Brexit, Erasmus a rischio. L’opinione dei Giovani Federalisti di Verona

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Sì, sarà ricordato come un giorno storico il 23 giugno 2016. Svegliarsi la mattina del giorno dopo e considerare con i propri amici che, per il viaggio che abbiamo in mente di fare a Londra, forse servirà il passaporto ci avrà destato stupore, incredulità.

Gianluca Bonato, GFE

Gianluca Bonato, GFE

E la stessa cosa sarà successa ai nostri coetanei britannici, anche loro in trepida preparazione per gli esami, pensando al viaggio che hanno in mente di fare nei prossimi mesi a Verona, Parigi, Madrid o Vienna (o – peggio – pensando a un Erasmus che rischiano di non fare più). Alcuni di noi conosceranno anche qualcuno di questi ragazze e ragazzi. Magari ieri non sono nemmeno andati a votare, perché oggi c’era un esame importante e bisognava sfruttare ogni minuto per lo studio. E magari stamattina se ne sono pentiti, pensando al passaporto o all’Erasmus sfumato e dimenticando in un istante le pagine di libro.
Eppure loro erano e sono favorevoli a rimanerci, nell’Unione europea. Il 73% dei giovani fra i 18 e i 24 anni ha votato per il Remain, ma il 64% degli over 65 ha deciso che la Brexit sarà lo storico fardello che toccherà a coloro che per più anni dovranno sopportarlo.
È anche una questione generazionale, quindi, questo referendum. Chi, come noi, ha conosciuto da vicino l’Erasmus, non ha mai mostrato il passaporto per viaggiare in Europa e non sa cosa sia la guerra in Europa, non riesce a capire i propri genitori o nonni, che invece assurdamente rimpiangono i tempi in cui in strada si vedevano solo persone con la pelle bianca, viaggiare in Europa voleva dire districarsi fra mille controlli alle dogane e cambi di moneta e l’Erasmus non c’era, spesso mentre anche non si aveva i soldi per permettersi l’università.
Ma il progetto dell’Europa unita non finisce certo qui. È evidente che l’Unione europea non funziona (non per niente ha convinto i cittadini di un Paese ad abbandonarla), e altrettanto evidente è che ogni Stato da solo, Italia, Regno unito, Germania che sia, non può rispondere ai problemi globali di oggi, crisi economica, migratoria, ambientale, minaccia terroristica eccetera. Bisogna quindi cambiare l’Unione europeagfe; riempire il deficit di democrazia che ha e costruire gli Stati uniti d’Europa: un modello federale, dove esiste un governo europeo, eletto democraticamente, con poche competenze, e gli Stati nazionali al livello inferiore. Non sarebbe altro che tornare all’idea che avevano in mente i Padri fondatori dell’Europa, Altiero Spinelli, Robert Schuman, Konrad Adenauer, Alcide De Gasperi. Quell’idea per cui anche qui in università a Verona i Giovani federalisti europei si battono.
Non farlo perché ci sono gli esami e bisogna studiare e non c’è tempo per pensare a queste cose, o perché la politica in assoluto fa schifo, rischia di essere un errore fatale. Alle volte pensare al proprio futuro è più importante che pensare a un esame. Alcuni nostri coetanei di Oltremanica se ne sono già pentiti. Ci servirà ora da lezione questo referendum?

Gianluca Bonato

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