgimenti da tenere nell’infilarsi nel labirinto delle webnews:
- Prendiamoci del tempo. Aprire il browser, cliccare sul primo risultato e dare una letta alle parole in grassetto è proprio la retta via per una buona misinformazione. Informarsi in modo adeguato necessita tempo e attenzione.
- Per quanto possibile, mettiamo da parte i pregiudizi. È consolidata in letteratura scientifica la tendenza a porre maggiore attenzione, e quindi credibilità, ai contenuti che confermano le nostre idee e a rigettare quelli che le contraddicono – fenomeno cognitivo definito cognitive bias. Siamo cioè meno “disposti” ad accettare informazioni contrarie alle nostre credenze, e come conseguenza assimiliamo le notizie in modo parziale o erroneo. I social media sfruttano abilmente questo processo tramite algoritmi che portano alla creazione di “bolle” di persone che condividono informazioni, rinforzando a vicenda le proprie convinzioni.
- Consultiamo diverse fonti. Può suonare banale, ma è un fatto statistico a cui spesso diamo poca rilevanza, limitandoci a consultare il nostro sito web o giornale preferito o il nostro esperto del settore prediletto. Maggiore è il numero di fonti che riportano una notizia o supportano un’ipotesi, maggiore è la probabilità che questa sia fondata e attendibile.
Ok, ma quindi, quali fonti? - Idealmente, consultiamo articoli scientifici: sono la migliore fonte di informazione nel web, basati su dati precisi ed accurati, metodi sperimentali e statistici rigorosi, replicabili e riproducibili, sottoposti a stringenti peer review da parte di esperti del settore e quindi eventualmente approvati. È vero, non tutti gli articoli sono accessibili, gratuiti ed eccellenti. Tuttavia, università, biblioteche e alcune aziende pagano un abbonamento alle riviste scientifiche, che possono quindi essere consultate gratuitamente dagli utenti registrati. In termini di qualità e quantità di risultati non c’è paragone: il valore scientifico delle informazioni è quasi sempre garantito. La ricerca degli articoli tramite database bibliografici come Google Scholar, PubMed, Web of Science, può essere poco immediata e in certi casi addirittura tortuosa. Non facciamoci spaventare, il web è impregnato di guide ben fatte e periodicamente anche università e biblioteche organizzano brevi corsi introduttivi all’uso dei database.
- Se però siamo troppo intimoriti dal linguaggio tecnico e occulto dei paper scientifici, almeno evitiamo i siti web commerciali, basati su sponsor interessati a venderci qualcosa, piuttosto che educarci. Ottimi i portali online di università europee e americane, dove si possono trovare news aggiornate, basate sempre su ricerche scientifiche ma di comprensione molto più immediata rispetto ai papers accademici. E ancora, siti istituzionali e organizzazioni, tra i quali Ministero della salute, AIFA e Istituto superiore di Sanità per l’ambito medico e farmacologico, Commissione Europea, The Lancet, Medical Facts, World Health Organization, BBC, National Geographic e via dicendo.
PS: Social come Facebook e Youtube sono siti commerciali: fanno soldi sul nostro tempo e attenzione. Se proprio non possiamo farne a meno, usiamo questi social per seguire le pagine dei siti sopra citati. - Cerchiamo informazioni recenti e aggiornate. Alcuni siti ripropongono notizie vecchie ormai smentite come attuali. Controlliamo sempre la data di pubblicazione dell’articolo. Nel caso della pandemia Covid-19, i dati sono aggiornati con una frequenza tale che articoli di un mese fa sono già da considerare potenzialmente datati.
- In blog, post o altri articoli divulgativi, controlliamo le referenze: ogni informazione, dato e citazione che sia scientificamente provata è sempre basata su ricerche e studi riportati di solito in fondo alla pagina. Se non è chiaro da dove è stata originata la notizia, se gli autori sono anonimi o sotto pseudonimi – per esempio, “Fonte: un amico di mestiere” (un esempio qui), meglio lasciar perdere.
- Facciamo caso al linguaggio usato: la buona scienza è sempre falsificabile e termini tendenzialmente assolutistici come “è stato dimostrato”, “è certo” non fanno parte del linguaggio scientifico. In un articolo fatto come si deve troveremo invece molti più “i dati suggeriscono che” o “sembra che si possa dedurre”. Non ci daranno forse le risposte certe e immediate che cerchiamo, ma sono più trasparenti e veritieri: l’incertezza è un elemento intrinseco della scienza, tutto è vero finché non viene smentito.
- Se otteniamo l’informazione da un singolo divulgatore, controlliamo che titoli professionali siano ufficialmente riconosciuti, sempre assumendo che siano indicati.
- Se rimaniamo confusi anche dopo varie ricerche, affidiamoci a professionisti, contattandoli direttamente per ottenere chiarificazioni. Per esempio, su sciencepond di Twitter è possibile seguire e scrivere ai singoli scienziati o tecnici del settore.
Il tutto ovviamente condito da buone dosi di buon senso e spirito critico, per i quali non servono né lauree, né dottorati scientifici.