Come aiutare la comunità scientifica ucraina? Ecco le prime iniziative dell’Università di Verona
L’Ateneo di Verona risponde all’invito alla solidarietà della ministra dell’Università e della Ricerca, Maria Cristina Messa, promuovendo due bandi che hanno l’obiettivo di accogliere ricercatori e ricercatrici provenienti dall’Ucraina e da Paesi a rischio. Noi di Pass abbiamo parlato con Emanuela Gamberoni, professoressa che presiede la commissione per la Cooperazione allo Sviluppo Internazionale, uno degli organi dell’Università che più ha lavorato per concretizzare queste iniziative.
Ci è stato spiegato come una delle linee chiave delineate dal Piano Strategico di ateneo sia proprio quella dell’accoglienza, che comprende al suo interno la dimensione della cooperazione. La commissione per la Cooperazione allo Sviluppo Internazionale ha lo scopo di ampliare l’idea di dialogo e collaborazione internazionale a livello informativo, culturale ma anche e soprattutto a livello di azioni specifiche. A tal fine c’è stata una grossa operazione di adesione a reti nazionali e internazionali, come il Coordinamento Universitario per la Cooperazione allo Sviluppo (CUCS), il Manifesto dell’Università Inclusiva (MUI-UNHCR), la Rete delle Università italiane per la Pace (RUniPace) e Scholars at Risk Italia (SAR Italia). Sono realtà che hanno tutte una loro mission specifica, ma sono accumunate dalla volontà di occuparsi di relazioni internazionali e di sostenere valori che nell’insieme possano nutrire una cultura della cooperazione.
Sempre in quest’ottica, l’ateneo ha presentato il bando U.A.Re. @Univr (Ukrainian academics and researchers at the university of Verona), frutto dell’azione congiunta tra la commissione per la Cooperazione allo Sviluppo Internazionale e il delegato del rettore all’Internazionalizzazione, il professore Felice Gambin. Nello specifico, il bando prevede lo stanziamento di quarantamila euro che servono a finanziare due posizioni di visiting professor e visiting researcher. Docenti, ricercatrici e ricercatori ucraini in regime di protezione temporanea potranno quindi essere ospitati per dodici mesi all’interno dell’Università di Verona, dove avranno modo di svolgere le proprie attività di ricerca e/o didattica.
Le candidature sono visionate ed eventualmente validate dalla commissione insieme al delegato all’Internazionalizzazione Gambin, dopo aver superato il controllo iniziale della documentazione da parte degli uffici competenti. «Siamo già stati contattati da qualcuno, – ha raccontato Emanuela Gamberoni – è una cosa che avviene giorno per giorno. Al momento stiamo analizzando una candidatura, altre sappiamo essere in arrivo».
La seconda iniziativa lanciata dall’Ateneo, sempre nell’ambito delle azioni promosse dalla Cooperazione allo Sviluppo Internazionale, è una posizione di dodici mesi per un assegno di ricerca da destinare ad una studiosa o ad uno studioso “a rischio” , ovvero a tutti coloro che hanno ricevuto il riconoscimento dello status di studiosa/o “a rischio” da parte di organizzazioni internazionali come SAR, Scholar Rescue Fund (SRF) o Council for At Risk Academics (CARA) o titolari di protezione internazionale o, ancora, status di rifugiata/o o richiedenti asilo in Italia. È, infatti, un bando che Univr promuove quale componente della rete italiana Scholars at Risk, che si occupa di favorire la libertà accademica e tutelare studiosi e studiose in pericolo di vita o il cui lavoro è severamente compromesso nei loro paesi.
«È la prima volta che il nostro Ateneo propone bandi di questo tipo. – ha spiegato la professoressa Gamberoni – È stato un lavoro certosino e quotidiano durato quasi un anno, reso possibile dalla preziosa collaborazione degli Uffici, dalla referente d’ateneo della rete SAR Italia, la dottoressa Isolde Quadranti, dai contatti con SAR Italia e dal confronto continuo con colleghe e colleghi della rete SAR che hanno già fatto esperienze simili negli anni precedenti. Sono bandi particolarmente delicati anche perché si deve considerare le normative vigenti a livello internazionale e nazionale e la posizione di particolare vulnerabilità dei destinatari».
Conclude Gamberoni: «Tutte queste azioni che la commissione intraprende sono guidate da una forte motivazione a dare concretezza agli obiettivi di accoglienza che l’Università si propone. In questo caso si tratta di accogliere colleghi e colleghe che sono in una situazione critica ma, allo stesso tempo, è un’opportunità di lavoro e di collaborazione scientifica che ci consente di sviluppare ulteriori relazioni e di porci su un piano internazionale con diverse realtà. L’intento della commissione e dell’ateneo è sicuramente quello di sostenere questo tipo di azioni e proseguire con altre idee che nel frattempo avranno modo di emergere».
Il senato accademico dell’Università ha infine stabilito di azzerare le tasse d’iscrizione per le studentesse e gli studenti provenienti dall’Ucraina, in fuga dalla guerra. C’è anche l’intenzione, per il prossimo anno, di aiutarli a trovare una soluzione logistica, in collaborazione con l’Ente regionale per il diritto allo studio, l’Esu, e compatibilmente con i posti a disposizione nelle residenze universitarie.