“Dickens: l’uomo che inventò il Natale”
Il “Canto di Natale” è forse una delle storie più famose del periodo natalizio. Ma come è nato? Questo mese ve lo riveliamo noi con il terzo appuntamento della rubrica culturale consigliandovi “Dickens – L’uomo che inventò il Natale”.
Chi non ha mai sentito parlare del famoso racconto Canto di Natale firmato Charles Dickens? La storia la conosciamo tutti: Ebenezer Scrooge è un vecchio avido e scontroso che pensa solo a se stesso. Per lui il Natale non è altro che una giornata intera di lavoro sprecata in inutili feste e banchetti costosi: niente lavoro significa niente denaro. Tutto cambia però dopo la visita dei tre Spiriti del Natale passato, presente e futuro che mano a mano lo illuminano sulla sua cattiva condotta.
Di questo racconto sono state create diverse trasposizioni cinematografiche, talvolta anche in chiave moderna, ma mai si era visto un film che spiegasse come è nata la storia che ancora oggi incanta e infonde speranza. Come accade spesso c’è sempre un po’ dell’autore all’interno di un libro. Anche in questo caso dunque la trama del Canto di Natale nasce non solo dall’immaginazione di Charles Dickens, ma pure dal suo vissuto passato e presente.
Il film Dickens – L’uomo che inventò il natale del 2017 è ambientato nel 1843 in una Inghilterra segnata dalla povertà e dallo sfruttamento minorile. Dickens usa la sua penna per denunciare l’indifferenza dei ricchi nei confronti dei più bisognosi. Lui stesso sta vivendo un periodo finanziariamente ed emotivamente difficile per le critiche ricevute dopo la pubblicazione dei suoi ultimi tre libri e questo gli provoca il classico “blocco dello scrittore“. Charles ha una famiglia sempre più numerosa, conosce il peso dei debiti a causa di suo padre che, durante la sua infanzia, venne arrestato, costringendolo ancora troppo giovane ad accettare un lavoro di sfruttamento in una fabbrica per riuscire a sopravvivere. Per Charles quello resta un trauma pesante che a stento, nonostante gli anni trascorsi, riesce a nascondere dinanzi la presenza dei genitori in visita a casa sua. Il desiderio di non far vivere alla sua famiglia le dure condizioni della miseria e la volontà di ritornare a scrivere libri che possano piacere al pubblico riscattandosi finalmente dall’immagine di scrittore fallito, sono la scintilla che gli dà la carica per iniziare un nuovo progetto letterario e autopubblicarlo.
Decide quindi di lasciarsi coinvolgere dalla vita londinese, attingendo da chi incontra per strada un po’ di idee e sperando così di ritrovare finalmente la giusta ispirazione per iniziare il suo libro. Un giorno assiste al triste funerale di un uomo ricco sepolto senza la presenza di un parente o amico. Questo fatto colpisce molto lo scrittore che, immaginando la storia di quell’uomo, inizia a dar vita a quello che sarà uno dei suoi personaggi più famosi: Ebenezer Scrooge. Il confine tra fantasia e realtà inizia però ad assottigliarsi sempre di più per Charles, e questo fa si che quel vecchio scontroso nato dalla sua penna, si manifesti a lui in numerose visioni durante le quali i due conversano come amici di lunga data. Dickens nel tempo si tramuta in una sorta di signor Scrooge mettendo il suo lavoro al primo posto, quasi ossessionato dal suo stesso racconto, e allontanandosi poco alla volta dagli affetti più cari.
Per chi ha già letto il Canto di Natale, sono molte le similitudini che potrà riconoscere guardando questo film. Difatti è molto interessante vedere come il racconto di Dickens sia strettamente collegato alla vita personale dell’autore. Il tema della redenzione che viene affrontato nella trama del libro viene ripreso anche nel film biografico associando – anche se per ragioni diverse – l’ossessione di Dickens con quella del signor Scrooge. Il perdono, spesso difficile da concedere, è inoltre un elemento chiave tanto nel Canto di Natale quanto nella vita dello scrittore, che dovrà fare i conti con il suo passato e sé stesso.
Con questo film il regista non solo mostra allo spettatore una parte della vita di Charles Dickens, ma cerca anche di fare riflettere sugli sbagli dell’uomo e i valori che contano davvero, proprio come accade leggendo il Canto di Natale e gli altri romanzi dello scrittore. Un passaggio del libro dice che “la via che gli uomini scelgono presagisce una fine sicura se essi vi perseverano. Ma, modificando quella via, anche la fine deve cambiare“. Questo ci ricorda che, come accade per Dickens e Scrooge, non è mai troppo tardi per migliore noi stessi, perdonare ed essere più buoni. Soprattutto a Natale.