“Cosa sta accadendo in Ucraina?”: l’incontro Zoom per capire la guerra
Lo scorso venerdì sulla piattaforma Zoom si è svolto un incontro dal titolo “Cosa sta accadendo in Ucraina?” organizzato da Eimì, il collettivo LGBTQIA+ dell’Università di Verona e tenuto dal Professor Bernardini, docente di storia contemporanea del dipartimento Culture e Civiltà.
«Si dice che in guerra, la prima vittima sia la verità, ma io non sono d’accordo». Queste sono state le parole con cui il professor Giovanni Bernardini ha esordino lo scorso venerdì, rivolgendosi ai numerosi partecipanti dell’incontro Zoom “Cosa sta accadendo in Ucraina?”. L’evento, organizzato dal collettivo LGBTQIA+ Eimì, si poneva l’obiettivo di far chiarezza sull’informazione che in questo momento viene fatta sul conflitto tra Russia e Ucraina. Nel corso dell’incontro Bernardini ha cercato di sintetizzare le fasi storiche che hanno portato alla situazione odierna tra le due nazioni.
«Per capire il presente serve infatti uno sguardo al passato, senza parlare di colpe, ma sottolineando le responsabilità», continua il professore. Il rimando al passato comincia parlando del luogo in cui è avvenuto uno dei primi incontri tra le delegazioni russe e ucraine, dall’inizio della guerra del 24 febbraio, ovvero Brest-Litovsk, in Bielorussia. Proprio lì, dopo la Prima Guerra Mondiale, esattamente lo stesso giorno, il 3 marzo 1918, è stata firmata la pace tra le potenze centrali e la Russia, la quale avrebbe perso circa un quarto dei sui territori. Questo fa riflettere sulla visione di Putin , ancora legata all’idea metastorica dell’impero russo, dove ucraini e russi hanno lo stesso sangue e sono un unico popolo. Proprio con questa motivazione è stata di fatto giustificata l’invasione dell’Ucraina.
Il professor Bernardini ha spiegato brevemente come l’indipendenza ucraina sia travagliata ormai da molti decenni. Durante la Guerra Fredda, ad esempio, nonostante il crollo dell’Unione Sovietica nel 1991 e la conseguente indipendenza dell’Ucraina, la stessa classe dirigente al governo non percepiva ancora la differenza tra ucraini e russi e li considerava un unico popolo. Nel 2004 le elezioni presidenziali in Ucraina hanno confermato come il Paese fosse ancora idealmente spaccato in due: l’occidente si presentava più multiculturale e vicino all’Unione Europa, mentre l’oriente era più legato alla Russia.
L’attuale presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, ha avuto il merito, dopo 15 anni, di aver riunito le popolazioni e creato per la prima volta un senso di appartenenza comune. I suoi obiettivi di trovare una soluzione alla crisi russo-ucraina, cominciata nel 2014, cercando di sfruttare le sue doti di comunicatore per trattare con il presidente russo, di fatto si sono arrestate nel momento in cui Zelensky ha proposto di fare entrare l’Ucraina nella NATO. Infatti, nonostante la NATO sia un’organizzazione internazionale nata per collaborare fra Stati nel settore della difesa, fu comunque istituita con lo scopo «di tenere dentro gli americani, fuori i russi e sotto i tedeschi», affermazione attribuita a Lord Ismay, primo Segretario generale della NATO. Per 50 anni i russi hanno quindi visto la NATO come un pericolo.
Il professor Bernardini durante l’incontro ha voluto evidenziare come l’Occidente abbia perso l’occasione di portare la democrazia in Russia. Nel primo decennio degli anni Duemila e successivamente con l’attacco alle Torri Gemelle, l’Occidente ha dato poca importanza ai rapporti con l’Oriente, e Putin è riuscito a prendere la Crimea e la Cecenia. La Russia negli ultimi anni ha visto inoltre la NATO espandere i propri confini e avvicinarsi pericolosamente al territorio russo.
Come sarebbe la situazione odierna se l’Occidente avesse sviluppato e mantenuto i rapporti con la Russia? Quali sono le prospettive dello scontro tra Russia e Ucraina? Se, come molti esperti affermano, l’unico modo per fermare il conflitto è offrire a Putin una via d’uscita dignitosa, quale può essere? Le domande suscitate dall’incontro sono molteplici e le informazioni sulla guerra sono in continuo mutamento. Nascono nuovi scenari e dubbi.
«Avevamo bisogno di prenderci del tempo per parlarne, di fermarci per un momento e condividere la tragicità di quanto sta accadendo», dice a Pass Rosa di Cagno, fondatrice di Eimì, il collettivo studentesco nato un anno fa con lo scopo di realizzare uno spazio dialogico in cui chi frequenta l’ Ateneo di Verona possa confrontarsi, scambiarsi idee e conoscenze riguardo l’universo LGBTQIA+. «A ciò si unisce una campagna di informazione attraverso i social», aggiunge Rosa, «per dare risposte e spunti di riflessione a chi desideri seguirci. L’evento è stato molto apprezzato non solo da noi del team, ma anche delle persone esterne che si sono unite a noi per seguire la conferenza. Appena sarà possibile replicheremo la serata per aggiornarci sugli ultimi avvenimenti del conflitto in Ucraina».